La Cgil presenta oggi (giovedì 1° giugno) alla stampa, con la partecipazione del segretario generale Susanna Camusso, il “Progetto di sviluppo economico e sociale” (Pses) per le aree colpite dal sisma del 2016/2017. Oltre alla gestione della fase dell’emergenza delle zone terremotate, purtroppo ancora in corso, e all’avvio della prima ricostruzione, le strutture Cgil dei territori interessati al sisma condividono la necessità di avviare una politica di sviluppo che eviti l'ulteriore spopolamento e l'impoverimento economico di un territorio già fragile. Una preoccupazione emersa più volte anche negli incontri con il commissario alla ricostruzione e il capo della Protezione civile.

Senza un progetto pluriennale di investimenti, anche quando sia superata la fase di emergenza e di prima ricostruzione delle aree colpite, non vi saranno in quei territori le condizioni per un reinsediamento stabile della popolazione e delle attività economiche e civili necessarie al consolidamento urbano e sociale. Si teme, al contrario, che continui lo spopolamento delle aree interne dell’Appennino iniziato ben prima del terremoto, dovuto alla frammentazione dei centri urbani, alla scarsità delle strutture di servizio e alla fragilità di molte imprese.

Primari campi di intervento del Progetto, in una logica di sostenibilità dell’area, sono le infrastrutture viarie e ferroviarie, le scuole e le università, le attività economiche di agricoltura, industria e commercio, l’assistenza sociale e sanitaria, la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale. Non si tratta in nessuno di questi ambiti di riempire un vuoto assoluto, quanto di integrare, valorizzare e implementare l’esistente.

Nel Progetto Cgil si richiede la predisposizione di una “Zona economica speciale” che sia in grado, ai sensi della normativa europea in materia, di attrarre investimenti e facilitare la creazione di nuove attività economiche, a partire dalle filiere produttive e commerciali già presenti, e lo sviluppo di innovazione e ricerca, legate alle caratteristiche delle facoltà universitarie dell’area. Anche nell’ambito delle logiche della ricostruzione è infatti opinione della Cgil che non sia sufficiente “ricostruire tutto com’era prima”, e che ricostruzione e innovazione tecnologica e di servizio debbano essere strettamente legate, se si vogliono produrre maggiori e migliori occasioni di lavoro.

È il caso, tra gli altri, del sistema sanitario che, data la frammentazione dei nuclei abitativi in frazioni interne a piccoli Comuni, ha la necessità di essere riprogettato per reti di servizi di prima assistenza diffusi nel territorio piuttosto che ripristinando un sistema esclusivamente centrato su ospedali per acuzie, spesso lontani dai paesi appenninici. Quello della frammentazione e della dimensione ridotta dei Comuni è uno dei problemi che vanno risolti attraverso la promozione di strumenti di coordinamento e unione comunale, che mettano in grado, senza sopprimere le entità municipali originarie, di coordinare le principali funzioni amministrative in modo da gestire le esigenze di una popolazione anziana e dispersa in frazioni. Soprattutto nell’emergenza, si è misurata la sproporzione esistente, anche a causa della dimensione di molti Comuni, tra esigenze e servizi.

È convinzione della Cgil che vada promossa la potenzialità turistica dell’area del sisma attraverso la creazione di Parchi naturali nazionali collegati fra loro in un percorso appenninico più vasto, dotato di capacità ricettive mirate, e che debba essere richiesto l'inserimento per un'area o una città del cratere nella World Heritage List dell’Unesco.

Il Progetto di sviluppo economico e sociale Cgil sarà declinato in quattro piattaforme regionali di confronto con le istituzioni territoriali e regionali interessate, in un percorso di promozione, dal basso, di programmi coerenti di rilancio delle economie e delle società colpite dal sisma, nonché di verifica dell’impiego delle risorse dell’emergenza e dei fondi europei, nazionali e regionali legati allo sviluppo delle aree interessate. Nella Regione Lazio si è appena siglato un primo protocollo orientato allo sviluppo, oltre l'emergenza, delle aree colpite.

Parallelamente si dovrà dar vita a incontri con i ministeri interessati, per valutare il grado di convergenza sulle proposte avanzate e avviare la realizzazione di un programma di rafforzamento infrastrutturale, economico e di servizi delle aree interne del paese. La logica del Pses, secondo la Cgil, è estensibile alle aree interne meno sviluppate e più fragili del paese, in coerenza con gli indirizzi strategici del Piano del lavoro.

Gaetano Sateriale è coordinatore del Piano del lavoro della Cgil nazionale