Rispetto per il lavoro, la democrazia e la Costituzione”: con queste parole d’ordine la Cgil scende in piazza a Roma oggi, sabato 17 giugno, e chiama al suo fianco lavoratori, pensionati, giovani, cittadini. Quella che si conclude in piazza San Giovanni col comizio del segretario generale Susanna Camusso (orario previsto: mezzogiorno) è una giornata di sana indignazione per il modo in cui governo e Parlamento, col “giochino” dei voucher prima aboliti e poi resuscitati, hanno disprezzato e raggirato la mobilitazione referendaria sul lavoro, le firme di milioni di cittadini e il diritto di tutti gli italiani a esprimere il proprio voto col referendum.

A Roma sono in corso due cortei: il primo parte da piazza della Repubblica e proseguie per via delle Terme di Diocleziano, via Giovanni Amendola, via Cavour, piazza dell’Esquilino, via Liberiana, piazza di Santa Maria Maggiore, via Merulana, viale Manzoni, via Emanuele Filiberto e arriverà a piazza di Porta San Giovanni. Il secondo corteo partirà da piazzale Ostiense e proseguirà per viale della Piramide Cestia, viale Aventino, piazza di Porta Capena, via di San Gregorio, via Celio Vibenna, via Labicana, viale Manzoni, via Emanuele Filiberto; e arriverà a piazza di Porta San Giovanni.

“Il messaggio lanciato da questa manifestazione è che la democrazia va difesa: quando si violano le regole, si creano dei precedenti che ledono il diritto dei cittadini ad applicare l’articolo 75, cioè la possibilità di giudicare le leggi che i parlamenti e i governi fanno”. Così il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, in una breve dichiarazione rilasciata a rassegna.it durante il corteo: “Noi non retrocediamo, continueremo la nostra battaglia per arrivare alla Carta universale dei diritti del lavoro, perché di precarietà questo paese muore”.


Piazza della Repubblica, da dove parte uno dei due cortei della Cgil alle 8 di mattina ha iniziato già a riempirsi. Gli organizzatori distribuiscono bandiere e cappelli rossi. Il cielo della piazza è già riempito dai palloncini rossi della Cgil Torino, della Flc, della Cgil Milano. Un furgoncino con su scritto "Voucher = no diritti" è pronto a mettersi in movimento, e questo sarà il grande tema della manifestazione: il gioco sporco del governo sui voucher. Uno slogan campeggia su uno striscione: "Che mondo sarebbe senza diritti". Il senso della giornata è tutto qui: in piazza per i diritti, la Cgil c'è sempre.

“Quella di oggi è una manifestazione importante, soprattutto perché il sindacato esige rispetto verso il lavoro e verso la condizione delle persone di tutte le età” ha detto Carla Cantone, ex segretario generale dello Spi Cgil e oggi segretario generale della Ferpa (Federazione europea dei pensionati), arrivata in piazza San Giovanni per partecipare alla manifestazione.

"Siamo orgogliosi del lavoro che ha fatto la Cgil. La battaglia sui voucher è solo un piccolissimo tassello di quello che stiamo mettendo in campo in difesa dei diritti del lavoro". Così, dal corteo di piazza della Repubblica, Massimo Cogliandro, segretario generale della Fillea Piemonte. "Il disegno complessivo della Cgil - prosegue - è affascinante e importante, e culmina nella Carta dei diritti. È una grande battaglia in difesa del lavoro. Per questo siamo qui in piazza oggi". "Difendere la democrazia significa difendere i diritti di milioni di cittadini che avevano firmato per i referendum- gli fa eco Giacomo Sturniolo, della Fisac Piemonte -. Non fare votare, e scegliere, i cittadini non è democratico. La nostra battaglia politica proseguirà anche dopo questa giornata, per difendere e affermare questo principio".

C'è una grande assenza della politica: non ha più un rapporto del paese, non rappresenta più una grande parte dei cittadini e di quelli che lavorano”, ha detto Camusso a RadioArticolo1 (podcast). Nella vicenda dei voucher, ha spiegato, “bisogna partire da una considerazione: c'è stata la scelta consapevole di escludere la partecipazione dei cittadini e delle organizzazioni sindacali. Così il governo ha deciso di inserire nella manovra di bilancio la norma sui nuovi voucher, che non c'entra niente con i conti pubblici”.

In una lettera inviata agli iscritti Cgil, pochi giorni fa, Camusso ha riassunto i fatti salienti della vicenda, ricordando i 4,5 milioni di firme raccolti, il via libera della Corte Costituzionale ai referendum, il decreto legge del governo che abroga le leggi sottoposte a referendum popolare, infine la reintroduzione dei buoni. “Il governo e il Parlamento non hanno abrogato i voucher – scrive Camusso – ma i referendum, ovvero il diritto dei cittadini di esprimersi”: “Un Parlamento e un governo che in 35 giorni votano una legge e poi il suo contrario, minano la loro credibilità ed autorevolezza e la stessa fiducia nelle istituzioni”.

Ora la risposta passa per la piazza del lavoro, quella piazza San Giovanni che da sempre raccoglie le iniziative più importanti del sindacato. Ma, dal giorno dopo, la battaglia riprende. La Cgil considera infatti “necessario sollevare una questione di illegittimità” dei provvedimenti approvati, sia presso la Suprema Corte di Cassazione, sia presso la Corte Costituzionale: è quanto si legge sempre nell’appello contro lo “schiaffo alla democrazia” che, ad oggi, ha raccolto quasi 40mila firme. Inoltre il sindacato chiede “al Presidente della Repubblica il suo autorevole intervento al fine di tutelare lettera e sostanza dell’art. 75 della Costituzione, anche valutando l’opportunità di non promulgare la legge almeno sino al pronunciamento della nostra Suprema Magistratura”.