Attività della Commissione lavoro, previdenza sociale del Senato (20-27 luglio)

Nella seduta di martedì 20 luglio, la Commissione lavoro, previdenza sociale del Senato ha iniziato l’esame in sede consultiva su atti del governo, dello schema di decreto legislativo n. 232 recante: “Istituzione dei ruoli tecnici del Corpo di polizia penitenziaria” (osservazioni alla Commissione giustizia).

Dopo che il presidente Giuliano, in qualità di relatore, ha dato conto dei contenuti del provvedimento, che integra l’ordinamento del personale del Corpo di polizia penitenziaria mediante l’istituzione di ruoli tecnici da impiegare nelle attività del Laboratorio Centrale per la banca dati nazionale del Dna, da collocarsi presso il ministero della Giustizia, La Commissione ha deliberato all’unanimità di esprimere osservazioni non ostative alla Commissione Giustizia.

È quindi proseguito, in sede referente l’esame congiunto dei disegni di legge n. 1110 , Finocchiaro ed altri. - Norme per un lavoro stabile, sicuro e di qualità; misure per il contrasto alla precarietà del lavoro, nonché deleghe in materia di apprendimento permanente, apprendistato e contratto di inserimento; e n. 2261, Spadoni Urbani. - Disposizioni in materia di riduzione dell’orario di lavoro, nonché delega al governo in materia di apprendimento permanente e di autoaggiornamento.

Il relatore Zanoletti (Pdl) ha fatto presente precisato che il disegno di legge n. 2261 si articola in due Capi, il primo sulla formazione professionale e l’apprendimento permanente ed il secondo sui lavoratori che abbiano particolari esigenze familiari, nonché sul rapporto di lavoro a tempo parziale dei pubblici dipendenti. I primi due articoli recano una disciplina di delega in materia di formazione professionale e di apprendimento permanente, con la previsione anche di incentivi fiscali e contributivi, nonché in materia di autoaggiornamento: l’art. 3 prevede l’adozione di un Piano nazionale quadriennale per l’apprendimento permanente, da definirsi in coerenza con le indicazioni dell’Unione europea; l’art. 4 riconosce, dal 2011. un credito di imposta per gli investimenti in formazione dei lavoratori, entro un limite di spesa complessiva pari a 200 milioni di euro annui. L’art. 5 attribuisce ai dipendenti privati impegnati nella cura di figli minori di dodici anni in situazione grave di handicap, ovvero di parenti o affini nella medesima situazione, il diritto di chiedere la riduzione dell’orario di lavoro, riduzione che può essere rifiutata solo qualora comporti un danno grave per l’azienda. Per i dipendenti del settore pubblico, lo stesso art. 5 fa invece rinvio ai contratti di lavoro nazionali; il successivo art. 8 limita le fattispecie in cui la pubblica amministrazione possa respingere la domanda del dipendente di trasformazione da tempo pieno a tempo parziale del rapporto di lavoro, nel caso in cui non sussistano esigenze di natura familiare. L’art. 6 prevede uno sgravio contributivo per l’assunzione a tempo indeterminato di soggetti di età superiore ai 35 anni, che abbiano interrotto l’attività lavorativa per un periodo di almeno diciotto mesi, per esigenze familiari di cura. L’art. 7 riconosce un credito d’imposta in relazione alle spese sostenute dal datore di lavoro per la partecipazione dei lavoratori, aventi le caratteristiche di cui al precedente articolo 6, a programmi formativi.

Rilevato che il contenuto del provvedimento si sovrappone, nei suoi aspetti fondamentali, a quello del disegno di legge n. 1110, ne ha proposto il congiungimento dell’esame. La Commissione ha convenuto con la proposta del relatore, rinviando quindi il seguito dell’esame.

La Commissione ha quindi deliberato di rinviare il seguito dell’esame congiunto dei disegni di legge n. 2206, recante norme in favore dei lavoratori che assistono familiari gravemente disabili, approvato dalla Camera dei deputati in un testo risultante dall’unificazione di alcuni disegni di legge d’iniziativa parlamentare; n. 107 Thaler Ausserhofer. - Disposizioni in materia di prepensionamento a favore dei familiari di portatori di handicap grave; n. 147 De Lillo. - Modifica all’articolo 42 del testo unico di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, in materia di prepensionamento dei genitori di portatori di handicap in condizioni di gravità e n. 657 Butti. - Norme per il prepensionamento di genitori di disabili gravi . Si è infatti ritenuto opportuno attendere l’espressione del parere da parte della Commissione bilancio, anche al fine di valutare la compatibilità con le disposizioni contenute nella manovra correttiva attualmente all’esame della Camera dei deputati.

Nella seduta di martedì 27 luglio, la Commissione ha espresso parere favorevole alle Commissioni riunite affari esteri e difesa, con il voto non ostativo del gruppo del Partito democratico, sul disegno di legge n. 2291, di conversione del decreto-legge 6 luglio 2010, n. 102, recante proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace, di stabilizzazione e delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, approvato dalla Camera dei deputati.

Sempre in sede consultiva, per il parere alla Commissione affari costituzionali, la Commissione ha esaminato il disegno di legge n. 2243, del governo, recante disposizioni in materia di semplificazione dei rapporti della Pubblica Amministrazione con cittadini e imprese e delega al governo per l’emanazione della Carta dei doveri delle amministrazioni pubbliche e per la codificazione in materia di pubblica amministrazione, approvato dalla Camera dei deputati

