Il contratto unico del credito, proposta lanciata due anni fa dalla Fisac Cgil nel corso di un forum ad Assisi, è oggi “un obiettivo realistico”. A dirlo è il segretario generale Agostino Megale, ai microfoni della rubrica di RadioArticolo1 “Diamo credito al lavoro”, sottolineando che lo è divenuto sempre più “dopo l’apertura della Fabi e degli altri sindacati autonomi di categoria”.

Per puntare con decisione a questo obiettivo erano necessarie due condizioni, che oggi finalmente si stanno avverando. “La prima era il rinnovo dei contratti di Ania (agenzie di assicurazione, ndr) e delle Banche di credito cooperativo” illustra Megale: “La seconda è quella di immaginare una simile operazione come un processo che guarda a una riforma delle relazioni industriali”. L’obiettivo, dunque, è arrivare alla scadenza del ccnl del credito, prevista per il 31 dicembre 2018, avendo già “avviato una serie di tavoli su inquadramenti e partite Iva, per allargare diritti e tutele ai lavoratori che ne sono privi e giungere così alla completa armonizzazione contrattuale, con strumenti e contenuti del rinnovo successivo già pronti”.

L’idea di unificare e ridurre il numero dei ccnl è una battaglia della Cgil fin dai primi anni Duemila. Un piano di razionalizzazione, attraverso accorpamenti e unificazioni, per arrivare alla riduzione complessiva dei Ccnl, fino al massimo di una quarantina per tutto il mondo del lavoro. “Negli ultimi anni – continua il segretario Fisac - abbiamo invece assistito al processo inverso: da 500 siamo arrivati a 800 contratti, un’enormità. Oggi, grazie al fatto che è un progetto unitario confederale, l’unificazione sta acquisendo il consenso di tutti”.

Le controparti datoriali, riprende Megale, hanno sempre “reso difficile tale processo e questo spiega perché, ad esempio nel commercio, siano nati tanti elementi di frantumazione”. Nello stesso tempo, però, i Ccnl semplificati e armonizzati devono essere un elemento molto forte di tutela. “È indubbio che più si accorpa, più salari e inquadramenti devono essere rinviati alla contrattazione di secondo livello” spiega l’esponente sindacale: “È questa la sfida per aumentare i salari e la produttività derivante da investimenti, ricerca e innovazione. In tale campo, invece, negli ultimi anni vi è stata una riduzione di 350 miliardi. E alla fine abbiamo avuto più sofferenze, meno crescita e meno occupazione stabile”.

Tornando ai rapporti con le proprie controparti datoriali, Agostino Megale rimarca che “con Abi siamo in una fase di passaggio molto delicata, dove sono stati necessari due scioperi nazionali e quattro manifestazioni, con un segretario generale della Cgil per la prima volta in piazza assieme a noi”. Disdicendo il contratto, spiega il leader della Fisac, le banche “avevano cercato di dare un colpo al sindacato, ma l’unità e la mobilitazione dei lavoratori hanno permesso di ripristinare il ccnl come strumento di tutela e avanzamento. Da allora abbiamo maturato accordi sulle libertà sindacali e sulle pressioni commerciali, rafforzando un modello di relazioni industriali”. Il ccnl unico del credito, conclude Megale, ha dunque l’obiettivo di essere “un fattore di tutela, innovazione e governo del cambiamento di tutto il settore bancario”.