"I dati Eurostat confermano, se ce ne fosse ancora bisogno, che il divario tra il numero di uomini e donne che lavorano (-20pp) è il maggiore in Europa, ad eccezione di Malta. E quel che è più grave nell'anno in cui è entrato in vigore il jobs act". È quanto afferma la responsabile delle politiche di genere della Cgil, Loredana Taddei.

"Un divario - sottolinea Taddei - che denunciamo inascoltati da tempo. Eppure le donne e le ragazze italiane desiderano entrare nel mercato del lavoro, ne è una conferma il superamento degli uomini nell'istruzione".

"Il fatto è che la bassa occupazione delle donne - aggiunge Taddei - è sintomatica di una condizione generale di disuguaglianza, come ha rilevato anche il Gender Equlity Index, elaborato dall'EIGE. Discriminazione e disuguaglianze che impediscono alle donne l'accesso al mercato del lavoro non potranno che aumentare in assenza di politiche mirate, di investimenti per creare occupazione, di servizi e tutele sociali, di adeguate politiche di conciliazione, di una figura istituzionale con un'ampia delega che coordini una concreta azione di governo, una strategia complessiva delle politiche di genere".

"Perché il governo non se ne accorge? - conclude Taddei - Due sono le cose: o non si è capaci, o c'è la volontà precisa di non affrontare un problema fondamentale, che se non risolto riporta non solo le donne, ma l'Italia intera, indietro di decenni. Allora non è più rinviabile un reale cambiamento di passo, assumendo tra gli obiettivi prioritari la promozione dell'uguaglianza di genere e un'effettiva parità nel mondo del lavoro".