La Cgil di Avellino denuncia “la notevole diminuzione dei controlli” sulle aziende sommerse o in nero, “sebbene non siano mutati i dati relativi alle percentuali di aziende che fanno ricorso al lavoro nero ed irregolare e contravvengono all’applicazione delle norme sulla sicurezza”. La denuncia del sindacato è scattata in seguito alla riunione del Cles di Avellino (i Comitati per il lavoro e l'emersione del sommerso istituiti in ogni capoluogo di Provincia presso le direzioni provinciali del lavoro, ndr) che si è tenuta il 17 luglio per conoscere i consueti dati sul lavoro nero ed irregolare verificati nel corso delle visite degli organi ispettivi.

“Dai pochi dati diramati rispetto alle precedenti sedute del Cles – si legge in una nota della Cgil irpina -, quando le visite erano diverse decine mentre oggi si apprende che in alcuni casi gli organismi ispettivi si sono limitati a 3 o 4 ispezioni, si conferma la pervasività del fenomeno illegale, in particolar modo nel commercio, in edilizia ed in agricoltura, dove le irregolarità sono state riscontrate nel 100% delle aziende visitate. L’altro aspetto che suscita perplessità – prosegue la Cgil Avellino nel suo comunicato - riguarda la latitanza dell’Asl di Avellino nell’opera di prevenzione e repressione del lavoro nero ed irregolare”.

“L’Asl dispone di un consistente numero di ispettori che inspiegabilmente – afferma Antonio Famiglietti, segretario organizzativo della Cgil di Avellino – non effettuano controlli. Non siamo inoltre soddisfatti – dice Famiglietti – dell’azione svolta dagli organi ispettivi, che a causa della sempre più evidente ristrettezza di uomini e risorse non svolgono più la stessa mole di lavoro. Manca ancora – aggiunge Famiglietti – quel carattere sinergico e sistemico che occorrerebbe attribuire all’azione degli organi ispettivi. La Provincia di Avellino, sia stando ai dati pregressi, sia a quelli diramati oggi, è ampiamente interessata dal fenomeno del lavoro nero e delle irregolarità contributive. I casi molteplici di infortuni gravi e mortali, le numerose denunce del sindacato, le notizie di cronaca ci restituiscono un quadro allarmante, che è reso ancor più grave dal rallentamento dell’azione degli organi ispettivi. Incredibilmente la struttura dell’Asl, la più attrezzata in termini di uomini e risorse, non apporta alcun beneficio all’azione di controllo. Permanendo tale situazione, la Cgil si dichiara non più interessata a partecipare al Cles, solo per ratificare i resoconti delle azioni degli organismi di controllo. La nostra presenza – conclude Famiglietti – ha voluto rappresentare uno stimolo in termini di proposte che più volte abbiamo avanzato e di contributo per fronteggiare il lavoro nero ed irregolare. O si ritorna ad attuare un sistema di controllo capillare acquisendo nuove sinergie e coinvolgendo l’Asl in maniera fattiva anche in termini di prevenzione, o la nostra esperienza può dirsi conclusa in seno al Cles”.