“Perché una vertenza per il Sud? È da circa un anno che come Cgil sosteniamo che questo governo non è in grado di mettere in campo una benché minima idea di politica per il Mezzogiorno del paese e, soprattutto, mettiamo in guardia sul perpetuarsi di una situazione preoccupante, evidenziata nelle ultime settimane da alcuni dati incontestabili, a cominciare dallo scenario drammatico emerso dal rapporto Svimez”. Gianna Fracassi, segretaria confederale della Cgil, spiega così le ragioni che hanno indotto la confederazione di corso d’Italia a lanciare la vertenza “Laboratorio Sud-Idee per il paese”.

L’iniziativa, che viene presentata a Potenza domenica 6 settembre, nell’ambito della festa della Cgil Basilicata (con la partecipazione di Susanna Camusso e alla presenza dei governatori delle Regioni del Sud), si pone l’obiettivo di riaffermare la necessità di una strategia nazionale per il Mezzogiorno. “La risposta per la Cgil – prosegue Fracassi – non può essere lasciata solo alle dinamiche regionali. A partire dai contenuti del nostro Piano del lavoro, proponiamo un progetto per l’intero paese, capace di coniugare sviluppo, crescita e tutela dei diritti, da quelli essenziali di cittadinanza a quelli nel lavoro”.

Nella sua analisi, posta alla base della vertenza, la Cgil parte dai dati che nel corso degli ultimi mesi hanno confermato l’ampliarsi del divario tra Nord e Sud d’Italia e che, nel contempo, impongono una serie di riflessioni sul piano sociale, economico e politico. “Quello che stiamo vivendo – argomenta ancora la segretaria della Cgil – è il periodo in cui si registra il peggiore andamento per l’economia del Mezzogiorno dal 1948 a oggi: meno 13 punti di Pil rispetto al 2007. Senza contare la flessione degli investimenti, secondo la Banca d’Italia in gran parte attribuibile alle grandi imprese e quantificabile in un meno 53%, causa di un processo di vera e propria desertificazione, e il divario nel tasso di occupazione con il Centro-Nord, cresciuto a 21,5 punti percentuali”.

Un quadro che definire preoccupante è poco, e che chiama in causa le responsabilità cumulate negli anni dalla classe dirigente del nostro paese, in primis quelle del governo centrale, ma – non meno pesanti – anche quelle delle amministrazioni locali: “Sul primo versante – sottolinea Fracassi – riscontriamo un’assenza di iniziativa, di strategia complessiva, fatto salvo l’affidamento ai soli fondi strutturali del compito di ridurre il gap. Mentre sul versante dei territori riscontriamo inefficienze, ritardi, a volte incapacità di mettere in campo vere politiche di sviluppo. In questo contesto, i diritti essenziali di cittadinanza, istruzione, sanità, assistenza, sono garantiti in misura inferiore rispetto al resto del paese e le infrastrutture fisiche risultano inadeguate”.

Per alimentare di contenuti la sua vertenza “Laboratorio Sud-Idee per il paese”, la Cgil prevede dunque un vero e proprio intreccio tra piattaforme politiche regionali e territoriali, sostanziate anche dal contributo delle singole categorie. “La metodologia che vogliamo adottare – spiega Fracassi – è bottom-up, vale a dire che si parte dal territorio con la discussione su cinque-sei macro obiettivi per costruire in parallelo il progetto nazionale. È importante che la fase di discussione regionale si apra quanto più possibile alle risorse territoriali, dalle associazioni alle istituzioni della formazione e della ricerca”.

La dimensione nazionale della vertenza sarà invece resa operativa dalla costituzione di una sorta di cabina di regia, che sarà chiamata a tenere insieme sia i territori che le categorie, oltre che le specifiche competenze del centro confederale. “Un coordinamento – specifica la dirigente sindacale – che riteniamo importante costruire anche in previsione di un’urgenza rappresentata dalle scadenze di settembre relative alla legge di stabilità e alle rivendicazioni che intendiamo mettere in campo per quella fase”.

Naturalmente, l’iniziativa non potrà solo essere finalizzata alla fase temporale della legge di stabilità, ma dovrà avere uno sviluppo utile a traguardare l’azione della confederazione almeno nei prossimi 7-8 mesi. “Per questo intendiamo punteggiare con appuntamenti programmatici questo periodo – conclude Fracassi –. Dopo l’iniziativa di Potenza, prevediamo di costruire un’assemblea nazionale dei delegati delle regioni del Sud, un momento specifico più finalizzato alle categorie nazionali e un evento nazionale di confronto con i livelli istituzionali di governo”.