Il presidente Giuliano (Pdl) in qualità di relatore si è soffermato in primo luogo sull’art. 12, che esclude l’obbligo del datore di lavoro di comunicare gli infortuni all’autorità di pubblica sicurezza nei casi in cui l’inabilità al lavoro sia pari o inferiore a quindici giorni. La stessa disposizione inoltre precisa che la denuncia alla direzione provinciale del lavoro degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali sia presentata non più all’autorità locale di pubblica sicurezza, ma dall’Istituto assicuratore. L’art. 13 specifica che gli enti pubblici previdenziali sono compresi tra le pubbliche amministrazioni aventi diritto all’accesso alla banca dati istituita dall’Isvap in materia di sinistri stradali, per consentire agli istituti stessi l’esercizio dei diritti di surrogazione nei confronti del terzo responsabile civilmente del sinistro. L’articolo 14 reca alcune novelle all’articolo 53 del decreto legislativo n. 81 del 2008, in materia di documentazione concernente la sicurezza sul lavoro: il comma 1 proroga al 31 dicembre 2010 il termine per l’emanazione del decreto relativo alla definizione di modalità semplificate di tenuta della documentazione; il comma 2 sopprime l’obbligo, a carico del datore di lavoro, di tenuta del registro degli infortuni, precisando che esso continua a trovare applicazione fino al sesto mese successivo all’emanazione del decreto di attuazione del Sistema informativo nazionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro (Sinp). Il medesimo termine è previsto per la decorrenza dell’obbligo, a carico dei datori di lavoro e dei dirigenti, di comunicare in via telematica, a fini statistici ed informativi, all’Istituto assicuratore, nonché, per suo tramite, al Sinps, i dati e le informazioni relativi agli infortuni sul lavoro che comportino l’assenza dal lavoro di almeno un giorno. L’art. 15 riformula la disciplina degli elenchi dei lavoratori agricoli, compilati e pubblicati a cura dell’Inps per consentire l’accertamento e il riscontro, ai fini previdenziali e contributivi, delle giornate di lavoro effettuate, prevedendo che, per le giornate di occupazione successive al 31 dicembre 2009, l’elenco annuale nominativo sia pubblicato entro il 31 marzo dell’anno successivo a quello di riferimento mediante pubblicazione telematica sul sito dell’Istituto. Il presidente ha segnalato che il contenuto dell’articolo è sostanzialmente identico a quello dell’arti. 2 dell’atto Senato n. 2147, in materia di sostegno del reddito determinate categorie di lavoratori, già approvato dalla Camera dei deputati.

Dopo aver illustrato i contenuti dell’art. 17, sui lavoratori dello spettacolo, il presidente ha evidenziato che l’art. 36 specifica che il contratto di somministrazione di lavoro a tempo indeterminato, nell’ambito dei servizi di cura e assistenza alla persona e di sostegno alla famiglia, è ammesso esclusivamente nel settore privato, e non anche in quello pubblico, come attualmente previsto. Si è riservato infine di presentare una bozza di parere al termine del dibattito. Ha quindi convenuto con il sen. Nerozzi (Pdl) sull’opportunità di suggerire alla Commissione di merito di svolgere un ciclo informale di audizioni dei soggetti maggiormente interessati dal disegno di legge, rinviandone ad altra seduta il seguito dell’esame.

Nella seduta di mercoledì 28 luglio la Commissione ha esaminato la Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulle condizioni di ingresso e soggiorno di cittadini di paesi terzi per motivi di lavoro stagionale (n. COM (2010) 379 definitivo)

La relatrice Spadoni Urbani (Pdl) ha rilevato che l’atto all’esame si inserisce tra le iniziative svolte dall’Unione europea che mirano a sviluppare una politica globale in materia di immigrazione. Le economie dei paesi dell’Unione hanno dimostrato di avere una esigenza strutturale di lavoro stagionale, che spesso è svolto da cittadini provenienti da paesi terzi, ma purtroppo, come è noto, il lavoro stagionale è oggetto di sfruttamento e di condizioni di lavoro inferiori agli standard di legge, tali da minacciarne la loro salute e sicurezza. Fino ad oggi, l’unico strumento europeo per contrastare questo fenomeno è stata la risoluzione del Consiglio del 1994 “sulle limitazioni all’ammissione di cittadini extracomunitari nel territorio degli Stati membri per fini di occupazione”.

Le disposizioni contenute nella proposta sono coerenti con gli obiettivi della comunicazione della Commissione “Promuovere la possibilità di un lavoro dignitoso per tutti”, che aveva come obiettivo di salvaguardare i lavoratori stagionali dallo sfruttamento e al tempo stesso di proteggere i cittadini dell’UE che svolgono lavori stagionali dalla concorrenza sleale.

Per quanto concerne la base giuridica, la proposta di direttiva è in linea con l’articolo 79, paragrafo 2, lettere a) e b), del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (Tfeu): è rispettosa del principio di proporzionalità e di sussidiarietà, atteso che gli obiettivi dell’azione prevista dalla direttiva stessa sono conseguiti a livello di Unione e non a livello di singolo Stato membro.

Svolta la relazione,il seguito dell’esame è stato rinviato, mentre è stato rinviato il seguito dell’esame congiunto dei disegni di legge n. 2206, recante norme in favore dei lavoratori che assistono familiari gravemente disabili, approvato dalla Camera dei deputati in un testo risultante dall’unificazione di alcuni disegni di legge d’iniziativa parlamentare; e nn. 107, 147 e 657, ad esso connessi, non essendo ancora pervenuto il parere della Commissione bilancio.



Attività della Commissione lavoro pubblico e privato della Camera dei deputati (20-28 luglio)

Nella seduta di martedì 20 luglio la Commissione lavoro pubblico e privato della Camera dei deputati, ha esaminato in sede consultiva per il parere alla Commissione affari esteri il disegno di legge n. 3620 del governo, recante ratifica ed esecuzione dell’Accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Serbia, dall’altra, con Allegati, Protocolli e Atto finale e Dichiarazioni, fatto a Lussemburgo il 29 aprile 2008. Su proposta del relatore Di Biagio (Pdl), che ha dato conto del contenuto dell’accordo, e con il voto favorevole dei gruppi del Partito democratico e dell’Italia dei Valori, la Commissione ha espresso parere favorevole.

Nella stessa seduta la Commissione ha iniziato l’esame in sede consultiva (parere alla Commissione bilancio) del disegno di legge n. 3638, di conversione del decreto legge n. 78 del 2010, recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica, approvato dal Senato (la cosiddetta "manovra").

L’esame è stato introdotto dal relatore Cazzola (Pdl) che, dopo avere fornito i dati sull’entità della correzione dei conti pubblici recata dalla manovra in esame (12.053 milioni nel 2011, 24.965 milioni nel 2012 e 24.962 milioni nel 2013, nel testo iniziale presentato dal governo, pari allo 0,75 per cento del PIL nel 2011 e all’1,5 per cento nel 2012) ha precisato che con le modifiche introdotte dal Senato si è determinata un un’ulteriore riduzione dell’indebitamento netto per 77,3 milioni nel 2011, 86,2 milioni nel 2012 e 54,6 milioni nel 2013. In tale contesto, gli interventi contenuti nel decreto legge n. 78 relativi al pubblico impiego, in termini di indebitamento netto, comportano una riduzione di spesa pari a circa 921 milioni di euro per il 2011, 1.407 milioni di euro per il 2012 e 1.766 milioni di euro per il 2013; le misure relative all’ambito previdenziale determinano una minore incidenza della spesa sul PIL dello 0,2 per cento già dal 2013, che sale fino al picco dello 0,5 per cento nel 2030, per scendere poi fino a diventare negativo (-0,1 per cento nel 2050). Il Senato ha aggiunto una norma riguardante l’andata a regime già dal 2012 dell’allineamento dell’età pensionabile di vecchiaia a 65 anni per le lavoratrici dipendenti dalla pubblica amministrazione, come richiesto dalla Commissione europea, determinando una ulteriore diminuzione di spesa, rispetto a quella già contabilizzata, per 1,4 miliardi cumulati dal 2012 al 2019, e destinata all’incremento del Fondo strategico presso la Presidenza del Consiglio a favore di politiche familiari e in particolare per la non autosufficienza e la conciliazione. In sostanza, a questo titolo, tra gli effetti già scontati in forza della legislazione vigente e quelli aggiuntivi (il raggiungimento dei 65 anni nel 2012, appunto) si arriva ad un effetto cumulato dal 2012 al 2019 pari a poco meno di 6 miliardi.

