Grande mobilitazione ieri, 28 gennaio, a Milano, dove circa 600 lavoratrici e lavoratori delle Camere di Commercio della Lombardia hanno fatto sentire la propria voce. "Qui il sistema camerale rischia di perdere 150 persone - si legge in una nota della Fp Cgil - a causa del taglio ai posti di lavoro imposto dallo specifico decreto della riforma Madia. Da Milano Teresa Marino e Natale Cremonesi, da Brescia Donatella Cagno, sindacalisti della Fp Cgil, hanno ricordato che "il sistema camerale non pesa sui bilanci dello Stato poiché si finanzia col contributo delle imprese". Gianna Moretto, Fp Cgil Varese, ha reso noto che "verranno organizzate iniziative informative sui servizi svolti dalle Camere".

Alessandra Ghirotti per la Fp Cgil Como ha denunciato la "disorganizzazione con cui si intende accorpare gli uffici. La Camera di Commercio comasca si unirà a Lecco? Monza? Varese? Ancora non è dato sapere - ha detto Ghirotti - A Monza il personale ha denunciato i disagi di un accorpamento, "dato che la sede cittadina e l’ufficio periferico di Desio potrebbero non essere più operativi, col risultato di doversi rivolgere a enti più lontani".

"Le Camere di commercio sono enti altamente informatizzati ed in grado di ammodernare la PA; i costi del personale, con gli esuberi e l'eventuale ricollocamento, comporterebbero un aggravio di spesa per i cittadini", dichiarano da Lodi. Ieri in tutte le assemblee sono stati approvati documenti di denuncia e indetto lo stato di agitazione. A Bergamo l'assemblea, con un flashmob, si è tenuta oggi, 29 gennaio. "I lavoratori delle Camere di Commercio, delle aziende speciali e delle Unioni regionali stanno chiedendo in massa al governo di rivedere il decreto - commenta Mavì Gardella, Fp Cgil Lombardia -. Come categoria restiamo vigili. Le istituzioni anche locali si occupino di queste persone e dei servizi".