"La cooperazione 'malata', quella spuria, le finte cooperative, l'inchiesta su Expo, su Mafia capitale, sugli appalti di Ischia, palesano una situazione inaccettabile nel sistema economico e produttivo italiano, a partire dal ruolo della cooperazione, che necessità di una risposta immediata e radicale, in grado di bandire l'illegalità e lo sfruttamento nel sistema degli appalti". Così, in una nota, la Cgil Emilia Romagna.

"La magistratura deve fare e farà il suo corso, ma questo Paese non può più permettersi di avere da più di 700 giorni, bloccata in Parlamento, una legge contro la corruzione, livelli istituzionali permeati dall'illegalità, lavoratori sfruttati, con retribuzioni da 3 euro all'ora nel sistema degli appalti. Così come nel sistema produttivo il ruolo della cooperazione deve tornare ad essere quello definito dai valori fondanti delle proprie radici: solidarietà, trasparenza, redistribuzione del reddito, partecipazione, democrazia economica", aggiunge il sindacato.

"L'importanza determinante della cooperazione nel sistema economico e sociale della nostra regione e nel Paese viene messa in discussione da chi, agendo illegalmente, ha scelto la strada della competizione, giocando sulla pelle dei lavoratori e dei soci, utilizzando e facendosi utilizzare dalla corruzione e dalla malavita organizzata per competere sul mercato. È indispensabile ritrovare il senso comune della legalità e del buon lavoro per uscire da un cancro, che ormai sta permeando tutta l'Italia", sostiene ancora la Cgil regionale.

"Per queste ragioni, riteniamo necessario rilanciare la nostra proposta di legge d'iniziativa popolare sugli appalti, e nella nostra regione proporre nel Patto per il lavoro il testo unico sugli appalti, in grado di bandire dal sistema produttivo i corrotti, chi opera nella cosiddetta zona grigia, chi non applica i contratti nazionali collettivi di lavoro, chi continua a operare secondo la logica del massimo ribasso", prosegue il sindacato.

Così come riteniamo non più rinviabile la revisione delle legge 142 sul socio lavoratore, per ridare dignità, possibilità al socio lavoratore di partecipare democraticamente alle decisioni nelle imprese cooperative, ed esercitare funzioni di effettivo controllo. La stessa cooperazione ha bisogno di darsi nuove regole e ribadire i propri valori fondanti, di promuovere un'azione in grado di alienare chi opera border line con il mercato illegale, di riconoscere il valore del lavoro. Promuovere un'azione, da parte della cooperazione, che metta in discussione quel gruppo dirigente, che non decide una volta per tutte dove vuole operare: scegliere la legalità come barriera contro l'illegalità, è ormai inderogabile", continua la Cgil.

"Come Cgil, riteniamo che sia possibile costruire, insieme ai tanti uomini e donne, cooperatori e cooperatrici di questa regione che vogliono rifondare il sistema, ognuno nell'autonomia del proprio ruolo, un futuro che rilanci il modello cooperativo, che fondi le proprie radici nel valore del lavoro e nei principi della nostra Costituzione", conclude la confederazione regionale.