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“Tra il 2008 e il 2014 le imprese artigiane che hanno chiuso i battenti in Sicilia sono state 8.648. Su di esse, perlopiù imprese piccole e piccolissime, hanno pesato il calo dei consumi e la caduta dell’industria che ha perso il 40% della sua capacità produttiva. E questo ha determinato calo dell’occupazione, precarizzazione del lavoro, diminuzione delle condizioni di sicurezza e dei diritti in genere”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil Sicilia, Michele Pagliaro, nella relazione che ha aperto la seconda giornata del convegno del sindacato siciliano e della Cgil Lombardia sui temi dell’artigianato e della contrattazione. Il titolo dell'incontro è stato: “La Conferenza d’organizzazione: due realtà si incontrano sul valore della confederalità, i compiti della bilateralità e della contrattazione inclusiva e sociale".
Il sindacalista ha rilevato le “difficoltà di queste aziende legate a scarsa patrimonializzazione e ai problemi di accesso al credito, che si aggiungono a quelle determinate dalla crisi”. Ha poi detto: “Abbiamo deciso di focalizzare la situazione dei lavoratori di queste imprese, cioè gli ultimi, per provare a interpretare al meglio il concetto di contrattazione inclusiva, mirando all’obiettivo di estendere anche ad altri settori deboli i diritti e le tutele e ad ampliarli. Nel confronto con la Lombardia – ha rilevato- puntiamo a mettere in evidenza le buone prassi per farne patrimonio comune, unificando per questa via il territoro nazionale”. Pagliaro da un lato ha rilanciato la richiesta di “nuove e incisive politiche per il Mezzogiorno”, dall’altro ha ribadito il valore della contrattazione collettiva nazionale come contrattazione inclusiva per eccellenza”. Ha poi detto che “la contrattazione di secondo livello, che in Sicilia per la debolezza del settore artigiano è ‘assai rarefatta’, deve essere caratterizzata da una strategia coerente col mercato del lavoro locale e dovrà guardare anche alle recenti risorse, in realtà pochissime, 391 milioni, messi a disposizione del governo per incentivarla”.
Pagliaro ha anche detto che “una bilateralità sfrondata da qualunque elemento distorcente e improprio può diventare uno degli elementi contrattuali forti per l’artigianato e non solo. Bisogna lavorare – ha sostenuto- per renderla universale per tutti i lavoratori, meno parziale e capace di guardare a tutti a partire dai precari. Non vogliamo una bilateralità come luogo del compromesso o del corporativismo ma come luogo per affrontare i problemi soprattutto in relazione al welfare”. Pagliaro ha sottolineato che “per il lavoro debole occorre conquistare una condizione di welfare sociale e contrattuale che lo faccia uscire dalla povertà e dal bisogno”.
“L’attacco di Confindustria al contratto è figlio del neofrontismo del Governo e delle imprese che vogliono rompere la catena di solidarietà e diritti che è il cuore del contratto nazionale”, ha poi detto il segretario generale nazionale della Filctem Cgil, Emilio Miceli. A proposito del Sud Miceli ha sostenuto: “Nel Mezzogiorno non c’è l’impresa ma lo Stato che è in crisi, una crisi che è innanzitutto della classe dirigente e che rischia di comprometterne irreversibilmente le prospettive di sviluppo”.
Il segretario generale della Cgil Lombardia Elena Lattuada ha detto che "questa è stata davvero un'occasione importante per noi per venire a contatto con un mondo diverso dal nostro è trovare le assonanze. Salutando l'accordo Whirlpool, appena raggiunto, ha colto l'occasione per affermare la necessità di un luogo di gestione centrale della contrattazione che aiuti a tenere insieme questo paese. Ed è tanto più importante se è vero cheoggisi comincia a pensare che questa crisi, che noi abbiamo provato a contrastare con misure concrete, sta vedendo una leggera ripresa nel nord del paese, con il rischio che la frattura si approfondisca. A questo non è estranea ad esempio la vicenda dei tagli alla sanità rifiutati dalle Regioni del Nord".
