Una Calabria al centro del Mediterraneo, visto come luogo di accoglienza e di opportunità sociali ed economiche, ma anche come terreno di battaglia contro razzismi, intolleranza e xenofobia che mettono sempre più a rischio il sogno europeo di Altiero Spinelli e Jaen Monnet che invece va difeso e rilanciato con forza. È stato questo il cuore “politico” della relazione con cui Angelo Sposato, segretario generale della Cgil calabrese, ha aperto il XII congresso della confederazione regionale in svolgimento presso l’aula magna “Beniamino Andreatta” dell’Università della Calabria e che verrà concluso, domani 14 novembre, dal segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli.

Un appuntamento – prima dell’assise nazionale di Bari di gennaio – a cui la Cgil è arrivata dopo un percorso territoriale ampio e partecipato con 887 assemblee svolte in tutta la Calabria e 59.100 votanti (il 97,27 per cento dei consensi è andato al primo documento, il 2,73 al secondo). Proprio in queste settimane, e Sposato non poteva non cominciare da lì, la Calabria è assurta agli onori delle cronache e del dibattito nazionale con il caso Riace e il suo protagonista, Mimmo Lucano (che ha aperto il congresso parlando ai numerosi delegati presenti in sala). 

“Riace – ha detto Sposato –, con il suo modello di accoglienza, oggetto di studio da osservatori internazionali e organizzazioni umanitarie, non parla solo al nostro Paese, ma all’Europa, rappresenta l’emblema delle politiche umanitarie e di accoglienza. Riace e Mimmo Lucano hanno saputo più di altri leggere per tempo i cambiamenti della globalizzazione, delle migrazioni, dei mutamenti climatici e la desertificazione, fondando uno stile di integrazione e coabitazione dei luoghi in abbandono che ha consentito di vivere e non cedere all’inesorabile spopolamento”.

Riace deve continuare a vivere e il governo deve rivedere il decreto sicurezza

E proprio per queste ragioni “riteniamo che Riace debba continuare a vivere e che il governo debba rivedere il decreto sicurezza che di fatto porta all’eliminazione del modello degli Sprar per i richiedenti asilo. Così come il Consiglio regionale della Calabria deve assumere una iniziativa legislativa per sostenere e finanziare Riace”.

Il segretario generale si è poi soffermato sui temi dello sviluppo e della crescita equa; ha ricordato come l’Europa dell’austerity abbia allontanato “l’Europa economica da quella sociale” e che per riavvicinarle occorre “riformare le istituzioni economiche e puntare sulla Carta europea dei diritti del lavoro”. Una politica economica europea sbagliata e anni di destrutturazione del mercato del lavoro hanno finito, in Italia, per aumentare il divario tra Nord e Sud. Se il Jobs Act, con l’abolizione dell’articolo 18, e poi la riforma delle pensioni e la buona scuola, l’attacco al sindacato hanno caratterizzato l’azione del governo precedente, anche le azioni di quello in carica non sembrano andare nella giusta direzione. “Alla Calabria e al Sud – ha scandito – non basta il reddito di cittadinanza. Non può essere solo quella la risposta che questo governo dà al Mezzogiorno. Ai calabresi serve un lavoro di cittadinanza che dia dignità, perché la dignità rende liberi, e non c’è dignità se non c’è un lavoro e se non ci sono sviluppo e investimenti produttivi”.

Alla Calabria e al sud il reddito di cittadinanza non basta, serve un lavoro di cittadinanza

Anche il giudizio sulla legge di bilancio è estremamente negativo: si tratta di “un provvedimento non espansivo, che non fa crescita, non punta su lavoro e sviluppo, introduce un condono tra i più generosi della storia, premiando gli evasori, non parla al Mezzogiorno e aumenta il divario del Paese; un provvedimento, infine, che non dà riposte ai giovani e crea confusione su pensioni e reddito di cittadinanza”.

