L'Italia “è un chiaro esempio di come i dati ufficiali sulla disoccupazione possano sottovalutare la portata del sotto utilizzo del lavoro”: a dirlo non è un sindacato massimalista, ma la Banca centrale europea in un rapporto sul lavoro nell'area euro. Secondo l'Eurotower, se si includessero i lavoratori “scoraggiati”, coloro che rinunciano a cercare attivamente una occupazione, tra i disoccupati, il tasso salirebbe al 12,5 per cento, ossia 4,1 punti percentuali in più rispetto al livello ufficiale. Un dato che porterebbe l'Italia al 6 posto nell'Unione per livelli di popolazione senza lavoro.

Questo fenomeno è particolarmente marcato nel Meridione
, “riflettendo probabilmente le scarse prospettive di lavoro in quelle aree”, dice ancora la Bce, che prende a riferimento i dati Eurostat del 2011. Il fenomeno, oltre all'Italia, sembra coinvolgere Estonia, Finlandia e Spagna. Gli scoraggiati sono più spesso uomini in Estonia, Finlandia e Italia, ma non in Spagna. La probabilità di scoraggiarsi aumenta dovunque con l'età e, salvo che in Estonia, è più alta tra gli immigrati. Gli scoraggiati tendono a essere più anziani in Estonia e in Italia, e più giovani in Spagna e Finlandia.

Secondo la Bce durante la crisi si è verificato anche un allargamento del divario tra le qualifiche richieste dai datori, nella domanda di lavoro, e quelle offerte dai lavoratori stessi. E questa dinamica divergente rappresenta “una delle maggiori sfide” che alcuni paesi si trovano di fronte. Inoltre, di recente si è assistito a aumenti della disoccupazione di fondo.

La ricetta di Francoforte qui è ancora una volta quella della “risposta flessibile sui salari”
, che “faciliterebbe la riallocazione tra settori e sosterrebbe la creazione di posti sostenibile, riducendo la disoccupazione”. Per questo, dice la Bce, è essenziale proseguire con le riforme strutturali nel settore, che aiuterebbero a sostenere anche la crescita economica. E la cosa migliore, conclude la Bce, sarebbe accompagnare le riforme sul lavoro a riforme di ampia portata, come quelle sui mercati dei prodotti.