Un nuovo codice antimafia? Un buon esempio di concertazione? Una regolamentazione innovativa? Un nuovo modo di fare sindacato? Una nuova idea di interazione tra buona politica e ruolo della rappresentanza sociale? Il “Protocollo d’intesa sulla legalità in materia di appalti di lavori, forniture e servizi” è tutto questo e forse anche qualcosa di più.

Sottoscritto a Bologna e comparso a più riprese sulla stampa locale e nazionale, il protocollo è anzitutto “una risposta politica possibile” a chi ritiene che il dialogo tra il decisore politico e i corpi intermedi, ovvero le rappresentanze sociali (siano esse sindacali, datoriali o di altra natura) possano ben interagire in una logica partecipata e condivisa nelle regole, tesa a concretizzare le migliori condizioni possibili per la società che si rappresenta e che si amministra.

Il protocollo, sottoscritto con la giunta guidata dal sindaco Merola, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2016, sostituisce quello firmato nel 2005 dalla giunta Cofferati e avrà valenza triennale. Tra i firmatari Cgil, Cisl Uil, l’Alleanza delle cooperative italiane, Ascom, Unindustria, Cna, Confartigianato e Ance. Un primo effetto sarà certamente quello di aiutare l’amministrazione a combattere le infiltrazioni mafiose negli appalti, tristemente assurte a casi nazionali, endemicamente diffuse ormai in ogni settore e balzate agli onori delle cronache con l’inchiesta Aemilia, nonché con il caso della Cpl Concordia.

Ma sarà anche un baluardo e uno strumento importante per la tutela e la difesa dei diritti dei lavoratori, con la possibilità di escludere dalle gare chi non rispetta le normative legali e contrattuali (importante e interessante che prenda corpo il primo caso di trasposizione anticipata della normativa europea, circa le clausole di esclusione – “Exclusion Criteria” – che qui vengono recepiti, seppur parzialmente, ancor prima che la direttiva sia stata tradotta in legge dal governo italiano).

Sono quattro i contenuti principali del documento: legalità, trasparenza e lotta alla corruzione, tutela del lavoro e occupazione, nonché tempi certi nei pagamenti e sostegno alle imprese di qualità. Per quanto riguarda l’aggiudicazione degli appalti, questi potranno essere affidati esclusivamente con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa e ci saranno norme più stringenti di quanto previsto dalla normativa vigente per evitare gli affidamenti al massimo ribasso (limitando e contenendo meccanismi di concorrenza sleale e distorsione del mercato). Non solo. Viene inserita la clausola sociale, al fine di tutelare i rapporti di lavoro attraverso l’assorbimento del personale dell’azienda che aveva in precedenza l'affidamento del servizio.

Giova ricordare come entrambi i due contenuti sopra descritti fossero parte della proposta di legge di iniziativa popolare recentemente depositata in Parlamento dalla Cgil dopo 6 mesi di raccolta firme in cui, onore al merito, la stessa Cgil, e in particolar modo la Filcams di Bologna, hanno dato una risposta numerica importante, nel computo totale delle firme raccolte. Non si può dunque che esprimere una profonda soddisfazione per un risultato del genere, che mostra come sia possibile collaborare su basi progettuali e sui contenuti, se c’è un progetto che ha alla base un’idea di partecipazione sociale attiva alla vita politica e alla costruzione di regole condivise per il mondo del lavoro nelle comunità che viviamo.

In ultimo, va sottolineato come tale protocollo superi, in forma positiva e propositiva, anche il Jobs Act, che non prevede la clausola sociale, in parte neutralizzando un testo di legge che abbassa fortemente i diritti dei lavoratori, “a dimostrazione che il tema è quello quello di creare buona e stabile occupazione”, per dirla con le parole di Sonia Sovilla, della segreteria della Camera del lavoro di Bologna, anche attraverso la garanzia dell’applicazione dei contratti nazionali del settore di riferimento sottoscritti dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, con il conseguente e fondamentale effetto anti-dumping.

L’ultimo importante aspetto del testo è l’introduzione del rating di legalità, che si avvarrà di una piattaforma costantemente aggiornata sulle concessioni in essere, in collaborazione con l’Autorità garante per la concorrenza e il mercato, garantendo l’intera visibilità della filiera delle gare d'appalto. Tale meccanismo permetterà di valutare, in fase di aggiudicazione, la “reputazione” dell’azienda che partecipa alla gara e dunque l’ammissibilità della stessa, e rappresenterà a tutti gli effetti un’enorme sfida per il sindacato nel controllo e nella gestione dell’implementazione pratica e fattuale del protocollo.

La speranza è che questo protocollo non sia un punto di arrivo, ma piuttosto di partenza, e che tanti protocolli similari possano fiorire in giro per l'Italia, da Nord a Sud, e che, a strascico e supporto della raccolta di firme in cui la Cgil si è misurata recentemente, fungano da sprone per la politica e il Parlamento al fine di portare a un testo di legge sugli appalti revisionato in senso conforme e conseguente alla logica della recente normativa europea, con l'aggiunta di tutele più stringenti sul tema del diritto del lavoro, come auspicato e come precisato dalla proposta di legge della Cgil.