ROMA - “Quando sento dire che qualcuno ha creato più occupazione dei sindacalisti, penso che si continua a non guardare a com’è fatto il nostro Paese. Di fronte a ripetuti processi di riorganizzazione, all'assenza d’investimenti, a cantieri chiusi e opere ferme, noi abbiamo difeso il lavoro, territorio per territorio, non accettando le mille divisioni proposte, una soprattutto, assolutamente emblematica per l’edilizia: quella tra italiani e migranti, che oggettivamente è una bestemmia. Viceversa, la Cgil ha rappresentato la coesione sociale, e se oggi possiamo affrontare tutti insieme questa discussione, così come sabato scorso siamo stati tutti uniti nelle piazze, lo possiamo fare perché ci battiamo per far tornare protagonista il lavoro, attraverso la sua valorizzazione”. Così il segretario generale della Cgil Susanna Camusso nell'intervento conclusivo all’Assemblea nazionale dei lavoratori delle costruzioni trasmesso oggi (5 aprile) da RadioArticolo1 (ascolta il podcast integrale).

“Innanzitutto, il lavoro va creato. E parlando di costruzioni, non ci può essere la delega al sistema delle imprese, che viene esercitata con provvedimenti tipo Jobs Act: vi diamo un po' di fisco e poi fate voi. No, bisogna scegliere quali sono gli assi portanti che muovono l’Italia, e le infrastrutture non possono essere solo le 25 opere annunciate. Ben venga un ragionamento di priorità - e ben venga la scelta di dire che in ognuna di quelle 25 ci sarà una nostra specifica vertenza -, affinché si determini occupazione all’insegna della legalità, perché quando non c'è legalità anche il lavoro e il Paese soffrono. Il settore delle costruzioni, nel suo insieme, è un pezzo del Paese che c’immaginiamo in futuro”, ha rilevato la sindacalista.

“E di fronte alla frantumazione produttiva, non ci può essere il ‘fate voi alle imprese’, ma ci vuole un'idea, partendo dal fatto che le infrastrutture non sono solo le grandi opere, come autostrade, porti, aeroporti, ferrovie. Infrastrutture, sono anche studenti con le case in cui abitare quando vanno all'università, senza dover sottostare alle tagliole di affitti in nero in scantinati. Infrastrutture sono asili nido, con donne non più costrette a licenziarsi per continuare a lavorare. Infrastrutture significa pensare agli anziani, a una loro condizione positiva dell’abitare. Infrastrutture vuol dire che i centri storici tornino ad essere il cuore del nostro straordinario Paese, che va reso visibile e frequentabile, e non sempre più degradato. Infrastrutture sono tante cose, e dentro c'è il problema del ruolo pubblico, ma anche del ruolo privato, che smetta di speculare e invece cominci a investire sulla qualità”, ha aggiunto il segretario generale Cgil.

“L'esperienza c’insegna che i buoni non stanno tutti nel sistema delle imprese, e i cattivi tutti solo nell'assenza di programmazione. C'è bisogno di regole e di parole chiare. In particolare, ci rivolgiamo all'Ance, l'associazione nazionale dei costruttori: ‘Non dite nulla sul fatto che all’improvviso un governo si è inventato il 100% di subappalto?’ Io sento un assordante silenzio da parte del sistema delle imprese, e vorrei invece che avessero anche loro ogni tanto la forza di schierarsi fino in fondo per il cambiamento, per la legalità e la trasparenza, così come sento troppo spesso quelli che, di fronte alle nostre rivendicazioni, a partire dal Durc, ci dicono: ‘Ecco siete i soliti, volete la burocrazia, i controlli, avete sempre l’dea di appesantire l'impresa. Dobbiamo riprendere voce con orgoglio, dicendo sì, vogliamo i controlli, perché senza di essi il lavoro è peggiorato, sono aumentati gli infortuni e allora non va bene, è un Paese non sufficientemente maturo da rispettare le leggi, e quindi ci vogliono procedure che permettano di controllare davvero”, ha osservato la dirigente sindacale.

“I controlli sono un costo? Ognuno è responsabile delle modalità con cui pensa di organizzare il lavoro, ma ai tanti che ci dicono voi volete le regole, noi rispondiamo che abbiamo anche un'idea della prospettiva da dare al Paese, soprattutto ai giovani, che nel frattempo hanno visto peggiorata la propria condizione rispetto a quella dei loro genitori. Tornando alle costruzioni, credo che bisognerebbe - e il Governo finora non lo ha fatto -, insieme alle opere che decide lui come prioritarie, di sfidare il sistema delle imprese ad assumersi, per esempio, l'onere di un piano nazionale di risanamento idrogeologico. Rifacciamo una discussione seria sul terreno delle bonifiche e del cosa vuol dire farle concretamente, di come anche il settore privato debba assumersi una parte della responsabilità e mettiamo in connessione - perché oggi non lo è -, il masterplan per il Mezzogiorno, o meglio il tema dei fondi strutturali, e quali indicazioni si danno per costruire una cabina di regìa nazionale, che non solo impedisca di restituire fondi, di cui abbiamo straordinario bisogno, ma che vengano finalizzati alla prospettiva di una seria manutenzione. Tutte cose che le nostre categorie hanno detto nel lungo periodo, raccogliendo, in qualche caso, anche impegni da parte dei vari ministeri, sotto forma di protocolli. Vorremmo che quella puntualità, tanto invocata dal governo del fare e non solo del dire, valga anche per le cose che sottoscrive con noi e che poi le attui concretamente, cosa che finora non è avvenuta”, ha concluso Camusso.