Il relatore ha dato dettagliatamente conto delle parti del provvedimento riguardanti la competenza della XI Commissione (leggi la scheda) e, al termine della sua esposizione ha osservato come le problematiche del lavoro e della previdenza abbiano dato sicuramente un contributo importante alla manovra all’esame, sia sul piano quantitativo che su quello qualitativo: sono stati certamente richiesti sacrifici ai lavoratori e la maggioranza ne è consapevole e ha cercato di agire con equilibrio ed equità. Che la manovra fosse necessaria e che lo fosse dell’importo previsto è, a giudizio del relatore, un dato di fatto riconosciuto da tutti; a coloro che hanno sostenuto che gli stessi obiettivi potevano essere conseguiti seguendo altre strade e soprattutto promuovendo la crescita, ha fatto notare quindi che la manovra intende porre i presupposti per una nuova fase di crescita economica attraverso la stabilizzazione dei conti pubblici e rappresenta una tappa di un processo che non si esaurisce una volta raggiunta una riduzione del peso della struttura e della spesa pubblica, come stanno facendo tutti gli Stati dopo la crisi greca. Il relatore ha preannunciato quindi la proposta di un parere favorevole, nel quale cercherà di tener conto, nella misura del possibile, di quanto emergerà dal dibattito, per fornire indicazioni, a nome della Commissione, che possano servire non già a cambiare il provvedimento, quanto piuttosto a suggerire, in un futuro prossimo, ulteriori misure in grado di completare e migliorare gli interventi ora sottoposti all’esame della Camera.

Per il gruppo del Partito democratico sono intervenuti i deputati Gatti, Bobba, Miglioli, Damiano, Santagata, Codurelli, Berretta e Schirru, stigmatizzando in primo luogo il continuo ricorso alla fiducia da parte dell’Esecutivo - spesso comunicato prima alla stampa e poi al Parlamento - che viola palesemente le prerogative delle Camere ed è sintomatico della scarsa considerazione che il governo mostra verso il libero confronto democratico e per le altre istituzioni dello Stato. Di conseguenza, il dibattito, il cui fine è scontato, diventa un fatto meramente rituale e privo di qualsiasi incidenza pratica.

Sul merito della manovra all’esame, è stato osservato che la ormai inevitabile correzione dei conti a fronte del progressivo aumento del debito pubblico rispetto al Pil, è legata in larga misura a precedenti scelte sbagliate dell’attuale governo, che, animato dall’intento di annullare il lavoro svolto nella passata legislatura, ha eliminato l’Ici sulla prima casa per i redditi medio-alti, cancellato i crediti d’imposta per la ricerca e per le aree svantaggiate del Sud, gestito la vicenda Alitalia in modo finanziariamente disinvolto. Inoltre, a fronte del dilagare della crisi, insieme al conseguente aggravio di spesa determinato dal ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali, è mancata qualsiasi misura di contrasto all’evasione fiscale - che è stata quasi incentivata attraverso l’adozione dello scudo fiscale - mentre è stata aumentata la pressione fiscale a carico delle fasce sociali medio-basse, e non è stata impostata alcuna seria politica industriale.

Mancano invece, secondo i deputati del Pd, misure strutturali rivolte allo sviluppo e alla crescita, e ciò denota che il governo tende unicamente ad operare sul piano dei saldi di bilancio e dei tagli lineari di risorse: mentre tutti i Paesi europei hanno messo mano a manovre straordinarie di rientro per far fronte agli incentivi e alle politiche di sostegno dell’economia realizzati nei due anni passati per combattere la crisi, al contrario l’Italia, che è strutturalmente in deficit, non ha posto in essere nessuno di questi interventi di sviluppo, trovandosi ora in condizioni ben diverse rispetto ad altri Stati, come la Francia e la Germania.

Nel complesso, la manovra appare altresì iniqua, colpendo in modo grave il lavoro pubblico, gli enti locali e i redditi bassi, lasciando inalterate le situazioni di privilegio di talune categorie sociali (ad esempio, i cosiddetti «splafonatori di quote latte»). Forti perplessità, in particolare, sono state espresse sulla parte del provvedimento dedicata alla previdenza, ed in particolare sulle misure definite «di rigidità mobile», collegate alle aspettative di vita, che posticipano l’uscita dal lavoro, anche attraverso un anomalo meccanismo di «finestre scorrevoli»: in tal modo viene meno quell’elemento di flessibilità e di libertà di scelta del lavoratore che, nelle intenzioni delle precedenti riforme, avrebbe dovuto controbilanciare l’introduzione del sistema di calcolo contributivo. Nel far notare che tale meccanismo penalizzerà soprattutto i lavoratori più deboli, i disoccupati, coloro che non percepiscono alcun reddito da diverso tempo, costretti ad attendere più del dovuto per il riconoscimento del trattamento pensionistico, gli intervenuti hanno giudicato altresì iniquo il fatto di prevedere un differimento del pensionamento anche in presenza del versamento di 40 anni di contributi. L’art. 12, comma 10, relativo alla liquidazione dei dipendenti pubblici, piuttosto che introdurre ipotesi innovative, si limita alla mera trasposizione nel pubblico delle norme del settore privato. Contrarietà è stata espressa anche sul comma 12-sexies dell’art. 12, che interviene sull’età pensionabile delle dipendenti pubbliche, prevedendo che il raggiungimento del requisito anagrafico dei 65 anni ai fini del riconoscimento della pensione di vecchiaia operi a decorrere dal 1o gennaio 2012, e non già dal 2018, come previsto dalla normativa vigente: si tratta di una decisione drastica e insensata, assunta peraltro a seguito di una scorretta interpretazione di una sentenza della Corte di giustizia europea, per dar corso alla quale si sarebbe potuta seguire una strada maggiormente flessibile - come sostenuto dal gruppo del Pd - e suscettibile di riconoscere maggiori possibilità di scelta alle lavoratrici del pubblico impiego. Vi è inoltre il rischio che il Fondo nel quale finiranno le risorse derivanti dai relativi risparmi possa essere del tutto indistinto e privo di una ripartizione per voci specifiche, mancando inoltre interventi incisivi in materia di pari opportunità.

