Le nuove opportunità e le semplificazioni, ma anche i rischi di stress da lavoro correlato e il diritto alla disconnessione: la digitalizzazione del lavoro raccontata da tre lavoratori fiorentini, Elena (Banca Intesa), Giuseppe (Dada Register) ed Enzo (spedizioniere Dhl Gf). Le loro storie sono state protagoniste di un’iniziativa che si è svolta ieri (30 maggio) presso la Camera del lavoro di Firenze. Le aziende stanno cambiando, sono sempre più tecnologiche e interconnesse e questo nuovo modello industriale cambia radicalmente l’organizzazione stessa del lavoro. Cosa significa questa trasformazione per gli addetti? Come cambia il loro lavoro? E con quali effetti sulla loro vita?

Le innovazioni tecnologiche – ha spiegato Paola Galgani, segretaria generale Cgil Firenze – cambiano le condizioni di lavoro e i rapporti sociali. Per un’organizzazione come la Cgil è fondamentale interrogarsi e confrontarsi per arrivare a proposte contrattuali. Va trasformata l'innovazione in opportunità e ne vanno governati i possibili effetti negativi, come il rischio della diminuzione dei posti di lavoro. Una strada da seguire può essere quella della redistribuzione dei tempi di lavoro, così come si deve iniziare a porre il tema della disconnessione. Il pensiero di Gramsci (da lì si è partiti nel ragionamento, ndr) rimane utile per immaginare come intervenire sui cambiamenti del mondo del lavoro”.

LE STORIE

Elena Cherubini: bancaria, Rsa Fisac Cgil Banca Intesa
“Il nostro settore è tra i più emblematici per l'impatto della digitalizzazione, che è partita da lontano. La tecnologia ha accelerato indirettamente il passaggio di responsabilità da azienda a lavoratore. Smartphone, smartworking, telelavoro: sono comparsi strumenti che non ti lasciano mai e si tende ad ampliare il tempo e lo spazio di lavoro, tra l'altro col monitoraggio costante da parte dei superiori sul raggiungimento dei risultati e i conseguenti rischi di stress da lavoro correlato. Oggi ci interroghiamo su quale sia il nostro lavoro: vendere prodotti? Fare consulenza? È il momento di proporre una legge e una cultura sul diritto e il dovere di disconnessione”.

Giuseppe Scappaticcio: lavoratore Dada Register, Filcams Cgil
“La digitalizzazione ha portato innovazioni e opportunità di processi lavorativi più partecipati. Ma oltre alle luci ci sono delle ombre. Non sempre sono arrivati miglioramenti delle condizioni, per via di alcune metodologie produttive ispirate al toyotismo e a modelli più snelli. Per la nostra vertenza abbiamo sperimentato forme di mobilitazione ‘digitale’ oltre a quelle classiche di scioperi, manifestazioni, presìdi, volantinaggi: uso innovativo dei social media, assemblee pubbliche in diretta video, piattaforme di crowdfunding a sostegno delle lotte, tutte modalità per coinvolgere un pubblico più vasto di quello dei soli lavoratori”.

Enzo Paladino: spedizioniere Dhl Global Forwarding, Rsa Filt Cgil
Il lavoro dello spedizioniere è antico, fino agli anni 80 era praticamente manuale: carta, telefonate, documenti redatti con la macchina da scrivere. Coi computer tutto si è velocizzato grazie a veri e propri programmi ad hoc. Prima l'orario di lavoro, coi picchi di attività, poteva protrarsi fino a notte fonda, raccontano i colleghi più anziani; ora con la velocizzazione informatica dei processi questo accade raramente, quindi c'è stato un miglioramento della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Tuttavia, impiegando meno tempo, aumenta l'intensità del lavoro e siamo caricati di più funzioni. Bisogna tenere alta la guardia sui rischi di stress da lavoro correlato in quelle otto ore, serve un equilibrio, senza eccessivi carichi di lavoro né eccessive pressioni”.