Riprende la protesta contro la condotta di Almaviva. Oggi (20 ottobre) i lavoratori tornano in piazza a Milano, con un presidio dalle 10 alle 14 davanti alla prefettura. L'iniziativa è organizzata unitariamente da Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil di Milano, con l'obiettivo evitare i trasferimenti degli addetti di Almaviva della commessa Eni, terminata il 30 settembre, dalla sede di Milano alla sede di Rende (Cosenza).

Per i sindacati il comportamento di Almaviva "è inaccettabile", spiegano, perché l'azienda sta utilizzando "strumenti di pressione con la minaccia più o meno esplicita del licenziamento di 65 lavoratori". Una situazione "che richiede ulteriori e insopportabili sacrifici, lesivi della dignità di chi già da anni vive in condizioni lavorative difficili, con retribuzioni ai minimi tabellari, con contratti part-time e nel bisogno perenne di ore di lavoro supplementare e che non è certamente nelle condizioni di trasferirsi ad oltre mille chilometri di distanza".

La battaglia dei lavoratori e di Almaviva, insieme con le organizzazioni, "è ormai diventata la battaglia di un intero settore, basato sulla compressione del costo del lavoro come unico strumento di concorrenza, con ricadute sociali ormai oltre il limite del sostenibile".

Al prefetto di Milano i sindacati chiedono di intervenire su una crisi che coinvolge la vita di 65 famiglie, in particolare "facendo pressioni sul ministero dello Sviluppo economico che nella persona del ministro ha dichiarato una convocazione immediata per cercare soluzioni alternative".

 

Sindacati: basta dumping contrattuale
Nei giorni scorsi le segreterie generali di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil hanno scritto all'amministratore delegato di Almaviva chiedendo un incontro urgente per affrontare il tema del dumping determinato dagli accordi in deroga al contratto nazionale delle telecomunicazioni e non più sostenibile dai lavoratori innanzitutto, cui sono stati chiesti sacrifici enormi.

"Le organizzazioni sindacali - si legge nella nota - sono impegnate, sia sul piano istituzionale che su quello relazionale, con le associazioni datoriali alla ricerca di una duratura e inderogabile regolamentazione del settore dei call center". Il rispetto del Ccnl per tutte le aziende aderenti e per le organizzazioni stipulanti "rappresenta un reciproco impegno a riconoscere le garanzie minime e le regole di gioco in un mercato fortemente competitivo - conclude la lettera -. Non sfuggirà che offrire un vantaggio competitivo a questa o quella azienda in un contesto difficile per tutti, rischia di far saltare l’intera filiera.