I drastici interventi che la manovra reca nei confronti del pubblico impiego - secondo i deputati del Pd - rischiano di limitare fortemente una serie di servizi in favore dei cittadini, e si aggiungono ai tagli significativi apportati alle risorse ordinarie delle Regioni, che hanno in larga misura finanziato la cig in deroga. Si tratta di misure che mostrano l’orientamento accentratore e antifederalista dell’esecutivo.

Il blocco dei trattamenti economici dei pubblici dipendenti determina una perdita secca del potere di acquisto di tali lavoratori, e sono altresì negative le norme che riducono del 50 per cento, rispetto all’anno 2009, la spesa delle pubbliche amministrazioni per il personale a tempo determinato, con convenzioni o con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, nonché la spesa relativa a contratti di formazione lavoro, ad altri rapporti formativi, alla somministrazione di lavoro e al lavoro accessorio. A tale proposito, deve essere sottolineata la necessità di intervenire - come proposto da emendamenti che il gruppo ha presentato presso la Commissione di merito - a sostegno di talune categorie di lavoratori, in particolare precari, ribadendo la necessità che lo Stato si faccia carico della tutela di quei giovani che entrano nel mercato del lavoro con protezioni scarse o addirittura nulle. Invece, l’unica misura del decreto legge n. 79 è costituita dal taglio delle spese per i lavoratori precari nella pubblica amministrazione, compresi anche agli enti pubblici economici e non economici. Più in generale, a fronte di una palese situazione di difficoltà delle giovani generazioni, il governo continua ad irrigidire le forme previdenziali e le date di pensionamento, ritardando di fatto il ricambio dei lavoratori anziani e non individuando alcuna soluzione per facilitare l’entrata dei giovani nel mercato del lavoro.
Altrettanto carente, secondo i deputati del Pd, appare la manovra nei confronti del Mezzogiorno: i dati contenuti nel rapporto Svimez, presumibilmente noti al governo, descrivono le gravi difficoltà dell’economia meridionale, rispetto alle quali il provvedimento in esame non fornisce alcuna risposta, in quanto non individua strumenti in grado di invertire la progressiva tendenza all’allontanamento del Sud dal Nord Italia e dal resto dell’Europa: semmai, esso contempla misure che penalizzano ulteriormente alcune aree del Paese, come quella che, per compensare la non condivisibile soppressione delle zone franche urbane, enuncia un principio di «burocrazia zero» per tali aree, che appare del tutto inutile a risolvere i problemi esistenti.

É poi paradossale, secondo gli intervenuti, che il testo approvato dal Senato disponga un ulteriore rinvio dei termini in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, ancor più grave se si considera che i rinvii più lunghi fanno riferimento agli obblighi del settore pubblico; analoghe perplessità vanno rivolte anche alle nuove disposizioni sulle false attestazioni di certificazione sanitaria, indicative di un atteggiamento di chiusura verso le esigenze dei soggetti svantaggiati, così come di sostanziale neutralizzazione delle norme da poco introdotte nell’ordinamento con la riforma del Ministro Brunetta.

Contrarietà è stata espressa anche sulle disposizioni che prevedono l’assorbimento dell’Ispesl nell’Inail, considerata la diversità delle funzioni svolte dai due enti in materia di sicurezza sul lavoro, nonché sulle norme che sopprimono l’Agenzia autonoma per la gestione dell’albo dei segretari comunali, rivelatrici dello spirito accentratore dell’Esecutivo.

Il deputato Di Biagio (Pdl) ha espresso forti perplessità sull’articolo 7 del provvedimento in esame, nella parte in cui prevede la confluenza dell’Ipsema nell’Inail, con gravi ripercussioni, a suo avviso, in termini di specificità operativa e capacità procedurale. Essendo infatti prossima la ratifica della Convenzione Ilo sul lavoro marittimo, appare paradossale che il governo, da un lato, sopprima l’Ipsema e dall’altro, con l’eventuale ratifica di tale Convenzione, ricostituisca uno specifico ente dedicato alla sicurezza, alla prevenzione e al welfare dei lavoratori marittimi.

Il deputato Fedriga (Lega) ha osservato che la manovra in discussione consente di porre l’Italia in una posizione di salvaguardia rispetto alla crisi economica in atto, senza peraltro intervenire sulle retribuzioni dei lavoratori. Quanto al problema delle pensioni, inoltre, ha fatto presente che nel dibattito sono stati riportati dati imprecisi, considerato che la legislazione vigente, introdotta da un governo di centrosinistra, già prevede le cosiddette «finestre previdenziali». Ha considerato inoltre demagogico e scorretto sostenere che il governo favorisce l’evasione fiscale, dato che proprio quest’anno si registra un record storico nella lotta all’evasione stessa, e ha deplorato che le paure dei lavoratori e dei cittadini siano strumentalizzate per mettere la maggioranza in condizioni di difficoltà. Ha dichiarato, infine, che la criticata riorganizzazione dell’Inail, può invece realmente razionalizzare il sistema, senza creare scompensi per i settori già regolati dagli enti soppressi.

Nella seduta di martedì 20 luglio sono state altresì svolte congiuntamente le seguenti interrogazioni: 5-02560 Bobba: Su procedure concorsuali presso il ministero del lavoro e delle politiche sociali; 5-03145 Contento: Su procedure concorsuali presso il ministero del lavoro e delle politiche sociali. È stata altresì svolta l’interrogazione 5-03168 Di Pietro: Determinazione della pensione ordinaria per talune categorie di funzionari statali.
L’esame in sede consultiva del disegno di legge di conversione del decreto legge n, 78 è quindi proseguito nella seduta di mercoledì 21.

