Nella vicenda dell’ex Ilva si deve “evitare qualsiasi braccio di ferro legale, perché queste discussioni non si risolvono in tribunale. Quando ci sono degli accordi fatti, le sedi in cui discutere sono i tavoli di trattativa”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, parlando con le agenzie di stampa a margine della giornata dedicata al 'Contrasto alle mafie', in corso oggi, 8 novembre, a Bologna. “Allo stesso tempo – ha spiegato Landini - credo che sia molto importante che ci sia un tavolo in cui sia chiara la volontà del Paese di difendere il nostro sistema industriale. Non a caso abbiamo proposto, e continuiamo a dirlo, che sarebbe utile che il nostro Governo mettesse sul tavolo anche la possibilità di un ingresso pubblico dentro l'attuale azienda". Questo, per la Cgil, “vorrebbe dire togliere qualsiasi alibi ad ArcelorMittal perché non c'è nessuno che è ostile al fatto che si faccia industria seriamente, ma per farlo bisogna investire e rispettare gli accordi”.

ArcelorMittal – incalza Landini – ha firmato un accordo che ha degli impegni molto precisi. L'ha fatto col governo, col sindacato. Il primo problema è far applicare quell'accordo. Altre discussioni adesso sviano il problema. Non può scaricare le sue responsabilità e il governo deve fare la sua parte, togliendo qualsiasi alibi". "L'abbiamo detto ieri sera al tavolo di confronto - sottolinea -. Tutti insieme bisogna dire ad ArcelorMittal di applicare l'accordo che prevede investimenti, il rispetto dei livelli occupazionali e allo stesso tempo bisogna far sì che non ci siano problemi legali per nessuno rispetto agli investimenti che devono essere fatti. Queste due condizioni devono viaggiare assieme". "Le iniziative di mobilitazione, di sciopero stanno avendo un successo enorme e dimostrano la volontà delle persone di difendere gli accordi che sono stati ottenuti dopo anni complicati e difficili".

ArcelorMittal ha preso degli impegni dal punto di vista finanziario, industriale e ambientale, e ha fatto un accordo sindacale importante sul piano occupazionale che prevede zero esuberi. Il più grande produttore di acciaio del mondo non può presentarsi un anno dopo e dire che si era sbagliato”. Così Francesca Re David. La segretaria generale della Fiom ha ribadito la richiesta del sindacato: convocare la multinazionale al tavolo sindacale e fare in modo che rispetti gli impegni presi.

Non solo Taranto. Anche Genova è mobilitata. Al termine di un’assemblea di circa due ore, che ha raccolto i lavoratori ArcelorMittal e i cassaintegrati in Ilva AS nello stabilimento di Cornigliano, operai e sindacati si sono detti pronti a scendere in piazza, “ma con la testa”. Fim, Fiom e Uilm hanno ribadito “la volontà di difendere i posti di lavoro e il reddito delle maestranze anche con manifestazioni e scioperi”, in attesa degli “sviluppi della trattativa tra governo e azienda e delle mosse che verranno effettuate in questi giorni”. “Nessuno sarà lasciato indietro”, ha dichiarato Bruno Manganaro, segretario generale Fiom Cgil Genova, “e se qualcuno pensa che il nostro sia un bluff, si accorgerà di sbagliare quando scenderemo in piazza”. I sindacati hanno spiegato di essere a favore della reintroduzione delle tutele legali e sostenuto con determinazione la necessità e l'obbligo per l'azienda di rispettare quanto sottoscritto con l'accordo del 6 settembre scorso a tutela di tutta l'occupazione. Sono stati affrontati diversi temi, tra cui la procedura dell'articolo 47 per cessione di ramo d'azienda e le possibili conseguenze per dipendenti diretti e indiretti di questa decisione aziendale.