"Non usciremo dalla crisi se non si utilizzano tutte le risorse disponibili per creare lavoro. Tutte le altre ricette sono un palliativo, bisogna avere un'idea su dove indirizzarle. Non c'è una soluzione, non va bene dire agli imprenditori: fate voi. Se si sceglie una parte sola del paese non c'è coesione". Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, concludendo il convegno "La mappa del lavoro. Per trovare la strada del lavoro in un sistema metropolitano complesso", che si è svolto a Bari (ascolta l'intervento integrale di Camusso su RadioArticolo1).

"Diciamo anche alle imprese: non raccontiamoci un paese che non c'è. Ricordiamoci piuttosto la nostra storia industriale, quella che ci permette oggi di discutere come far sopravvivere un'industria del Mezzogiorno costruita da un grande movimento operaio che ha fatto ripartire gli investimenti. Quando si voleva concretamente ricostruire - ha ricordato -, si è scelto l'investimento pubblico come punto principale. Non ce la fa il paese se si spacca. E non ce la fa se si continua a sottrarre risorse e tagliare al Sud".

Camusso ha quindi proseguito: "Vorremmo anche discutere di un'altra cosa: se abbiamo poche risorse non possiamo darle a pioggia, dobbiamo porre dei vincoli. Le risorse sono poche, proviamo a utilizzarle al meglio. Con 3 miliardi e mezzo si costruisce lavoro, non incentivi: si indica un orizzonte e che tipo di paese vogliamo avere. Serve una politica industriale. Non possiamo guardare ogni crisi come se fosse una vicenda a sé, senza risposte da dare ai lavoratori". I finanziamenti a pioggia "non hanno determinato investimenti. Occorre mettere il vincolo di non licenziare: altrimenti ci troveremo nel paradosso che le imprese che licenziano rischiano perfino di avere incentivi". Sulla pubblica amministrazione: "Non deve cacciare nessuno, anzi deve aiutare a trovare lavoro in un periodo di crisi come questo".

Il segretario ha citato l'Ilva di Taranto: "Ne discutiamo in questi giorni - ha detto -, ma non vorrei che domani qualcuno dicesse 'dov'era il sindacato'. Io mi chiedo dov'era la politica, i controlli ambientali e gli imprenditori". In generale, oggi "non è diminuita la ricchezza di tutto il paese, ma è diminuita la ricchezza dei lavoratori. La crisi ha aumentato la diseguaglianza tra territori e persone, non l'ha ridotta". In Italia "c'è troppa divisione, come dimostrano gli episodi nelle periferie delle nostre città". E "se non riconosci il valore dei corpi intermedi, non hai nessuno che parla direttamente con le persone".

Poi un passaggio sul dissesto idrogeologico. "I tagli lineari mettono i Comuni in difficoltà. Mi aspettavo che il premier Renzi dall'Australia convocasse le Regioni per disporre un piano straordinario per la messa in sicurezza del paese. Invece ha detto che è colpa di qualcun altro (delle stesse Regioni, ndr). E' il solito gioco del cerino che resta in mano: ma non si tutela un paese attaccando le istituzioni che non sono le tue".

Ancora critiche sul Jobs Act. "Faccio fatica a capire cosa sta discutendo il Parlamento. Prima fa un disegno di legge delega, poi si mette a discutere sui minimi dettagli. Una discussione che non si capisce. Quali nuove divisioni nel mondo del lavoro si stanno producendo? Qui parliamo delle condizioni di lavoro di milioni di persone, allora se ne parli apertamente perché il paese merita rispetto. Anche l'ultimo provvedimento del governo, il cosiddetto 'sblocca Italia', non va bene, è pieno di deroghe - ha concluso Camusso -. La priorità del paese è metterlo in sicurezza. La prima insicurezza è quando un paese è frantumato e diviso, non vede una prospettiva condivisa, contrappone gli interessi degli uni a quelli degli altri. Serve responsabilità e rispetto dei lavoratori".

Ascolta l'intervento di Camusso

Ascolta l'intervento di Gesmundo (Cgil Bari)