Il deputato Delfino (Udc), pur convenendo sulla necessità di elaborare una manovra economica al fine di rispettare i vincoli di bilancio e far fronte alla crisi in atto, ha espresso perplessità sui contenuti di tale operazione, che appare priva di equità e organicità. Dopo aver ricordato che il governo ha gravi responsabilità per l’attuale stato dei conti pubblici, avendo in gran parte sottovalutato le dimensioni della crisi sin dall’inizio, ha fatto presente che ora esso tenta di porvi rimedio con misure inefficaci e mirate a colpire le parti più deboli del contesto sociale e istituzionale, come gli enti locali, i dipendenti pubblici, il Mezzogiorno, i giovani precari, mentre altri soggetti, per converso, vengono tenuti fuori da qualsiasi forma di sforzo economico. Non si comprende, ad esempio, per quale ragione l’Enpals debba essere tenuto fuori dal piano di riorganizzazione degli enti previdenziali e perché un soggetto come Equitalia sia deputato al recupero dei crediti dell’Inps, essendo in questo caso palese il rischio di aumentare il contenzioso, per un probabile drastico incremento degli interessi rispetto ai crediti esistenti. Inoltre, pur non dichiarandosi aprioristicamente contrario ad un innalzamento dei requisiti anagrafici delle donne per la maturazione dei diritti pensionistici, al fine di rispondere adeguatamente alle sollecitazioni provenienti dall’Europa, si chiede come mai non si possa registrare un’analoga «reverenza» nei confronti dell’Europa nella materia delle «quote latte». In sostanza, secondo il deputato Delino, mancano interventi strutturali in materia di previdenza, fiscalità, lavoro pubblico, sostegno all’occupazione femminile, alle famiglie, alle imprese e agli enti locali; al contrario, le misure all’esame sono suscettibili di amplificare i conflitti sociali e i divari territoriali, come dimostrano le disposizioni relative al Sud, inidonee a rilanciare l’economia in quelle aree depresse. Forti perplessità desta anche l’art. 10, nella parte in cui si prevede una compressione del numero delle ore di sostegno, finalizzate alla formazione dei soggetti disabili, e una limitazione delle altre risorse professionali e materiali necessarie per l’integrazione e l’assistenza. In conclusione, ha dichiarato la contrarietà del suo gruppo al provvedimento in esame e all’impostazione complessiva della manovra di finanza pubblica.

La deputata Mattesini (Pd) ha sottolineato che l’iniquità della manovra all’esame è aggravata dalla grave crisi politica e morale che il Paese sta attraversando e che ha contribuito a sferrare un potente attacco concentrico al sistema istituzionale dello Stato e degli enti locali. Si è quindi dichiarata preoccupata di fronte ad una manovra che mette le mani in tasca ai soliti cittadini meno abbienti, senza adottare alcuna misura seria in materia di evasione fiscale. Ciò danneggia in particolare le giovani generazioni, per le quali non sono previsti interventi che possano favorirne l’inserimento nel mercato del lavoro ovvero tutelarle dalla perdita dei posti di lavoro, peraltro con contratti spesso di natura flessibile e, dunque, caratterizzati da forme odiose di precariato.

Il relatore Cazzola, dopo una breve replica, ha illustrato una proposta di parere favorevole con osservazioni.
Il deputato Damiano (Pd) ha quindi ribadito la profonda contrarietà del suo gruppo rispetto a misure che giudica inique e incapaci di favorire un rilancio dello sviluppo nel Paese, lamentando altresì l’assenza di disposizioni in favore dell’occupazione femminile, del Mezzogiorno, dei giovani precari, nonché la presenza di proroghe in materia di tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro che rischiano di pregiudicare la completa attuazione del decreto legislativo n. 81 del 2008. Pur riconoscendo la disponibilità del relatore ad accogliere talune osservazioni emerse dal dibattito, soprattutto in materia previdenziale, in vista di un ritorno a criteri più flessibili di uscita dal lavoro, ha fatto notare che tale sforzo di confronto rischia di rivelarsi inutile, sia per oggettivi motivi di merito, sia per l’atteggiamento del governo, il quale, come già dimostrato in occasione dell’esame di un provvedimento di iniziativa parlamentare in materia di ammortizzatori sociali, si dimostra restio a recepire qualsiasi proposta proveniente dal Parlamento. Ha quindi annunciato che il gruppo del Pd abbandonerà l’aula e non prenderà parte alla votazione sulla proposta di parere del relatore, sulla quale, peraltro, il voto sarebbe stato comunque contrario.

Il deputato Paladini (Idv) ha preannunciato che anche il suo gruppo non parteciperà alla votazione della proposta di parere del relatore e abbandonerà, di conseguenza, i lavori della Commissione, prendendo atto negativamente della decisione - assunta nell’ambito della manovra - di imporre una modifica delle norme previdenziali senza alcun tipo di concertazione con le parti sociali. Ha ribadito, pertanto, la sua profonda contrarietà all’impostazione generale della manovra di finanza pubblica e alla stessa proposta di parere del relatore.

Il deputato Poli (Udc) dopo avere sottolineato che le difficoltà della maggioranza costringono il governo al continuo ricorso al voto di fiducia, ha osservato che la manovra economica in esame non è suscettibile di far quadrare veramente i conti pubblici, poiché si fonda in gran parte su entrate ipotetiche come, ad esempio, quando si fa riferimento al recupero di somme provenienti dalla lotta all’evasione fiscale - e si sottrae, nel contempo, al dovere di compiere scelte strategiche e strutturali in settori fondamentali. Ha quindi preannunciato il voto contrario del suo gruppo sulla proposta di parere del relatore.

Dopo che il sottosegretario Augello ha manifestato l’assenso del governo nei confronti della proposta di parere del relatore, avendo i deputati dei gruppi del Pd e dell’Idv abbandonato l’aula, la Commissione ha approvato la proposta di parere favorevole formulata dal relatore.

Nella stessa seduta di mercoledì 21 luglio, è proseguito l’esame in sede referente delle proposte di legge n. 2671 (Cazzola), n. 3343 (Santagata), n. 3549 (Fedriga), recanti norme per la prosecuzione del rapporto di lavoro oltre i limiti di età per il pensionamento di vecchiaia con l’abbinamento d’ufficio della proposta di legge n. 3582 (Paladini) (già preannunciata in una precedente seduta ed assegnata ala Commissione), in quanto vertente su identica materia

La Commissione ha quindi iniziato l’esame congiunto in sede referente delle proposte di legge n. 2715 (Damiano) e n. 3522 ( Di Biagio) recanti disposizioni concernenti la disciplina degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza.

