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Sono almeno 300mila i lavoratori stagionali che hanno perso il reddito perché i loro contratti sono scaduti e non hanno nessun ammortizzatore. In teoria, sono in attesa della cosiddetta miniAspi che però sarà operativa solo dal gennaio 2013. È solo uno degli effetti della riforma del lavoro che la Cgil sta monitorando. Per leggere i primi risultati e seguire passo passo la raccolta di dati si può andare alla pagina speciale e sul sito della Cgil nazionale.
Tutte le persone licenziate dal 18 luglio in poi - afferma la Cgil - non sono coperte da nessuna garanzia; secondo le comunicazioni obbligatorie sono almeno 1.700.000 le persone che ogni anno si dimettono volontariamente. A questi vanno aggiunte altre 800 mila persone che vengono licenziate dai datori di lavoro; ogni anno, sempre secondo le comunicazioni obbligatorie, ci sono circa 5 milioni di cessazioni di contratti (non sono persone, perché magari ogni persona può avere due o tre contratti l'anno; In questi bacini si tratta ora di capire quante sono le persone che perdendo il lavoro dovrebbero godere dei nuovi ammortizzatori sociali, che però sono stabiliti dalla legge, ma non in vigore. Oltre il labirinto stiamo attraversando una sorta di “limbo” normativo.
“Da quando è stata varata (il 18 luglio scorso è entrata ufficialmente in vigore), la legge 92 del 2012 di riforma del mercato del lavoro sta producendo molti problemi ai lavoratori e alle imprese. Si sovrappongono norme, aumenta la confusione e non diminuisce affatto la precarietà del lavoro, mentre l'area dei cosiddetti “non tutelati” rischia di allargarsi. Un labirinto da cui è difficile uscire”. E' questa la tesi della Cgil.
"Pensiamo - dice Serena Sorrentino, segretario confederale - che questa legge vada cambiata e che sui suoi effetti applicativi non si può rinviare tutto a quando il monitoraggio annunciato dal Ministro sarà concluso perché nel frattempo tante lavoratrici e lavoratori rischiano di non avere certezze e le imprese nell'indeterminatezza stanno in "stand by". Di fronte al dramma della crisi, della disoccupazione e per garantire che un piano per la crescita non debba per forza di cose voler dire sacrificare diritti del lavoro abbiamo bisogno di regole diverse, continueremo quindi a vigilare ciò che accade e a tutelare chi rischia di essere vittima di una riforma lacunosa e sbagliata e a chiederne le modifiche necessarie".