"Ancora una volta dobbiamo registrare con dolore il triste primato irpino di provincia italiana con il maggior numero di suicidi. Un fenomeno che si è acuito, riportando l’estrema drammaticità del 'male di vivere' ma anche della difficoltà di giovani e meno giovani a sostenere il disagio economico e sociale determinate dalla mancanza di prospettive occupazionali e di realizzazione personale". Così la Cgil di Avellino in una nota, dopo "gli ultimi due dolorosi episodi che dimostrano come la geografia del disagio irpino sia purtroppo generalizzata e comune a tutte le realtà".

“Dall’inizio dell’anno abbiamo registrato 20 suicidi - ricorda Adele Giro, della segreteria provinciale Cgil - e i motivi sono sempre gli stessi: la perdita del lavoro, la crescente solitudine, la distanza delle istituzioni, la mancanza di un politica di supporto ed assistenza sul versante sociale e lo sfaldamento della comunità, intesa sia come nucleo di protezione fisiologico, sia nelle forme tradizionali, scuola, famiglia, spazi ricreativi e di socializzazione. È il doloroso effetto diretto del taglio nutrito alle politiche sociali".

La Cgil chiede "l’immediata attivazione di un tavolo sociale che adeguatamente supportato dalle strutture sanitarie e dalle istituzioni politiche, riesca a monitorare bisogni, difficoltà e riesca a prevedere un sistema organico di intervento e supporto, sia economico che psicologico".

“Se necessario - aggiunge Vincenzo Petruzziello, segretario provinciale della confederazione - chiediamo l’attivazione di una commissione 'Emergenza sociale'. Da diverso tempo, in numerose occasioni che hanno analizzato e misurato il fenomeno delle nuove povertà, in collaborazione con il mondo dell’associazionismo e del volontariato, abbiamo lanciato l’allarme finora inascoltato da parte delle istituzioni competenti".

Il sindacato registra ormai ogni giorno presso le proprie sedi e con i propri operatori l’aumento del disagio economico dei cittadini, delle fasce già deboli, sia sotto il profilo economico sia psicologico. "Alla perdita del salario - conclude Petruzziello - si soma la perdita di punti di riferimento. Su quest’ultimo aspetto la politica e le istituzioni hanno il dovere e hanno le disponibilità necessarie per intervenire ad argine del fenomeno per costituire una rete di protezione e supporto, che con discrezione e professionalità mitighi gli effetti del disagio”.