Quello che serve alla Calabria è invece un progetto coerente e strutturato. Per per questo il leader della Cgil regionale ha ricordato Laboratorio Sud e il Piano del lavoro della Cgil con il quale “abbiamo proposto un piano di investimenti pubblici attraverso l'agenzia nazionale e le partecipate pubbliche, una Iri 2.0”. Serve “un grande piano di messa in sicurezza e manutenzione dal rischio idrogeologico e sismico del fragile territorio nazionale, un piano sulla logistica e trasporti, che parta dalle grandi infrastrutture e reti intermodali”, dando “centralità ai Porti e alle grandi strutture di collegamento, a partire da Gioia Tauro”, su cui però il governo sta accumulando ritardi “sospetti”. Centrali, per Sposato, anche i temi della legalità legati al caporalato, al grave sfruttamento dei lavoratori stranieri nei campi.

È necessario un grande piano di messa in sicurezza e manutenzione del territorio

Rispetto ai temi dello sviluppo (ricordando che la Calabria ha il tasso di disoccupazione più alto del paese, con oltre il 24,2%, e una quantità molto preoccupante di giovani tra i 15 e 29 anni che non studiano e non lavorano), Sposato ha poi sottolineato l’importanza dei percorsi unitari con Cisl e Uil, iniziati a partire da una serie di attivi unitari. Dopo le iniziative comuni sul Def, e avendo già in programma la mobilitazione del 16 novembre su Lsu e Lpu, il sindacalista propone alle altre due confederazione la costruzione di “un piano di mobilitazione generale per la stabilizzazione complessiva del precariato e un piano straordinario per il lavoro”. È un modo, questo, per provare ad arginare una delle piaghe più grandi che affliggono la regione: “Lla costante ripresa dell’emigrazione verso Nord e un calo demografico che tocca un saldo negativo di oltre 15.000 persone all'anno”.

Tra i grandi problemi che angustiano la Calabria c’è anche naturalmente il tema della sanità. Anche quest’anno, ha ricordato il sindacalista, l’advisor Kpmg ha certificato un disavanzo sulla spesa sanitaria calabrese di 160 milioni di euro: “La Regione Calabria, attraverso la fiscalità generale, ne garantisce 98 mln di euro, con ulteriore saldo negativo rispetto al 2016. Ciò significa che la differenza molto probabilmente dovrà essere recuperata con nuovi aumenti delle aliquote Irpe e Irap regionali, bloccando di fatto le assunzioni nella sanità fino al 2020. A questo, la Cgil Calabria si opporrà con decisione”.

Ma non solo: la Regione paga un dazio molto pesante (300 milioni l’anno) alla cosiddetta mobilità sanitaria, cioè a quelle che persone che per farsi curare vanno a Nord. Ancora più grave il dato, in aumento, di chi rinuncia a curarsi. E poi c’è la questione ospedali: ne sono stati smantellati 18 ospedali su 33 e non c’è stata alcuna sono riconversione, come avrebbe dovuto essere, nelle case della salute.

Bisogna costruire con Cisl, Uil e Regione un Piano del lavoro per la Calabria

Per questo la Cgil chiede innanzitutto di sbloccare le assunzioni già autorizzate e, più in generale, propone alla Regione, insieme a Cisl e Uil, un tavolo sulla salute e la ridefinizione di un Piano sanitario regionale “che tenga conto delle esigenze di tutto il territorio calabrese, dei cittadini, dei lavoratori della sanità, garantisca i livelli essenziali di assistenza, ripristini la rete ospedaliera che è in abbandono, la rete di emergenza-urgenza, riaffermi la medicina territoriale, riduca le liste di attesa, ripristini il dipartimento salute, e faccia partire la costruzione dei nuovi ospedali”.

Ma alla Regione Sposato chiede un altro, ambizioso, sforzo. Quello di lavorare, insieme a Cisl e Uil, alla predisposizione di un grande Piano del lavoro per la Calabria, con priorità e azioni concrete. Un sindacato, dunque, che ha capacità di proposta e che è disponibile a collaborare ma che, in assenza di risposte, è pronto “a riprendere il percorso, le iniziative e le mobilitazioni unitarie” senza escludere “qualora dovesse rendersi necessario, il ricorso e la proclamazione dello sciopero generale”.