"Quella di Bari è stata una straordinaria manifestazione nella quale tutta la Puglia ha voluto gridare il proprio no al caporalato, allo sfruttamento, all'illegalità. Dopo le drammatiche morti di agosto, non possiamo accettare che su questo fenomeno cali di nuovo il silenzio e l'indifferenza". Lo ha dichiarato Stefania Crogi. segretario generale Flai Cgil, intervenendo alla manifestazione svoltasi il 14 ottobre a Bari, alla quale hanno partecipato oltre 5000 persone

Tantissimi i migranti in corteo, assieme a numerosi cittadini, arrivati da tutta la Puglia. Diversi gli slogan per chiedere più tutele e rispetto: "Non siamo animali ma persone come voi" hanno urlato i manifestanti.

"L'azione prolungata della Flai Cgil - ha detto Crogi - ha dato sostegno alle denunce di lavoratori e lavoratrici, ha costruito proposte ed ha portato il tema del caporalato all'attenzione della politica e delle istituzioni tutte. Le conquiste ed i provvedimenti fin qui ottenuti, dall'articolo 603bis alla rete del lavoro agricolo di qualità, vanno ampliati, applicati e resi incisivi per contrastare lo sfruttamento ed il sotto salario in agricoltura. Un settore che produce le eccellenze del nostro Made in Italy non può essere un settore nel quale diritti, tutele e contratti vengono quotidianamente calpestati. Da Bari abbiamo voluto ribadire che il nostro impegno rimane sempre alto e seguitiamo a chiedere che il Parlamento tempestivamente intervenga per promuovere un lavoro giusto. Il lavoro non si ottiene nei cellulari dei caporali ma in modo pubblico, trasparente e legale".

“Aspettiamo che il Governo ci faccia sapere cosa vuol fare - ha detto invece Gianni Forte, segretario generale Cgil Puglia -, per ora solo annunci e nessun fatto. Vale per gli investimenti, ma anche per i provvedimenti contro il caporalato. C’è un punto su cui non si può derogare in maniera assoluta: che l’agricoltura continui a essere un’area in cui l’illegalità la fa da padrona. Che le regole siano un fattore relativo, una sorta di optional. Lo diciamo al Governo nazionale, ma anche a quello regionale, che spesso appare preoccupato che un sistema di regole che disciplini il lavoro in agricoltura possa finire per danneggiare in maniera irreparabile le imprese". Così .

"Siamo consapevoli che l’impresa debba essere messa nelle condizioni di produrre e garantire lavoro. Ma ciò non può avvenire a prescindere, anche al costo di alimentare i circuiti malavitosi, il malaffare, l’arricchimento, attraverso lo sfruttamento delle persone. Il rispetto delle regole è più faticoso, ma porta solo vantaggi. C’è una crescente attenzione dei mercati e dei consumatori rispetto alla provenienza dei prodotti, che non siano frutto di un lavoro schiavizzato e sfruttato. Ecco perché l’operare dentro le regole e la legalità può e deve trasformarsi in valore”, prosegue il leader della Cgil pugliese.

"È evidente come il dato relativo alle ispezioni risulta parziale, in quanto non copre il periodo estivo, quello di maggior concentrazione del lavoro in agricoltura. Da anticipazioni avute (i dati dovrebbero essere disponibili a breve), nel solo terzo trimestre dell’anno le ispezioni sarebbero state il doppio di quelle dei primi sei mesi. Nel 2014 i controlli furono 1.818: delle 1.299 posizioni lavorative allora verificate, 1.161 non risultarono in regola", ricorda il dirigente sindacale.