“La casa della cosca Pesce, nella bella zona archeologica di Rosarno, è stata demolita. Questa non è la solita notizia che riguarda le case abusive costruite dai boss nel silenzio di tanti. È, invece, non solo simbolicamente, la sconfitta più evidente di un clan di mafia fra i più sanguinari e potenti della Calabria”. Così in una nota Michele Gravano, segretario generale Cgil Calabria, e Nino Costantino, segretario generale Cgil Gioia Tauro.

“Questa demolizione - affermano - ci fa pensare che il sacrificio di Giuseppe Valarioti e delle altre vittime della ndrangheta non sia stato vano. È la vittoria, dunque, dello Stato democratico, di quella parte larga della società che non ha più paura, delle giovani generazioni che rappresentano qualcosa di più della speranza, di sindaci coraggiosi come Giuseppe Lavorato che, da primo cittadino di Rosarno, la acquisì al patrimonio del Comune per toglierla alla disponibilità della cosca”.

“È la vittoria di quella imprenditoria sana - proseguono Gravano e Costantino - che anche in Calabria finalmente alza la testa, si ribella alle imposizioni della ndrangheta, collabora con la giustizia e, come nel caso dell'imprenditore Saffioti, mette le proprie ruspe a disposizione della battaglia contro la mafia”.

La demolizione della casa dei Pesce è questo. Ma ci parla anche di altro. “Ci dice che la battaglia alla ndrangheta - concludono - va rafforzata, che vanno dati più mezzi e risorse alla magistratura e alle forze dell'ordine; che vanno incoraggiati e premiati, non i parolai e i demagoghi, ma quei sindaci che concretamente, essendo i più esposti, si battono contro la mafia; che vanno valorizzate le forze economiche e del lavoro che non cedono ai ricatti ed ai soprusi. La strada da percorrere è ancora lunga. Ma la percorreremo senza vedere più la casa dei Pesce, simbolo dell'arroganza, della prepotenza e della violenza”.