Ritiro dei 170 licenziamenti già annunciati, avvio di un confronto con le Rsu e rilancio del piano industriale: sono gli importanti risultati ottenuti nella vertenza Natuzzi dopo l’incontro al ministero del Lavoro tra i vertici dell’azienda, i tecnici del dicastero e del Mise, i funzionari della Regione Puglia, le segreterie nazionali, regionali e territoriali di Puglia e Basilicata di Feneal, Filca, Fillea, le Rsu e le segreterie nazionali dei sindacati del commercio Filcams, Fisascat e Uiltucs.

“Siamo estremamente soddisfatti dell’esito del vertice – dichiarano Feneal, Filca, Fillea –, perché l’azienda ha preso atto della nostra determinazione e ha accettato le nostre richieste. In particolare, Natuzzi ha ritirato la comunicazione del 23 novembre scorso, richiamando i 170 lavoratori licenziati, per far posto ad altrettanti reintegrati, a seguito della sentenza del Tribunale di Bari.

Dal 1° gennaio 2018, i lavoratori, insieme ai 35 della New Confort, saranno dunque impiegati direttamente nella lavorazione del divano all’interno dei siti operativi aziendali, utilizzando gli ammortizzatori sociali attualmente in essere, come la cassa integrazione straordinaria e i contratti di solidarietà, evitando però ripercussioni sui colleghi attualmente impiegati. Inoltre, Natuzzi ha preso l’impegno di ripartire dal confronto presso il Mise, per il rilancio del piano industriale che coinvolga tutti gli stabilimenti, compreso quello di Ginosa, con un progetto sulla lavorazione della gomma, e infine ha annunciato d'intensificare il confronto con le Rsu di sito, sulla gestione dell’accordo e sull'organizzazione del lavoro. Molto importanti anche le iniziative annunciate dalla Regione Puglia su formazione e riqualificazione professionale e sulla convocazione di un tavolo di confronto tra le parti, che avrà il compito di valutare eventuali strumenti di sostegno al reddito a livello regionale.

"Ovviamente – proseguono le sigle delle costruzioni – non abbassiamo la guardia, e al contempo chiediamo il massimo impegno dell’azienda e delle istituzioni per il rilancio delle produzioni in tutti gli stabilimenti del gruppo. Già ieri, abbiamo inviato una richiesta d’incontro al Mise e alle Regioni Puglia e Basilicata per continuare la nostra azione sindacale e per garantire il rispetto degli impegni, salvaguardando i livelli occupazionali di questo importantissimo presidio industriale, che rappresenta un’eccellenza del made in Italy nella produzione di elementi d’arredo e una delle poche realtà imprenditoriali che ancora operano nel Sud del Paese”.

Insomma: un primo importante risultato per una lunga vertenza.  La vicenda inizia il 13 ottobre 2016, con l’allontanamento di 330 lavoratori. Di questi, gran parte esce volontariamente mediante l’esodo incentivato, una quarantina accetta il trasferimento nella nuova società “New Comfort srl” che dovrebbe insediarsi nello stabilimento di Ginosa (che però ancora non ha iniziato l’attività, e il progetto sembra ormai naufragato), mentre i restanti 173 (da anni in cassa integrazione a zero ore) decidono di fare ricorso. Il Tribunale del lavoro di Bari, con sentenza poi confermata dalla Cassazione, per 154 dispone il reintegro in azienda, stabilendo l’illegittimità del licenziamento collettivo. Attualmente i 154, pur percependo lo stipendio, non sono stati reinseriti all’interno del ciclo produttivo.

E arriviamo a oggi. La Natuzzi, avvalendosi della legge 223 del 1991 (art. 17), dichiara anzitutto di procedere, dovendo reintegrare i 154 lavoratori, a licenziarne altrettanti. Inoltre, sospende il piano industriale e gli accordi per la ricollocazione nella newco di Ginosa, che prevedevano la riapertura dell’impianto e nuovi investimenti. Decisione che è stata formalizzata con una lettera inviata a ministeri del Lavoro e dello Sviluppo economico, Regioni Puglia e Basilicata, sindacati generali e di categoria territoriali, associazioni industriali di Bari, Taranto e Matera. In un comunicato l’azienda ha precisato che non si può parlare di “nuovi licenziamenti”, perché i 154 rientreranno “nel perimetro dei 1.918 collaboratori concordato con le organizzazioni sindacali negli accordi siglati il 3 marzo e il 10 ottobre 2015“. Poi, fortunatamente, l'accordo al Mise.