La notizia è di quelle passate in sordina, ma è destinata ad avere un rilievo importante, da apripista. Alla luce di una recente sentenza della Corte di Appello, il consiglio di amministrazione di Faschim (il fondo integrativo sanitario per i lavoratori del settore chimico-farmaceutico, con oltre 137.000 iscritti tra i dipendenti e familiari) ha deciso all'unanimità, nella seduta del 15 novembre scorso, di ammettere la richiesta di un dipendente di iscrizione al Fondo del proprio convivente dello stesso sesso. Il lavoratore, per dare forza alla sua richiesta, aveva portato il certificato di iscrizione con il suo compagno al registro delle Unioni civili presso il Comune di Milano.

“E' una decisione tanto importante quanto significativa – commenta Emilio Miceli, segretario generale della Filctem Cgil, organizzazione questa tra le fonti istitutive del Fondo – che rappresenta un primo passo verso il riconoscimento, troppo spesso negato, dei diritti civili alle coppie omosessuali; è la dimostrazione – aggiunge – che i Fondi integrativi possono superare positivamente le lacune della legislazione italiana e quindi si presentano come strumento di innovazione sociale oltre che di protezione del reddito dei lavoratori. Purtroppo in Italia – aggiunge il leader sindacale – siamo in ritardo, oserei dire colpevole, al contrario di molti paesi europei nei quali assistenza sanitaria, eredità, reversibilità della pensione sono ormai una realtà acquisita”.