L’esame congiunto è stato introdotto dal relatore Poli (Udc) che ha osservato come le due proposte di legge - caratterizzate dalla medesima finalità, ma distinte da una differente impostazione di base - dettino disposizioni volte a conseguire il comune obiettivo di procedere al riordino degli enti gestori di forme obbligatorie di assistenza e previdenza, anche al fine di garantire una maggiore tutela degli utenti e degli associati. La proposta di legge n. 2715 propone un riordino organico degli enti previdenziali privatizzati dei liberi professionisti, finalizzato ad affrontare i profili di criticità emersi nel settore a distanza di circa quindici anni dall’adozione dei provvedimenti di privatizzazione, rafforzando in particolare i margini di efficienza e di trasparenza delle relative gestioni, coerentemente con le linee guida tracciate nel memorandum dell’8 aprile 2008 sottoscritto tra il Ministro del lavoro e della previdenza sociale e l’Associazione degli enti previdenziali privati; la proposta di legge n. 3522 reca invece una delega al governo per l’istituzione dell’Ente Nazionale di Previdenza e di Assistenza dei Professionisti (Enpalp), all’interno del quale confluirebbero gli enti esistenti, con l’obiettivo di definire un sistema previdenziale unitario ed omogeneo dei liberi professionisti. Il relatore ha quindi dato conto nel dettaglio del contenuto delle due proposte di legge.

Dopo la relazione, il seguito dell’esame è stato rinviato ad altra seduta.

Nella stessa seduta di mercoledì 21 luglio la Commissione ha iniziato l’esame in sede consultiva su atti del governo, dello schema di decreto legislativo n. 232 recante istituzione dei ruoli tecnici del Corpo di polizia penitenziaria.


Il relatore Foti (Pdl), dopo avere ricordato che lo schema di decreto legislativo in esame è emanato in attuazione della delega contenuta nell’articolo 18 della legge 30 giugno 2009, n. 85, di adesione della Repubblica italiana al Trattato di Prum, ha osservato che il provvedimento, all’art. 1, istituisce, dal 1o gennaio 2011, il ruolo dei periti tecnici (articoli 10-23) e il ruolo dei direttori tecnici (articoli 24-30). Le relative dotazioni organiche vengono fissate nella tabella A allegata. L’individuazione dei profili professionali, nonché tutte le modalità attinenti alle procedure concorsuali sono demandate a successivi regolamenti di delegificazione. Lo schema inoltre fissa, alla tabella B, l’equiparazione tra il personale dei ruoli citati con quello che espleta i compiti istituzionali del Corpo di polizia penitenziaria. Per tutti i ruoli è previsto l’accesso alla qualifica iniziale tramite concorso pubblico. È prevista tuttavia la possibilità, per il ruolo dei revisori tecnici, dei periti tecnici e dei direttori tecnici, di una riserva dei posti per il personale del Corpo di polizia penitenziaria in possesso di determinati requisiti. Per tutti i ruoli, inoltre, sono disciplinate le modalità di passaggio da una qualifica all’altra all’interno di ogni ruolo. Per gli operatori tecnici è prevista la possibilità di assunzione per i superstiti di appartenenti a forze di Polizia deceduti o permanentemente invalidi al servizio a causa del terrorismo e della criminalità organizzata. Il relatore ha quindi dato conto delle parti del provvedimento relative alle mansioni e alle funzioni del personale appartenente ai seguenti ruoli: degli operatori tecnici, articolato in 4 qualifiche; dei revisori tecnici, articolato in 3 qualifiche; dei periti tecnici, distinto nel ruolo dei periti biologi (a sua volta articolato in 4 qualifiche) e in quello dei periti informatici, e, infine, dei direttori tecnici, articolato anch’esso nei ruoli dei biologi (a sua volta articolato in 4 qualifiche) ed in quello degli informatici. L’art. 32 individua le figure professionali, all’interno dei ruoli di nuova istituzione, che assumono le qualifiche di agente e ufficiale di pubblica sicurezza; si prevede, poi, che il personale dei ruoli tecnici possa essere impiegato, in relazione ad esigenze di servizio e limitatamente alle proprie mansioni tecniche, in operazioni di polizia ed in operazioni di soccorso in caso di pubbliche calamità ed infortuni (art. 33). Ai sensi dell’articolo 34, le questioni attinenti allo stato giuridico del personale dei ruoli tecnici non direttivi sono di competenza di specifiche commissioni, presiedute da un vice capo del Dap o da un dirigente generale in servizio presso il dipartimento e composte da 4 membri. Riguardo al trattamento economico, l’articolo 35 prevede l’equiparazione con quello spettante al personale di pari qualifica del Corpo di polizia penitenziaria, secondo la tabella di equiparazione allegata. Infine, osserva che l’articolo 36 dispone la copertura finanziaria degli oneri.

La discussione, rinviata su richiesta della deputata Schirru (Pd) nella seduta di giovedì 22 luglio, è ripresa nella seduta di martedì 27 luglio.

Il sottosegretario Caliendo, nel segnalare la coerenza dello schema all’esame con i principi e i criteri direttivi della delega legislativa, ha fatto presente che l’obiettivo di annullare l’attuale disallineamento tra Polizia penitenziaria e Polizia di Stato, secondo le intenzioni del governo, non è immediatamente raggiungibile, non soltanto perché la delega recata dalla legge n. 85 del 2009 riguarda esclusivamente l’istituzione dei ruoli tecnici del Corpo di polizia penitenziaria e non tutti gli altri ruoli, ma anche perché si verrebbe a creare un significativo problema di costi, valutati in circa 400.000 euro per il primo anno di applicazione e in circa 2 milioni di euro a regime. Con riferimento, poi, alla questione della disciplina dello stato giuridico e professionale dei ruoli contemplati dal provvedimento in esame, ha osservato che l’art. 1, comma 2, dello schema di decreto ha scelto la strada di un rinvio al regolamento, anche al fine di poter disporre di un termine temporale più adeguato - rispetto a quello per l’esercizio della delega, ormai vicino alla scadenza - per definire i profili professionali degli appartenenti ai predetti ruoli. In tal senso, si dichiara disponibile ad accogliere una apposita indicazione da parte della Commissione che, piuttosto che fissare un termine perentorio per l’emanazione del citato regolamento, contempli l’espressione di un ulteriore parere parlamentare su tale atto.

Dopo che la deputata Schirru (Pd), alla luce delle dichiarazioni del rappresentante del governo, si è interrogata sull’opportunità di un rinvio dell’espressione del parere, il relatore Foti, nel prendere atto che aspetti di natura economica hanno impedito al governo di porre in essere un intervento più incisivo ed in linea con le aspettative della categoria interessata, ha fatto presente che si potrebbe proseguire l’esame delle diverse proposte di legge riguardanti il riordino complessivo del Corpo, assegnate alla XI Commissione ed attualmente in fase istruttoria nell’ambito di un Comitato ristretto appositamente istituito. Quanto, poi, al problema del rinvio al regolamento per la definizione dei profili professionali degli appartenenti ai ruoli tecnici, ha preannunciato l’intenzione di inserire nella proposta di parere una specifica condizione che disponga la previsione di un ulteriore parere parlamentare anche su tale atto.

