Lo scorso 24 Maggio, sessantaquattro anni dopo il suo assassinio per mano della mafia, Placido Rizzotto ha ricevuto l'onore dei funerali di Stato. Insieme con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, quel giorno a Corleone era idealmente presente tutta l'Italia che combatte per la legalità e la giustizia sociale. Rassegna Sindacale rende omaggio a Placido Rizzotto con un poster di Mario Ritarossi, che per questa straordinaria occasione ha elaborato, con una tecnica inedita, l'immagine del sindacalista partendo dalle sue due uniche (e certe) foto conosciute. Il poster, cm 50x70, su carta patinata, con la custodia in cartone rigido, è in vendita a 3,50 euro. Verrà realizzata una tiratura limitata di 100 copie numerate su carta pregiata, in vendita al prezzo speciale di 10 euro. Ufficio marketing: Maria Rosaria Trecca tel. 06 44 888 228 fax 064469008 r.trecca@rassegna.it


È forse improprio definire “foto” l’immagine di Placido Rizzotto che è stata realizzata per il nuovo poster di Rassegna Sindacale, esattamente nei giorni in cui a Corleone si celebravano i funerali di Stato del sindacalista della Cgil ucciso dalla mafia nel 1948.

Si tratta, in realtà, del risultato di un'operazione compositiva in cui hanno concorso non solo svariate tecniche di realizzazione, eterogenee tra loro, ma innanzitutto la convergenza e la fusione di due processi concettualmente opposti: quello proprio della fotografia, con la sua insostituibile oggettività di documento storico e quello della pittura e del disegno, garante invece di una verità poetica soggettiva, capace di cogliere e di evidenziare ulteriori e non secondari aspetti, altrimenti non esprimibili.

Il volto di Placido Rizzotto, riproposto all’incirca nella posa delle due fotografie storiche disponibili, trae origine da una serie di studi a matita necessari per prefigurarne rapidamente la struttura e le proporzioni, indispensabili per costruire tutto il lavoro successivo.

Su questo primitivo impianto, opportunamente digitalizzato, ho via via sovrapposto e posizionato frammenti di materiale fotografico recente e d’epoca compatibile con il progetto, subordinandoli ai principali parametri proporzionali e ai i tratti fisionomici di riferimento, in una concordanza di elementi formali in grado di produrre una prima immagine coerente con il soggetto da realizzare.

Organizzato il “palinsesto” di base, ho poi proceduto all’innesto di ulteriori dettagli fotografici (tratti questa volta direttamente dalle due fotografie originali di Rizzotto) con l'unico scopo di “citare”, solamente per alcune parti di fondamentale importanza, il dato storico originale.

Per altri dettagli anatomici non facilmente deducibili ma intuibili nelle due foto di riferimento, mi sono spinto fino all’analisi di materiale fotografico relativo al padre Carmelo e alla sorella Giuseppina; ad esempio per la ricostruzione del “solco naso-labiale” (invisibile nelle foto originali per la presenza dei folti baffi, ma ben evidente nell’immagine del poster in virtù della scelta di utilizzare una peluria più rada) ho preso spunto dalla conformazione di quello del padre, opportunamente integrato con il caratteristico “tubercolo del labbro superiore” ispirato, a sua volta, dalla foto della sorella ritratta ai piedi del monumento del sindacalista a Corleone.

Il successivo lavoro, affidato esclusivamente all’apporto del disegno (sia digitale sia tradizionale) è servito poi per trasformare un’immagine, ancora parzialmente incompiuta e disarticolata, in una struttura più coesa e coerente. L’impiego del disegno tradizionale (realizzato parallelamente su sopporto cartaceo e integrato nel contesto digitale tramite il processo di "scannerizzazione") mi ha consentito infatti di “animare” l’immagine, conferendo maggiore vigore e concretezza al volto con l’introduzione di apporti di pura invenzione e creatività, soprattutto per quanto attiene agli aspetti chiaroscurali, formali e espressivi della figura.

In seguito ho usato la stessa procedura tecnica per la realizzazione del busto, anch’esso plasmato dall’assemblaggio di antiche fotografie, debitamente modificate grazie all’introduzione manuale di diversi e più coerenti parametri prospettici, formali e di luminosità.

L’ultima operazione ha quindi riguardato la definizione pittorica del fazzoletto, volutamente grande e di colore rosso per rimarcare, non solo nelle dimensioni ma anche nella difformità cromatica, la portata simbolica del dettaglio.

L’utilizzo di questa specifica metodologia di lavoro è stata dettata dall’esigenza di produrre un’immagine che emulasse i caratteri propri della Fotografia (in particolare della Fotografia dei tempi di Rizzotto) senza però dover rinunciare alla duttilità espressiva e alla maggiore libertà tecnica del linguaggio grafico e pittorico.

Un procedimento, quindi, che potremmo definire per alcuni versi nuovo perché non parte da un singolo scatto fotografico (come avviene di solito per le foto canoniche) ma da una moltitudine di immagini di diverse epoche e provenienze cucite insieme dalla matita e dal pennello e soprattutto dall’antica pratica del “ritocco” che con diverse strumentazioni, con divergenti approcci metodologici e con finalità differenti, era in uso specie nella Fotografia della prima metà del ‘900, a cominciare dai grandi studi metropolitani fino al più piccolo e male equipaggiato fotografo di paese, di cui peraltro sono figlie le due foto attualmente disponibili di Placido Rizzotto, anch’esse profondamente rielaborate e ingenuamente trasfigurate dall'uso del pennello intriso di “Nero di China”.

Inutile sottolineare che la tecnica adottata nasconda in sé straordinarie analogie con la vicenda umana e politica di Placido Rizzotto, anch’essa plasmata da esperienze diverse e tutte importanti nella definizione della sua singolare personalità: una personalità complessa e allo stesso tempo emblematica al punto da essere considerata la sintesi di molte altre storie personali, più o meno sconosciute, che hanno segnato e continuano a segnare la storia di questo Paese.

Come dicevo all’inizio, dunque, l’immagine (che compare nel poster) non è propriamente una foto ma vuole semplicemente rappresentare una foto, quella di Placido Rizzotto (non ancora trentenne) mentre guarda fiero davanti a sé il proprio futuro di speranza unito a quello più agognato di un’Italia diversa, immaginando il suo impegno di patriota e di partigiano, di probabile marito e di padre, di lavoratore e di sindacalista a fianco dei lavoratori e, forse, prefigurando anche il suo imminente martirio per la difesa della giustizia e della legalità.

Qualcuno (come risulta evidente nello stesso poster) la sera del 10 marzo del 1948 ha voluto strappare questa foto, nel tentativo scellerato di cancellare perfino la memoria di Placido Rizzotto, ma a distanza di oltre sessant’anni, proprio nei giorni in cui si celebravano i suoi funerali, siamo finalmente riusciti a ricomporla.