“È essenziale che non si producano arretramenti. Bisogna procedere senza pericolose rivisitazioni in favore di qualcuno e a danno del sistema”. Così il segretario confederale della Cgil Franco Martini, a nome delle segreterie di Cgil, Cisl e Uil, ha aperto il convegno organizzato dai tre sindacati sul decreto correttivo del nuovo codice appalti. Un appuntamento che rispetta la road map tracciata qualche mese fa dalle tre sigle, “per tenere fede a un impegno preso con il Parlamento, con il governo, con l'Anac, e, soprattutto, con i lavoratori, di accompagnare passo dopo passo il cammino di una legge per noi importante”.

Del resto il tema degli appalti è centrale per le tre confederazioni, sia per il peso che il settore riveste nell'economia nazionale, sia per le particolari condizioni nelle quali operano i dipendenti delle imprese in appalto che impongono un impegno maggiore nell'azione di tutela sindacale e per la difesa dei diritti. “Ma altrettanto rilevante – ha detto Martini – è l'aspetto legato alla trasparenza, alla legalità, essendo questo un territorio sul quale da molto tempo l'economia illegale si è radicata e diffusa, non solo nei tradizionali settori dove il fenomeno ha conosciuto gli onori della cronaca (edilizia), ma nello stesso manifatturiero, fino ai servizi”.

Il giudizio di Cgil, Cisl er Uil sulla conclusione dell'iter che ha portato all'approvazione della legge delega è complessivamente positivo. “Pur con aspetti da migliorare – sottolinea Martini –, abbiamo espresso un apprezzamento sul risultato, anche se non abbiamo mai digerito il 'colpo di mano' in occasione dell'approvazione definitiva del testo da parte del Consiglio dei ministri”. Il riferimento è alla famosa questione della clausola sociale, sparita all'ultimo minuto nonostante i faticosi confronti e le complicate mediazioni. “In Italia non basta fare delle buone leggi, e quando sono buone non abbiamo difficoltà a dirlo, ma occorre farle applicare, occorre farle rispettare e se vuoi migliorarle devi fare attenzione a che non si aprano varchi per nuovi arretramenti”.

Ora le Commissioni riunite di Camera e Senato stanno procedendo a un'indagine conoscitiva sullo stato di attuazione e sulle ipotesi di modifica della nuova disciplina sui contratti pubblici. L'iter legislativo verrà completato attraverso l'approvazione del decreto correttivo da adottare entro aprile 2017. “Chiediamo che il completamento di questo percorso – insiste Martini – avvenga in tempi rapidi, per dare coerenza all'insieme della norma e certezze alla pubblica amministrazione, agli operatori economici, ai lavoratori. Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto di essere convocati in audizione dalle Commissioni competenti per offrire il proprio contributo di merito e di proposte, richiesta che non ha avuto risposta”. L'obiettivo è evitare che si proceda con modifiche spot, anche se parziali, lasciando al provvedimento da varare entro aprile il compito di un ripensamento più organico. “Non solo soffocherebbe la discussione – sottolinea Martini – ma limiterebbe anche l'attività delle stesse Commissioni”.

Ecco dunque i temi principali, dal punto di vista tecnico, portati al centro della discussione. Anzitutto, per quanto riguarda le procedure negoziate con consultazione di un numero limitato di operatori economici, la soglia attuale di 1 milione di euro è troppo alta, “va abbassata a 500mila euro come contenuto nelle linee guida”. Quanto alla procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando, “è indispensabile chiarire quali siano le casistiche di somma urgenza che rendono possibile attivare questo strumento per limitarne l'utilizzo ai casi di oggettiva necessità”. Sui commissari di gara, Cgil, Cisl e Uil chiedono di abbassare la soglia di applicazione a 1 milione di euro e istituire velocemente l'albo presso l'Anac. Per quanto riguarda le concessioni autostradali, “l'esclusione di progettazione e manutenzione dal calcolo dell'80-20”. C'è poi il tema dell'offerta economicamente più vantaggiosa: “Qui – spiega Martini – bisogna abbassare la soglia di utilizzo del massimo ribasso per i lavori (oggi 1 milione di euro) e stabilire un tetto massimo per punteggio economico, per evitare un ritorno surrettizio al massimo ribasso”. Infine, prevedere la partecipazione a titolo consultivo dei sindacati nella Cabina di regia e, per i lavoratori transnazionali, garantire che i concorrenti europei operino in regime di concorrenza leale sul costo del lavoro.

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