“L'ipotesi che prospetta il governo svuoterebbe l'art. 18 così com'è arrivato fino a noi. Introdurre la divisione, già in partenza, tra la discriminazione e la ragione economica ha una ricaduta negativa”. Intervistato dal Manifesto Sergio Cofferati boccia la soluzione prospettata da Elsa Fornero sui licenziamenti. “Non ho mai conosciuto un imprenditore che abbia licenziato qualcuno dicendo che lo allontava per una ragione politica o sindacale. Se c'è un'altra forma per argomentare il licenziamento, e questa è addirittura prevista dalla legge, è chiaro che tutti utilizzeranno quell'argomento”.

E i problemi non riguarderebbero solo la sorte dei singoli lavoratori. “Calerebbe, nel tempo, oggettivamente, l'autonomia del sindacato – spiega l’ex segretario della Cgil –. Per autonomia intendo la capacità di rappresentare un punto di vista diverso da quello delle imprese. Il rischio di una china è evidente. Per questo la trattativa è molto delicata; per tutte le implicazioni che ha anche sul futuro della forma-sindacato e delle funzioni del sindacato. Spero solo – conclude – che, se ci sarà un accordo, questo venga anche accompagnato da un giudizio dei lavoratori. In un accordo su queste materie, quando ci sono diritti in discussione, s’impone quel giudizio”.