“Non possiamo lavorare senza tutele, senza contratto, come se fossimo lavoratori a nero. Perché alla fine è a questo che ci stanno riducendo: lavoratrici e lavoratori di serie b, prodotti di seconda fascia da inserire un volantino sottocosto”. A parlare è Chiara, delegata Auchan, una delle tante catene della grande distribuzione interessate oggi, 28 maggio, dallo sciopero nazionale del settore (#FuoriTutti), il terzo organizzato nel giro di pochi mesi Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil per rivendicare il diritto al rinnovo del contratto nazionale di Federdistribuzione, scaduto da 28 mesi.

E ce n’erano tanti di lavoratrici e lavoratori in piazza Partigiani a Lecce, dove in questi giorni si svolgono le Giornate del Lavoro 2016 della Cgil, alla manifestazione regionale dei sindacati del commercio organizzata a sostegno dello sciopero. Dagli addetti di Ikea con l’ormai celebre striscione “Pessima Idea”, a quelli di Auchan, di Zara, Leroy Merlin, Coin, Megamarket, in sciopero come i loro colleghi di Pam e Panorama, Carrefour ed Esselunga. 

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“Quella di oggi è una grande mobilitazione nazionale per chiedere il diritto al contratto e dire a Federdistribuzione che c’è bisogno di un cambio di passo per garantire dignità al lavoro e condizioni retributive giuste a migliaia di lavoratrici e lavoratori”, ha detto Maria Grazia Gabrielli, segretaria generale della Filcams Cgil, anche lei in piazza a Lecce insieme al segretario nazionale della Fisascat Ferruccio Fiorot e al segretario nazionale Stefano Franzoni per la Uiltucs.

Al tavolo delle trattative Federdistribuzione ha posto condizioni rigide e non negoziabili: peggioramento del sistema di inquadramento utilizzando la leva del jobs act; la possibilità per le aziende di derogare a tutte le norme del futuro contratto anche senza un accordo; aumenti salariali posticipati e minori rispetto a quanto previsto dal livello di inquadramento applicato ai dipendenti delle altre aziende commerciali. 

In piazza con I lavoratori in sciopero a Lecce c’era anche Susanna Camusso, segretario generale della Cgil: “Voglio abbracciare tutti quelli che oggi sono usciti dai negozi per lo sciopero, ma ragionare anche di coloro che non sono usciti, perché c'è paura e preoccupazione”, ha detto il segretario Cgil. “A Federdistribuzione e alle aziende che bloccano il rinnovo del contratto – ha aggiunto Camusso - diciamo che anche noi guardiamo i conti, quindi, non ci vengano a dire che non ci sono le risorse per I rinnovi. La verità è che vogliono risparmiare sul lavoro per mantenere intatti I loro profitti”.

La posta in gioco, ha aggiunto il segretario Cgil, “si chiama contratto nazionale di lavoro”, “uno strumento necessario per l’unità e l’uguaglianza dei lavoratori, di tutti I lavoratori”. Per questo, ha proseguito Camusso, “dobbiamo parlarci tra tutte le categorie, dobbiamo cominciare a costruire un fronte comune per dire che noi i contratti li vogliamo rinnovare, come strumento di tutela dei diritti e di aumento del reddito dei lavoratori e delle lavoratrici”. 

Il contratto nazionale è “il punto di unità del mondo del lavoro - ha concluso il segretario Cgil - e grazie all’unità dei lavoratori possiamo avere la forza e l’energia per unificare il fronte e cominciare a costruire l’idea che non c'è una lotta solo per la propria condizione individuale, ma per difendere il contratto nazionale di lavoro. La paura dei lavoratori che oggi non hanno scioperato si supera con l’unità”.