"La Conferenza di organizzazione dovrà necessariamente affrontare questo nodo della coesione sociale e dell'importanza della contrattazione sociale nel territorio. In Lombardia il percorso, che si sta chiudendo, ha visto concentrarsi una grande attenzione sul tema della contrattazione. Ora si tratta di assumere decisioni per far vivere quella che chiamiamo la contrattazione di sito, che non si risolve nel consegnare alla categoria principale la contrattazione e la rappresentanza di tutti, che sarebbe una sfida davvero difficile da vincere. Piuttosto è necessario che coloro che rappresentano i diversi pezzi di lavoro, trovino un modo per operare insieme, ovviamente con un impegno forte di tutti i gruppi dirigenti. C'è la facciamo, si è chiesta concludendo il suo intervento Elena Lattuada, a dirci che in ogni Camera del lavoro c'è un posto in cui davvero sperimentiamo un accordo e una pratica di lavoro che ci consenta di fare insieme contrattazione di sito?"
Elisa Camellini della segreteria nazionale Filcams, ha inoltre ricordato che "quando parliamo di contrattazione inclusiva, l'elemento fondamentale diventa il Contratto Nazionale, con la conseguente estensione della platea. Fare contrattazione di sito è molto importante perché ci consente di far convergere categorie diverse. Importante, in tema di bilateralità, anche la questione della rappresentanza, che necessita però di regole. Il patto di governance stipulato tra le parti nel settore dei servizi è una buona strada per gestire la bilateralità, anche in presenza di approcci diversi. Trasparenza, sostenibilità e ruolo del sistema bilaterale, su questi temi il confronto non è stato facile ma ha dato dei risultati".
Franco Martini, della segreteria nazionale della Cgil, concludendo l'incontro ha sottolineato come "Le politiche dell'inclusione comportino una messa in discussione delle pratiche contrattuali e dei modelli organizzativi sindacali attuati fino ad oggi. La contrattazione inclusiva non è una fattispecie di contrattazione che si aggiunge alle esperienze già esistenti. Includere gli esclusi comporta ridefinire l'ordine delle priorità in termini di rappresentanza e tutele, tanto attraverso la contrattazione nazionale, che nel secondo livello di contrattazione. Estendere diritti e tutele al precariato, ha aggiunto Martini, non può significare abbassare la soglia dei diritti già esistenti. Anche per questo la contrattazione inclusiva comporta il rilancio di una forte iniziativa per lo sviluppo e la crescita economica del Paese. L'assenza di politiche governative finalizzate a questi obiettivi, in presenza di una forte spinta alla svalorizzazione del lavoro, penalizza ancor più i settori della piccola e media impresa e dell'artigianato, settori che costituiscono la fetta più ampia del nostro apparato produttivo".
"Anche per questo è inaccettabile - ha detto ancora Martini - l'ipotesi di sminuire il ruolo del contratto nazionale quale strumento di tutela generale degli addetti, che in un rapporto virtuoso col secondo livello, specie territoriale nel caso dell'artigianato, e con il sistema della bilateralità, rappresentano l'insieme delle leve sulle quali agire per un investimento atto a qualificare le risorse umane del settore. Anche il sindacato deve cambiare il suo profilo organizzativo. Rappresentare e tutelare le lavoratrici ed i lavoratori del settore artigiano comporta evolvere i modelli organizzativi, spostando il baricentro delle risorse umane e finanziarie sempre più sul territorio. La Conferenza di Organizzazione dovrà decidere alcune sperimentazioni concrete, con il necessario coraggio della discontinuità culturale ed organizzative. In questo quadro, ha concluso il segretario nazionale Cgil, lo scambio di esperienze, soprattutto tra realtà del Nord e quelle del Mezzogiorno, è importante per mantenere un profilo nazionale delle innovazioni, in grado di tenere insieme differenze profonde tra le varie realtà sociali ed economiche. L'obiettivo è tenere insieme lo sviluppo equilibrato delle realtà economicamente più forti, con la necessità che l'emergenza del Sud diventi una opportunità per lo sviluppo dell'intero Paese. L'iniziativa che ha visto impegnate le strutture Cgil della Lombardia e della Sicilia rappresenta per questo un utile laboratorio per l'intera organizzazione nazionale."