“Dopo sette anni di stime sbagliate, come si può credere che le previsioni dell'Ocse siano realistiche?”. Così il segretario confederale della Cgil, Danilo Barbi, in merito al rapporto diffuso quest'oggi dall'istituto parigino sull'Italia.

Per il dirigente sindacale, “dal 2007 al 2014 le previsioni elaborate dall'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, relative alla crescita del Pil italiano per l'anno successivo, si sono dimostrate sistematicamente troppo ottimistiche. La distanza registrata con la realtà in sette anni è di oltre 10 punti di Pil, che, cumulati, sono circa 200 miliardi annui”.

Gli errori del passato non serviti da lezione, continua Barbi: "Anche stavolta il modello econometrico dell'Ocse prevede che nel 2015 e 2016, complessivamente, l'Italia crescerà di 1,7 punti di Pil, nonostante un'inflazione tra lo 0,2 e lo 0,5%, e un tasso di disoccupazione ancora attorno al 12% nel biennio considerato", dati previsti dalla stessa Ocse.

"Incredibile", secondo il segretario confederale, anche lo scenario che l'organizzazione prefigura come conseguenza delle riforme strutturali: secondo l'istituto, soprattutto grazie al Jobs act, in 10 anni il Pil crescerà di 6 punti. "Una previsione azzardata, che ormai sembra quasi una presa in giro. In assenza di politiche economiche espansive, in Italia come in Europa, ormai è chiaro che la crescita sarà un obiettivo impossibile".

Ancora più surreale, a giudizio di Barbi, il commento del ministro dell'Economia Padoan, secondo il quale i provvedimenti messi in campo dal governo nei prossimi anni aumenteranno occupazione e produttività. "Peccato che, a fronte della continua deregolazione e precarizzazione del lavoro, ciò non si sia mai verificato: forse perché non si era mai indebolito il lavoro così tanto? O l'austerity non è stata sufficientemente rigorosa? Oppure i salari non sono stati svalutati abbastanza?", conclude il dirigente Cgil.