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“Il volume delle ore di cassa integrazione guadagni (Cig) dei primi sette mesi del 2015 conferma l’assenza di attività produttiva (zero ore) per potenziali 340 mila posizioni lavorative, dalle prospettive sempre più incerte ed esposte al pericolo reale di perdere definitivamente il lavoro e il sostentamento per le loro famiglie”. E’ quanto si legge nel rapporto di luglio dell'Osservatorio Cig della Cgil, frutto di elaborazioni delle rilevazioni sulla cassa condotte dall'Inps.
Sempre nei primi sette mesi del 2015, evidenzia il rapporto, “i lavoratori in Cig hanno perso complessivamente oltre 1 miliardo e 600 milioni di euro del reddito al netto delle tasse, mentre ogni singolo lavoratore in cassa integrazione a zero ore per tutto il periodo ha subito una riduzione del salario al netto delle tasse di circa 4.600 euro”.
Le ore di cassa integrazione guadagni (Cig) a luglio, richieste ed autorizzate, sono state 52.395.770, con un calo del 26,94% rispetto al mese di luglio 2014. Un risultato che viene giudicato positivamente dalla Cgil, ma che non deve però essere troppo enfatizzato. “La situazione produttiva - sostiene, infatti, il sindacato di Corso d’Italia - conferma la presenza di qualche segno di miglioramento, ma per superare la crisi industriale, riassorbire le eccedenze attuali in cassa integrazione, ritornare ad un punto di equilibrio e al pieno utilizzo delle risorse produttive, mettendo al sicuro gli attuali lavoratori in Cig, manca ancora un recupero dell’80% sui valori attuali”.
“Il problema di fondo - sottolinea il rapporto - resta quello che un’occupazione e una ripresa stabile non si consoliderà fino a quando la gran parte del sistema delle imprese non recupererà competitività nella propria offerta di merci anche verso il mercato interno, per innovazione, costi e qualità, mentre la domanda interna dovrà essere sostenuta da una ripresa del valore economico delle retribuzioni e delle pensioni”.
“Il lavoro continua ad essere la prima emergenza, in particolare quella giovanile, ma per creare occupazione - aggiunge il rapporto - non servono leggi sul lavoro ci vogliono progetti industriali e interventi strutturali e infrastrutturali finalizzati, mettendo in campo nuove risorse finanziarie straordinarie per investimenti produttivi, senza deprimere ulteriormente i redditi da lavoro e da pensione ma recuperandole dalle rendite finanziarie e patrimoniali”.
Infine, con riferimento alla riforma degli ammortizzatori, la Cgil sostiene che “proprio il diverso utilizzo degli strumenti (Cig, Cigs, Cigd e Cds) da conto di un quadro di incertezza sulle prospettive di ripresa produttiva e sui reali effetti sull'occupazione. Per questa ragione chiedevamo una riforma universale degli ammortizzatori e un piano straordinario sulle politiche attive che nel Jobs act non ci sono. Il governo a breve varerà i decreti attuativi mancanti che prevedono una riduzione della cassa e nessuna universalità. Continueranno ad esserci differenziazione tra lavoratori e imprese”.