“Siamo soddisfatti per l'approvazione del Senato: una riforma attesa da molto tempo, necessaria e nel complesso ben fatta. Ma ora bisogna agire affinché la Camera approvi definitivamente il testo”. Così il responsabile Sicurezza e legalità della Cgil nazionale Luciano Silvestri, intervistato da RadioArticolo1 nella trasmissione “Italia parla”, commentando il via libera del Senato (avvenuto giovedì 6 aprile, con 129 sì, 56 contrari e 30 astenuti) alla riforma del Codice antimafia, che ora tornerà dai deputati per l’ultimo ok. Una riforma fondamentale, che ingloba il disegno di legge d’iniziativa popolare “Io riattivo il lavoro”, per il quale la Cgil, insieme a Libera, Arci, Centro Pio La Torre e altre associazioni, ha raccolto le firme.

 

“Un testo importante, che aggiorna l'intuizione che fu di Pio La Torre: per fare davvero male alle mafie occorre sottrarre loro i ‘piccioli’, così lui li definiva, cioè i proventi illeciti e illegali dell'attività criminale” spiega Silvestri. Il responsabile Sicurezza e legalità rimarca il ruolo della Cgil, che “è stata il motore principale di questo lunghissimo e travagliato percorso. Un riconoscimento che ci hanno fatto la presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi, che ha saputo costruire un lavoro di rifinitura e ampliamento della proposta che noi avevamo originariamente avanzato, o come l’onorevole Franco Mirabelli nel corso della dichiarazione di voto finale per conto del Partito Democratico, quando ha fatto subito riferimento alla legge d’iniziativa popolare. Questo vuol dire che l’intuizione che avemmo cinque anni fa, quando iniziò questo cammino, era di un'attualità straordinaria, e i fatti hanno rafforzato quell’intuizione”.

Un pilastro del nuovo Codice Antimafia è la restituzione dei beni economici che illegalmente la criminalità organizzata aveva sottratto all'economia sana della società. “Riappropriarci dei beni dei mafiosi non risponde solo alla necessità di colpire al cuore i loro interessi economici e di restituire il maltolto alle comunità territoriali” argomenta Silvestri: “La mafia esercita il proprio potere attraverso il controllo sociale del territorio. Recuperare quei beni, allora, significa anche recuperare il controllo democratico di quel territorio. Uno dei punti fondamentali della riforma è proprio il fatto che mette in campo strumenti più efficaci per rendere possibile quest’obiettivo”.

Ma concretamente cosa cambia? L’esponente Cgil sottolinea, anzitutto, che “si accelerano i processi, quindi la possibilità di intervenire con i sequestri di prevenzione sui mafiosi, mediante la costituzione di sezioni speciali delle misure di prevenzione e la distrettualizzazione della magistratura, in modo da rendere più efficace il sistema”. In secondo luogo, Silvestri rimarca che “l'amministratore giudiziario, una volta incaricato, avrà tempo tre mesi per poter stabilire se quell’azienda o quel bene possono essere immessi nel circuito della legalità oppure no. Sappiamo quanto sia disastroso il fatto che passino anche dieci anni dal sequestro di primo grado fino alla confisca definitiva: quindi è bene poter intervenire immediatamente”. Inoltre, aggiunge il responsabile Sicurezza, si dà “finalmente una dotazione congrua all'Agenzia, che era ormai ridotta al lumicino, stabilendo che l’organico sarà formato di 200 persone”.

Altro aspetto importante, rileva Silvestri, è la concessione di ammortizzatori sociali specifici per i lavoratori, sia nel caso che le aziende confiscate abbiano bisogno di un certo tempo per rientrare nel circuito della produttività sia nel caso che quelle aziende siano irrecuperabili. “Va sottolineato anche il fatto – aggiunge - che di fronte a un bene confiscato che necessita di manutenzione o di acquisire un appalto di lavoro, l'Agenzia è tenuta a realizzare queste attività innanzitutto attraverso altre aziende confiscate. In questo modo, come la Cgil ha sempre sostenuto, s’innesca un circuito virtuoso tra le imprese. Una recente ricerca di Unioncamere ha rivelato che sono circa 10 mila le aziende attive sequestrate e confiscate, per quasi 200 mila lavoratori: un'enormità, un mondo, che vuol dire economia, occupazione, sviluppo”.

Un ultimo tema che alcuni hanno rilevato negativamente è la riduzione delle sedi dell’Agenzia a due, Roma e Reggio Calabria. “Questa riduzione, però, va letta sia nel contesto più generale della riforma sia guardando con più attenzione al fenomeno, che è ormai di rilevanza nazionale, toccando tutti i territori italiani” conclude Silvestri: “Il nuovo Codice, infatti, istituisce anche tavoli permanenti presso tutte le Prefetture. Ed è lì che noi dovremo far leva perché quelle sedi saranno formate dalle parti sociali, che avranno appunto l'opportunità di affrontare quotidianamente il tema delle confische”.