Nella seduta di giovedì 29 luglio la deputata Schirru (Pd), dopo avere rilevato che il governo ha proceduto, nell’esercizio della delega in materia, evitando un qualsiasi tipo di confronto con le organizzazioni sindacali e con gli operatori del settore, ha espresso perplessità sul provvedimento in esame, soprattutto nella parte relativa all’accesso alla qualifica di direttore tecnico, laddove sembra prevedersi un percorso di inquadramento di tale figura professionale difforme rispetto a quanto previsto dalla norme vigenti per il personale della Polizia di Stato. Nell’osservare poi che il provvedimento interviene su materie (tra cui cita la medicina penitenziaria) che dovrebbero in realtà operare più che altro nel campo medico-sanitario, si è soffermata in termini critici sulla parte dello schema di decreto in cui si prevede la disciplina di figure professionali come i biologi, che desta non poche perplessità, per carenze segnalate anche da esperi della materia. Pur ritenendo preferibile un rinvio del parere, ha preannunciato che, allo stato, il suo gruppo si esprimerebbe in senso contrario a una proposta di parere favorevole.

Anche il deputato Paladini (Idv) ha segnalato le numerose carenze del provvedimento, mirante a tracciare una pericolosa linea di demarcazione tra i ruoli del personale della polizia penitenziaria, introducendo elementi di discriminazione tra gli appartenenti al medesimo Corpo. Giudicando comunque importante lavorare in vista di un progressivo allineamento tra Corpi di polizia, ha preannunciato l’astensione del suo gruppo sulla proposta di parere del relatore.

Il deputato Delfino (Udc), manifestato apprezzamento per la disponibilità fornita dal relatore e dal rappresentante del governo, in vista dello svolgimento di una riflessione più complessiva sul tema del riordino del Corpo di Polizia penitenziaria, ha giudicato il provvedimento in esame come un primo passo verso il progressivo riallineamento tra Polizia penitenziaria e Polizia di Stato, pur sottolineando come le misure in esso contenute siano suscettibili di miglioramento. Pertanto, ha preannunciato l’astensione del suo gruppo sulla proposta di parere del relatore.

Il relatore Foti (Pdl) ha quindi illustrato una proposta di parere favorevole, facendo rilevare che essa , ha tenuto in gran parte conto non soltanto delle osservazioni svolte nel corso del dibattito, ma anche delle sollecitazioni pervenute dalle organizzazioni sindacali di categoria.

Il sottosegretario Caliendo ha ribadito che l’esistenza di stringenti vincoli di bilancio impedisce un riordino della materia e un immediato riallineamento tra Polizia penitenziaria e Polizia di Stato, questione che si trascina da tempo e che rappresenta per il governo un obiettivo da raggiungere.

La Commissione ha quindi approvato la proposta di parere favorevole formulata dal relatore.

Nella seduta di giovedì 22 luglio è inoltre iniziato l’esame in sede referente della proposta di legge n. 3541 (Fedriga) recante disposizioni concernenti la sospensione e la revoca del trattamento pensionistico per i soggetti sottoposti a misure restrittive della libertà personale o condannati per reati di terrorismo o di criminalità organizzata.

L’esame è stato introdotto dal relatore Fedriga (Lega) che ha illustrato la proposta di legge, sulla quale sono intervenuti i deputati Cazzola (Pdl). Schirru (Pd) e Delfino (Udc), che hanno posto in rilievo alcune criticità del provvedimento, il cui esame è stato rinviato.

È altresì proseguito l’esame congiunto delle proposte di legge nn. 111 (Angeli), 719 (Fedi), 1632 (Di Biagio), 1963 (Lenzi), recanti norme in favore del personale a contratto in servizio presso le rappresentanze italiane all’estero.

La deputata Codurelli (Pd), nell’esprimere apprezzamento per le finalità dei provvedimenti all’esame, volti a fornire una risposta alle esigenze dei lavoratori in servizio presso le rappresentanze diplomatiche, gli uffici consolari e gli istituti di cultura all’estero, attraverso il riconoscimento dell’esperienza da essi maturata nel corso degli anni, ha proposto di svolgere, dopo la sospensione estiva dei lavori parlamentari, un ciclo di audizioni informali dei rappresentanti sindacali all’estero, al fine di acquisire gli elementi istruttori necessari ad assumere una decisione ponderata sull’argomento.

La relatrice Giammanco (Pdl) ha dichiarato di condividere l’esigenza di acquisire ulteriori elementi di conoscenza, sia attraverso una proficua interlocuzione con i rappresentanti del dicastero competente sia mediante lo svolgimento di un ciclo di audizioni informali con gli organismi di rappresentanza dei lavoratori interessati, anche al fine di determinare con maggiore precisione la reale dimensione della platea dei potenziali beneficiari.
Il presidente Moffa ha quindi fatto presente che la proposta di svolgere un ciclo di audizioni informali potrà essere valutata in una prossima riunione dell’Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ed ha rinviato il seguito dell’esame.

La Commissione, nella giornate di martedì 27 e giovedì 29 luglio ha esaminato in sede consultiva, per il parere alla Commissione trasporti, il disegno di legge n. 3646, del governo, di conversione del decreto-legge n. 103 del 2010, recante disposizioni urgenti per assicurare la regolarità del servizio pubblico di trasporto marittimo, approvato dal Senato.

Il presidente Moffa, in qualità di relatore, ha illustrato il provvedimento, ricordando che esso detta, per un verso, disposizioni relative alla regolarità del servizio pubblico di trasporto marittimo (per garantire, nelle more del completamento della procedura di dismissione dell’intero capitale sociale della Società Tirrenia di navigazione Spa, l’interesse pubblico connesso alla necessità di assicurare la continuità del servizio di cabotaggio marittimo) e, per altro verso, talune norme - introdotte dal Senato - che intervengono sulla disciplina dell’autotrasporto. Per le parti di competenza della Commissione, ha quindi segnalato l’articolo 1-bis, in materia di autotrasporto di merci, che modifica alcune norme relative al contratto di trasporto e prescrive al vettore di consegnare al committente, al momento della conclusione del contratto, una attestazione, di data non anteriore a tre mesi, rilasciata dagli enti previdenziali da cui risulti la corretta posizione dell’azienda in relazione al versamento dei contributi assicurativi e previdenziali. Dopo essersi soffermato su altre parti dell’art. 1-bis, il presidente Moffa ha proposto di esprimere parere favorevole sul provvedimento in esame.

