In Italia contro le emergenze, come terremoti o inondazioni, "serve una legge quadro al più presto: è impensabile che ancora non ci sia in un Paese con ripetuti eventi sismici". Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, nell'intervento conclusivo agli Stati generali per la manutenzione del territorio e lo sviluppo delle aree interne, iniziativa organizzata dal sindacato di corso d'Italia ieri (9 gennaio) a Roma. "È stata una giornata straordinariamente positiva - ha spiegato -: è il segno che stiamo andando nella direzione giusta, muovendoci all'insegna dell'interlocuzione".

Oggi l'Italia "è un Paese con grande necessità di rimettere insieme i fili", ovvero "riconnettere sia le persone sia la comunità". C'è un vuoto, ha riflettuto Camusso: "Noi possiamo essere il soggetto che si candida a riempire quel vuoto. L'Italia ha bisogno di un progetto: uno degli elementi di difficoltà e di sconnessione è l'abitudine a vivere esclusivamente nel momento presente, che impedisce alle persone di avere un'idea di futuro. Manca una prospettiva. Così cambia purtroppo anche la percezione davanti ai disastri, si rischia di pensare che questi siano inevitabili".

Il sindacato rivendica il suo ruolo di presidio sul territorio: "Pensiamo che solo in questo modo si possano conoscere esigenze e bisogni. Per questo non si può che rivolgere una forte critica alla politica che dal territorio sceglie di allontanarsi. Lo spopolamento non è figlio di terremoto o alluvioni, è figlio dell'assenza di un progetto per molte aree del nostro Paese. Si abbandona la presenza agricola, si consuma il territorio senza pensare che questo avrà conseguenze".

Camusso è tornata a sottolineare la necessità di una legge quadro. "Ogni volta che accade un evento sismico oggi si deve riprodurre tutta le legislazione, si rifà l'intera discussione, questo non a causa di alcune variabili ma proprio per l'assenza della normativa. Ogni volta si ricomincia tutto daccapo. Questo costa moltissimo: in termini di soldi, idee e di ritardo nelle risposte. Noi crediamo che occorre avere un quadro normativo netto: non farlo porta solo costi aggiuntivi e ambiguità. Anche Casa Italia dovrebbe avere questa caratteristica, diventando una norma certa. C'è il problema di mettere in sicurezza il Paese oggi, infatti, ma anche tutte le abitazioni che verranno costruite in futuro".

Il leader della Cgil ha quindi aggiunto: "In tutte le scelte di investimento e di ricostruzione i diritti del lavoro devono essere centrali. Alcuni avanzamenti li abbiamo ottenuti, come il Codice degli appalti non ancora perfetto ma migliorato, oppure la legge sul caporalato, i contratti nazionali come punti di riferimento. Dobbiamo continuare ad essere soggetti contrattuali nel territorio, per accompagnare l'attività di ricostruzione e insieme garantire le tutele per i lavoratori che vi operano".

Tornando su Casa Italia: "Ha suscitato molte aspettative nel Paese, soprattutto perché era una risposta non congiunturale: tentava di proporre una soluzione complessiva in materia di sicurezza. Se questa è la sua reale dimensione - allora -, non può essere un'avventura di qualche mese, ma un progetto duraturo e finanziato con regolarità. Casa Italia c'è - ha osservato -, ora è necessario aprire una discussione vera nel Paese, affrontando anche le complessità, definendo ciò che è responsabilità pubblica e privata". Altro nodo fondamentale è "cosa fare del territorio". "Consumo del suolo, scelte agricole, turistiche e del paesaggio: tutti questi temi devono legarsi alle condizione delle persone, perché la mano libera del mercato ha già fatto tanti disastri. Servono infine fondi certi di finanziamento: bisogna prevedere una voce fissa nel Paese dedicata a questa spesa, va considerata una necessità fondamentale".

 

Fracassi: la prossima legislatura si impegni per la legge

“Dobbiamo continuare a lavorare con decisione su questi temi. Anche perché, sebbene la Cgil abbia già da tempo posto dei punti chiari di intervento e di contrattazione, la stagione che abbiamo alle spalle ci conferma la necessità di andare avanti su questa strada”. A dirlo è stata il segretario confederale della Cgil Gianna Fracassi, nella relazione introduttiva.

Stiamo facendo è un lavoro molto complesso per rinnovare il nostro modo di contrattare in una fase di disconnessione tra i vari livelli istituzionali - ha continuato -. È però un lavoro indispensabile, perché affrontare i temi della manutenzione e della prevenzione serve a rafforzare le aree interne e a rendere le comunità resilienti rispetto agli effetti drammatici degli eventi naturali. Ma è anche un passaggio necessario per opporsi ai rischi sociali, come lo spopolamento e l'abbandono dei territori e delle economie. In sostanza, vogliamo elaborare le condizioni possibili per un modello di sviluppo diverso”.

Nell'ultimo anno - ha ricordato Fracassi - il nostro Paese è stato colpito da tre eventi sismici importanti, da una serie di alluvioni e da una quantità enorme di incendi disastrosi. Dopo ogni tragedia, però, si sentono frasi e impegni determinati da una reazione di sorpresa. E questo è molto strano, perché l'Italia ha un grande tesoro di conoscenza custodito nei nostri enti di ricerca, è un Paese che conosce le proprie fragilità e la straordinarietà del suo patrimonio culturale e paesaggistico. E quindi si dovrebbe ben sapere che alcuni luoghi vanno protetti più di altri. Il dibattito successivo alle catastrofi, invece, è sempre pieno di appelli alla prevenzione che poi spariscono nelle politiche ordinarie, fino al disastro successivo”.

C'è quindi bisogno, secondo la Cgil, di un “ribaltamento del punto di vista su questi temi”. Perché per ora “manca una strategia complessiva per affrontare le catastrofi naturali”. Questo, invece, farebbe la differenza, perché “dopo gli eventi catastrofici non si determina solo la morte fisica delle persone ma anche la morte sociale ed economica delle comunità”. Bisogna quindi capire che “qualunque ricetta non più essere di breve respiro” e ogni intervento “necessità la sinergia tra tutti i soggetti istituzionali”. Serve, insomma, “una piattaforma integrata di lungo periodo che assicuri la certezza della legalità e la sicurezza del lavoro nelle fasi della manutenzione e della ricostruzione”.

Per questo - ha concluso Fracassi - vorremmo che ci fosse un impegno collettivo che nella prossima legislatura si concretizzi in una legge quadro sulle emergenze. Una legge che metta insieme le esperienze di questi anni e definisca compiti, limiti e qualità del lavoro nella ricostruzione. E che provi a fare un passo avanti in quei territori dove, per mero consenso, il 'dove era' e il 'come era' non si trasformano mai nel 'come dovrebbe' e nel 'come sarebbe meglio che fosse' per le comunità. La ricostruzione si deve accompagnare con un piano di sviluppo per il territorio”. 

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