È iniziato lunedì 19 giugno il tour de force per la presentazione delle domande di Ape sociale, finalizzate all’accompagnamento alla pensione di coloro che hanno 63 anni di età, e di quelle per la pensione anticipata rivolta ai lavoratori precoci, ovvero coloro che hanno 12 mesi di contributi versati prima dei 19 anni di età. Le due agevolazioni - frutto di un verbale di sintesi tra governo, Cgil, Cisl e Uil, firmato a settembre 2016 - sono state inserite dal Parlamento nella legge di bilancio 2017, affinché fossero operative a partire dal 1 maggio scorso. Il governo aveva il compito, inoltre, di pubblicare due decreti attuativi della citata legge di bilancio entro 60 giorni dalla sua entrata in vigore (pubblicata in Gazzetta ufficiale lo scorso dicembre 2016).

“I decreti attuativi, dopo una lunga quanto inspiegabile attesa, sono stati pubblicati la sera di venerdì 16 giugno, mentre le procedure informatiche per l’invio delle domande stesse sono state messe a disposizione da Inps a partire da sabato 17 giugno” spiega Fulvia Colombini, del collegio di presidenza Inca: “I tempi per la presentazione delle richieste risultano quindi ristrettissimi perché il termine è previsto per il 15 luglio prossimo, cioè neppure un mese, a fronte dei sei mesi impiegati dal governo per emanare i decreti attuativi”.

Già a partire dalle prime ore del mattino di lunedì 19, continua Colombini, nei “nostri uffici si sono riversati migliaia di lavoratori e disoccupati per poter fare la domanda”. I primi dati diramati dall’Inps certificano che lunedì 19 sono state inviate oltre 8.200 richieste. “Si sta diffondendo la psicosi di non arrivare in tempo – riprende l’esponente Inca - perché non tutti coloro che avanzano la domanda potranno accedere al pensionamento anticipato, visto che i fondi a disposizione sono limitati”.

L’Inps ha il compito di stilare una graduatoria, dopo il 15 luglio, per certificare chi entra e chi sta fuori. Tra i criteri della graduatoria, oltre ai requisiti anagrafici, contributivi e soggettivi delle persone (come ad esempio, essere invalidi o disoccupati, svolgere lavori gravosi, oppure assistere un parente di primo grado disabile), il governo “ha avuto la brillante idea di inserire anche che, a parità di condizioni, si terrà in considerazione la data e l’ora di presentazione della domanda. Pertanto, tutti cercano di assicurarsi che la richiesta venga inviata il più presto possibile”.

La giornata di lunedì, illustra Colombini, si “è svolta nel caos: il sistema informatico Inps ha subìto un blocco totale nelle prime ore della mattina, poi ha ripreso a funzionare, ma a rilento”. Nelle prime ore di oggi (martedì 20 giugno) il problema “della lentezza delle procedure si è ripresentato, generando, anche dal punto di visto psicologico, oltre che organizzativo, una situazione veramente incresciosa per i lavoratori e le lavoratrici e per i funzionari del Patronato che sono sottoposti a uno stress notevole”.

Nel corso di lunedì sono state “risolte da parte di Inps, e su nostra segnalazione, alcune problematiche di mal funzionamento della procedura informatica che presentava errori od omissioni, come la mancanza della domanda di richiesta dell’Ape, che non è stata disponibile fino a pomeriggio inoltrato”. Ma altre gravi problematiche rimangono tuttora aperte, in particolare quella relativa a “quanti hanno il diritto di accedere ai benefici perché svolgono lavori gravosi di varia natura”.

Per perfezionare la domanda, spiega l’Inca Cgil, l’Inps “richiede contestualmente l’invio della certificazione dell’azienda che attesti che il lavoratore abbia effettivamente svolto le mansioni gravose per gli anni richiesti (sei sugli ultimi sette di lavoro), oltre ad altra documentazione esplicativa dell’inquadramento professionale, del contratto collettivo applicato, del versamento dei contributi all’Inail e altro”. L’Inps non accetta le domande “se non è presente la citata documentazione aziendale, ma questa richiede tempi più lunghi: pensiamo, ad esempio, alle aziende che si trovano in fallimento, in concordato preventivo, a quelle che hanno effettuato fusioni, incorporazioni, cessioni di ramo d’azienda, per cui la documentazione non risulta di immediata disponibilità”.

Tutti questi lavoratori rischiano di essere esclusi dai benefici dell’Ape sociale e dei lavori precoci, illustra Fulvia Colombini, del collegio di presidenza Inca, perché “se l’Inps non modificherà le procedure, le loro domande saranno presentate dopo tutti gli altri, per fatti non dipendenti dalla volontà delle persone, quando probabilmente le risorse economiche potrebbero essere già terminate. Abbiamo chiesto a Inps la modifica della procedura per garantire parità di condizioni di accesso a tutti e per tutelare i diritti individuali delle persone. Ci sentiamo però di affermare che, con queste modalità burocratiche e negligenti, più autoreferenziali che rivolte a garantire i diritti dei cittadini, si rischia di trasformare delle conquiste sindacali utili e giuste in un calvario e in una corsa a ostacoli per lavoratori e patronati, impegnati gli uni a richiedere un diritto, gli altri a garantirlo. E a tutti loro siamo emotivamente vicini”.

Il governo, il ministero del Lavoro e l’Inps, conclude Colombini, dovranno “farsi carico della situazione attuando tutte quelle modifiche normative, organizzative e informatiche che possano assicurare i diritti contenuti della legge di bilancio 2017, approvata dal Parlamento, che ha recepito l’intesa con le organizzazioni sindacali dello scorso settembre”.