Mercoledì 22 aprile a Milano sotto la sede della Regione Lombardia i sindacati confederali, quelli degli inquilini, le categorie degli edili, dei lavoratori delle Aler e dei pensionati si sono date appuntamento per un presidio di protesta per sollecitare nuove e più incisive politiche per salvare e rilanciare l’edilizia residenziale pubblica. Al presidio hanno partecipato - riferisce una nota dei promotori - alcune centinaia di persone provenienti da tutta la regione.

"Una delegazione avrebbe dovuto essere ricevuta dall’assessore Fabrizio Sala - si legge nella note - che però, per sopravvenuti impegni, non ha partecipato all’incontro, che si è svolto alla presenza dei dirigenti dell’assessorato. Pur essendo stato convocato dall’assessore un nuovo incontro per venerdì 24, rimangono la sorpresa e una certa preoccupazione per questa assenza - sottolineano i sindacati - soprattutto rispetto a chi, oggi in piazza, aspettava delle risposte concrete su problemi che non possono più essere rimandati".

In ogni caso nell’incontro di venerdì, le Organizzazioni Sindacali ribadiranno all’assessore Sala le richieste e le proposte che sono state alla base della mobilitazione di mercoledì, in particolare: "Un impegno finanziario diretto e strutturale della Regione Lombardia nella misura del l’1% del bilancio annuale, per la costruzione di nuove case popolari e il recupero del patrimonio esistente; un piano di risanamento di Aler a tutela degli inquilini, e che sia in grado di salvaguardare posti di lavoro e professionalità dei lavoratori Aler, sui quali non devono ricadere gli errori del dissesto finanziario, soprattutto di Aler Milano".

E ancora: "Interventi nei quartieri di edilizia pubblica su vivibilità, sicurezza e sistema dei servizi alla persona, con particolare attenzione alla popolazione anziana, e per promuovere coesione e integrazione sociale; la correzione al ribasso delle norme sul canone sociale, tutelando le famiglie assegnatarie in difficoltà con criteri di reale sopportabilità dell'affitto e delle spese rispetto alle condizioni economiche; un miglioramento della gestione degli alloggi e degli accessi, contrastando lo sfitto nelle case popolari e l'abusivismo, superando criteri discriminatori e consentendo ai comuni un uso efficiente delle disponibilità rispetto all'emergenza casa".