“Le aperture commerciali nelle giornate del 25 aprile e del Primo Maggio, rischiano di cancellare il valore storico e sociale delle due principali festività nazionali legate alla storia d’Italia: due giorni di grande valore culturale e sociale, simboli importanti per la collettività”. Lo afferma la Filcams Cgil nazionale.

Dopo Pasqua e Pasquetta, anche 25 aprile e Primo Maggio, diventano giornate dedicate agli acquisti e al consumo e non più alla cultura, alla socialità e alla famiglia; molti negozi della grande distribuzione resteranno aperti, nonostante la contrarietà di alcune amministrazioni locali (ad esempio Milano) e le proteste dei sindacati del commercio, Filcams, Fisascat e Uiltucs.

“Non ci sono ragioni economiche così forti e dominanti
per sacrificare la festa della Liberazione e la festa del Lavoro”, prosegue la Filcams Cgil: "Riteniamo sbagliato e dannoso, come avvenuto già per le giornate di Pasqua e lunedì dell’Angelo, il ricorso alle aperture festive, perché si mercifica e si svuota il senso di queste giornate, affermando un falso principio: che nulla ha più valore davanti alle ragioni economiche e che la società è libera, se è libera di consumare in ogni luogo, in ogni ora e giorno della settimana”.

Secondo Franco Martini, segretario generale Filcams, nella manovra 'Salva Italia', che ha liberalizzato gli orari e le aperture nel commercio, manca un vero e proprio obiettivo: “Dobbiamo rimettere in discussione il concetto di servizio pubblico essenziale, che è stato impropriamente attribuito al commercio e avviare una riflessione per decidere dove vogliamo portare il settore, come vogliamo riorganizzare la società, ripensando, se necessario, i modelli di riferimento. Non possiamo, però, farci trascinare dai mercati e dalla crisi”, conclude Martini. È per questo che molte lavoratrici e lavoratori del commercio incroceranno le braccia nei giorni del 25 aprile e del Primo maggio, per protestare contro la totale liberalizzazione degli orari e delle aperture commerciali.