“Nel ringraziare Susanna Camusso, che ha scelto anche Venezia per la presentazione della Carta dei Diritti, vorremmo rappresentare la situazione che il nostro Ente attraversa ormai da qualche anno”. Inizia così una lettera inviata dai componenti Fp Cgil della Rsu del Comune veneto al segretario generale della Cgil. "La fuoriuscita dal patto di stabilità anche per quest'anno – si legge nella missiva – si appresta a vanificare, per colpa della tagliola normativa nazionale, tutte le rivendicazioni, le assemblee, gli sforzi fatti da lavoratori, Rsu, segreteria Fp Cgil Venezia e altri sindacati. A fine marzo 2016 avremo la definitiva certezza che pagheremo ancora noi, sia come cittadini sia come dipendenti pubblici. Le sanzioni si tradurranno in azzeramento del salario accessorio e divieto assoluto di assumere. Contestualmente, come cittadini scontiamo tutti gli aumenti tariffari decisi dal Commissario nella passata gestione poi riconfermati dalla Giunta Brugnaro”.

“Ricordiamo, tra molti, anche l'aumento dei buoni pasto dei nostri figli con una ricaduta immediatamente negativa ovviamente sui redditi delle famiglie. Visto che la Cgil è un'unica grande organizzazione sindacale confederale – e anche per questo ne facciamo parte – vorremmo che la segretaria Susanna Camusso accendesse i riflettori anche sulla Città di Venezia, oltre che sulla sua particolarità territoriale e quindi bisognosa di leggi speciali ad hoc per la sua gestione. Stiamo diventando, insieme ad altri Comuni di Italia, vittime di un paradosso legislativo ormai non più sostenibile”.

“La normativa del Patto di Stabilità – è spiegato nella lettera – alla fine punisce chi mantiene i conti in ordine, chi non ha mai rubato dalle casse comunali, chi come noi aveva introdotto da subito gli adeguamenti della finanza comunale alla finanza pubblica in termini di rispetto delle procedure. Solo nel 2015 abbiamo già perso quasi 3.000 euro a testa del nostro stipendio, ci avviamo nel 2016 a perderne ancora di più”.

Se tutto ciò non bastasse, “non possiamo assumere il personale precario in scadenza tra qualche mese, né scorrere le graduatorie ancora in vigore per dare soddisfazione ai legittimi vincitori di concorsi pubblici, siano essi interni o esterni. Frustrante è poi vedere che il governo propaganda un'idea del servizio pubblico che deve migliorare e produrre di più, tagliando risorse e personale proprio ai Comuni che per la loro articolazione territoriale sarebbero gli enti più vicini ai cittadini e quindi più in grado di rispondere alle loro necessità in termini servizio pubblico”.