Pubblichiamo una serie di nostri articoli "best of 2012", tra quelli che ci sono piaciuti di più o ci sono sembrati significativi.

Ce ne ha messo di tempo, ma da qualche mese a questa parte, Twitter sta conoscendo una sua diffusione anche in Italia. Sempre inferiore rispetto a LinkedIn e Facebook, ma comunque importante. Soprattutto per la ricerca di lavoro. Se siete tra coloro che guardano al “mondo dei cinguettii” con un atteggiamento a metà tra sospetto e curiosità, sappiate che può diventare un ottimo mezzo, se non per trovare una vero impiego, quantomeno per dei contatti utili. E di questi tempi, si sa, tutto ciò che porta con sé possibilità prossime o future è ben accetto.

Già, ma come si trova un lavoro in un social media in cui non si possono inserire la propria età, la città, e soprattutto tutte le esperienze professionali? Ostico solo in apparenza, in realtà Twitter porta con sé un potenziale molto alto, già a partire dal primo accesso. Dopo avere inserito il proprio nome e cognome o un nick (ma molti preferiscono i primi), quello che conta è la descrizione che fate di voi, della vostra professione, dei vostri interessi. I caratteri sono pochi, ma bastano a dire cosa si sta facendo e cosa si è fatto di rilevante. Ciò aiuterà non solo a fare avere una prima traccia di sé, ma anche ad avere più followers, ossia gente che ci segue, per quello che diciamo di essere e per quello che saremo su quel social network.

“Se qualcuno comincia a seguirmi su Twitter”, ci dice Ivana Pais, ricercatrice in sociologia economica all’Università Cattolica di Milano con interesse verso i social media, “la notifica mi arriva tramite email e la prima cosa che vado a controllare è chi è la persona in questione. Se non c’è scritto niente su di lei, probabilmente non la seguirò né me ne ricorderò. Diversamente, potrò cominciare a seguirla anche io e ad interessarmi a quello che dice”. Gli inizi sono dunque importanti? “Direi di sì: fondamentali. Fatta una descrizione efficace di sé, magari mettendo anche un sito o blog di riferimento, il consiglio che posso dare è di leggere, guardarsi intorno prima di cominciare a twittare (ossia scrivere il proprio pensiero in 140 caratteri, ndr). Crearsi una rete, fare selezione delle persone da seguire e poi ogni tanto fare anche una pulizia”.

Ma su Twitter si trova davvero lavoro? “Dirlo con certezza, ancora non è possibile visto che su Twitter non ci sono pagine da monitorare come in altri social network, ma la percezione che si ha è che essendo un mezzo puramente informativo, in tal senso aiuta. A dispetto degli altri social media, Twitter fa già una prima selezione e l’utente presente ha un profilo mediamente più alto: chi non ha molto di interessante da comunicare difficilmente ci resta a lungo. Mi è capitato di sentire persone che sono state notate dalle aziende perché magari hanno partecipato a dei convegni e hanno twittato i loro commenti in diretta usando l’hashtag (ossia la parola chiave, quella che aiuta nella ricerca ed è preceduta dal segno #, ndr) ufficiale. Ciò aiuta in particolare durante i convegni in cui l’interesse è concentrato sui relatori e il pubblico ha scarse possibilità di esprimersi”.

Ciò che conta dunque è come ci si rapporta e quello che si condivide in Rete. Come è successo a Maria Michela Calculli (@mammaeconomia) che racconta così il suo primo “contatto lavorativo”: “Su Twitter sono da marzo 2011 e nel mio twittare compulsivo, una sera d'estate ho postato l'ennesima foto di mio figlio ed è successa una cosa bellissima. Sono stata contattata dal mensile 'Giovani genitori' e ho scritto il mio primo articolo sui nativi digitali”. Ma i contatti non finiscono qui: “Qualche settimana fa, un twittero (un utente Twitter, ndr) con cui ho fatto amicizia mi scrive per chiedermi se può propormi un lavoro, accetto e vengo ingaggiata come blogger professionista. Prima di entrare in Twitter, ero un'impiegata amministrativa in maternità. Oggi ho la partita IVA e un po' di clienti e collaborazioni tutte costruite intorno ai Social Media”.

Anche Edda Abbagliati, che si occupa di tourism consultancy, ossia di tutto quello che ha a che fare con il “marketing del turismo”, grazie a Twitter ha trovato un contatto utile che poi si è trasformato in un lavoro. “Ho conosciuto una persona che lavora nel mondo turistico-alberghiero in Irlanda. Ci siamo messe in contatto tempo fa e di recente mi ha proposto un piccolo lavoro di lancio in Italia di una struttura alberghiera, un castello privato che si affitta solo a gruppi speciali. Il lavoro ha riguardato la creazione di pacchetti adeguati per il mercato del nostro Paese. Un'opportunità importante per me e la mia socia”.

Per chi è invece agli inizi, il primo consiglio è di twittare contenuti che possano essere di interesse per tutti e che “allo stesso tempo denotino la nostra conoscenza in un determinato ambito, il che”, precisa Ivana Pais “ci aiuta ad essere seguiti e a farci conoscere. Inoltre, conta molto non solo il rilanciare i contenuti di altri (in gergo ritwittare), ma commentarli, creare discussioni”. Se siete alla ricerca di lavoro potete poi “seguire le pagine delle aziende con cui interagire, ma anche creare delle liste, ossia raggruppare persone o siti da seguire e che twittano su un certo argomento”. Nel caso del lavoro, sono tanti coloro che pubblicano o rilanciano offerte di posizioni aperte. “Un altro modo è usare le ricerche, se vi basate sulla parola lavoro, riuscirete a trovare tutto quello che di più recente è stato scritto”.

In soccorso vengono poi piattaforme nate apposta per far incontrare Twitter e il mondo delle professioni: come TwitJobsearch JobsTractor e Jobshouts veri e propri motori di ricerca che attingono dai vari messaggi di 140 caratteri. Diverso è invece il caso di Klout (chi scrive l’ha scoperto da poco) che permette di vedere quanto si è “influenti” su Twitter su determinati argomenti e da chi si “viene influenzati”. Non servirà proprio a trovare lavoro, ma a verificare la propria “popolarità”, indubbiamente sì. E come abbiamo detto prima, anche questo conta per trovare (o quantomeno cercare) un lavoro. 

(prima pubblicazione: 20 gennaio 2012)