"All’ospedale di Jesi tutti e dieci i ginecologi si dichiarano obiettori, causando la sospensione del servizio di interruzione volontario di gravidanza". A darne notizia sono Daniela Barbaresi, segretaria regionale della Cgil Marche, e Alessandro Pertoldi, segretario generale Fp Cgil regionale, sottolineando che una nuova vicenda di diritti negati colpisce le donne dopo l'episodio analogo denunciato qualche mese fa a Fano.

Secondo i dati dell’ultima relazione annuale del ministero della Salute, già nel 2009 a fronte di 2.458 interruzioni volontarie di gravidanza effettuate da donne residenti nelle Marche, il 24,7% degli interventi è stato fatto fuori provincia e il 9,9% fuori regione: percentuali pari quasi al doppio rispetto alla media nazionale. Sempre secondo l’ultima relazione del ministero, nelle Marche gli obiettori di coscienza, di poco inferiori alla media nazionale, costituiscono il 62% dei medici, il 50% degli anestesisti e il 43% del personale non medico. 

Sulla vicenda, riferisce il sindacato, "è intervenuto tempestivamente anche l’assessore regionale Mezzolani per garantire che nei prossimi giorni a Jesi possa operare un medico non obiettore proveniente dall’ospedale di Fabriano il quale effettuerà gli interventi di Ivg anche nell’ospedale jesino: si tratta di un intervento apprezzabile per rispondere all’emergenza. In una prospettiva duratura, però, occorre garantire adeguatamente sul territorio tutti i servizi previsti dalla legge: certificazione per l’Igv, contraccezione d’emergenza, intervento d’Igv".