Le deputate Rampi e Schirru (Pd) hanno sottolineato l’eterogeneità del provvedimento all’esame, ed hanno svolto alcune considerazioni critiche sulla parte relativa al trasporto marittimo, auspicando che il governo, conformemente ad impegni assunti in precedenza, vigili sul corretto perfezionamento del processo di dismissione dell’intero capitale sociale della Società Tirrenia, valutando l’idoneità dei piani industriali presentati, in vista della salvaguardia della qualità del servizio pubblico erogato e della tutela dei livelli occupazionali, anche a garanzia degli interessi degli stessi utenti finali.

Il deputato Cazzola (Pdl) ha rilevato che il provvedimento è molto discutibile sotto il profilo della mancata tutela della concorrenza. Nel comprendere l’esigenza di andare incontro alle legittime richieste di un comparto strategico per il rilancio economico del Paese e la necessità di evitare un blocco generalizzato del trasporto su gomma lungo il territorio italiano, ha sottolineato la necessità di valutare con attenzione aspetti problematici, peraltro segnalati dalla stessa Autorità Antitrust.

Nella succcessiva seduta del 29 luglio, il presidente Moffa, dopo aver fatto presente che le misure recate dal decreto-legge appaiono giustificate dalla necessità di affrontare le gravi problematiche che affliggono il settore dell’autotrasporto in Italia, ha osservato che la previsione del provvedimento in tema di «costi minimi di esercizio» consente di assicurare, nel rispetto dell’autonomia delle parti contraenti, un tenuta economica del settore, preservando un significativo numero di posti di lavoro e salvaguardando, al contempo, le esigenze di sicurezza degli autotrasportatori, sottoposti a turni particolarmente usuranti.

La deputata Rampi (Pd) ha ribadito le perplessità del suo gruppo sul provvedimento in esame, già manifestate nella precedente seduta con specifico riferimento al rischio di effetti distorsivi nell’ambito del processo di privatizzazione del settore marittimo. Ha preannunciato quindi il voto contrario del suo gruppo sulla proposta di parere favorevole formulata dal relatore.

Il deputato Cazzola ha dichiarato di avere delle perplessità sul provvedimento, specialmente nella parte che introduce un sistema di tariffe minime, suscettibile di contraddire le regole della concorrenza a livello europeo. Tuttavia, ha preannunciato in voto favorevole, giustificato più da un vincolo di adesione alla maggioranza che da un reale convincimento di merito.

Il deputato Delfino (Udc), pur facendo notare che il provvedimento in esame potrebbe apparire potenzialmente in contrasto con la normativa europea, ha osservato che il legislatore non può esimersi dal dare alcune precise risposte agli operatori dell’autotrasporto. Per tale ragione, a suo avviso, il decreto-legge approvato dal Senato, sebbene presenti ancora evidenti elementi di criticità, va incontro, almeno in parte, alle esigenze di sicurezza di un settore importante per l’economia del Paese: ha preannunciato, quindi, l’astensione del suo gruppo sulla proposta di parere favorevole.

Il deputato Fedriga (Lega), nell’esprimere la sua adesione al provvedimento in esame, che tutela le piccole imprese italiane di autotrasporto - soprattutto quelle transfrontaliere - da una sleale concorrenza posta in essere da operatori stranieri spregiudicati, ha preannunciato il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere del relatore.

I deputati Porcino e Paladini (Idv), nel manifestare forti perplessità sul provvedimento in esame, che hanno giudicato lesivo dei principi di libera concorrenza, senza peraltro adottare misure per la salvaguardia dell’occupazione nel settore, hanno preannunciato il voto contrario sulla proposta di parere favorevole del relatore.

Dopo alcune precisazioni del presidente Moffa, sull’ urgenza delle misure all’esame, la Commissione ha approvato la proposta di parere favorevole formulata dal presidente in qualità di relatore.

Nelle sedute di martedì 27 luglio e giovedì 29 luglio,
la Commissione ha quindi esaminato in sede consultiva, per il parere alla Commissione affari costituzionali, la proposta di legge n. 3286 (Siragusa) recante norme per la salvaguardia del sistema scolastico in Sicilia e per la rinnovazione del concorso per dirigenti scolastici indetto con decreto direttoriale 22 novembre 2004, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, 4a serie speciale, n. 94 del 26 novembre 2004.

Dopo l’illustrazione delle finalità del provvedimento da parte del relatore Fontana, e dopo la dichiarazione di voto favorevole, a nome dei rispettivi gruppi , da parte del deputato Berretta (Pd) e del deputato Fedriga (Lega) la Commissione ha approvato la proposta di parere favorevole formulata dal relatore.

Nella seduta di giovedì 29 luglio, il presidente Moffa ha illustrato la sua risoluzione 7-00364: Iniziative concernenti le vittime dell’esposizione all’amianto nello stabilimento Goodyear di Cisterna di Latina, facendo presente che essa si propone di impegnare il governo ad individuare misure atte ad evitare ulteriori ritardi o complicazioni nella corresponsione dei risarcimenti in favore dei familiari delle vittime dell’esposizione all’amianto nello stabilimento Goodyear di Cisterna di Latina, i quali hanno già ottenuto il riconoscimento di tale diritto a seguito di una importante pronuncia giudiziaria, che ha fatto valere le specifiche responsabilità dell’azienda.
Su proposta del sottosegretario Caliendo, il seguito dell’esame è stato rinviato ad altra seduta.

La Commissione ha altresì iniziato l’esame, in sede referente, della proposta di legge n. 437 (Anna Formisano) recante modifica all’articolo 9 della legge 12 marzo 1999, n. 68, in materia di richieste di avviamento dei disabili al lavoro.

Il relatore Delfino (Udc) ha fatto presente che la proposta di legge è volta a modificare la legge 12 marzo 1999, n. 68, che disciplina il diritto al lavoro dei disabili, inserendo un nuovo comma 3-bis all’articolo 9, al fine di prevedere che nel caso di richiesta di avviamento al lavoro di disabili da parte di datori di lavoro che siano comuni o unioni di comuni con popolazione rispettivamente inferiore a 15.000 e a 20.000 abitanti, sia data precedenza ai disabili residenti da almeno un biennio nel territorio del comune o dell’unione di comuni, ovvero dei comuni limitrofi. Osserva che l’intento del provvedimento è, dunque, quello di ampliare le possibilità di lavoro per quelle categorie svantaggiate che presentano maggiori problemi di inserimento nel mercato del lavoro ordinario e che sono costrette ad attendere per lungo tempo nelle liste di collocamento. Apprezzamento per le finalità del provvedimento sono stati espressi dai deputati Paladini (Idv) e Schirru (Pd), che ha auspicato un approfondimento della materia alla ripresa dei lavori parlamentari dopo la pausa estiva.