“Non permettiamo che ci dividano, dobbiamo combattere insieme per una Europa solidale”: è l’appello rivolto al sindacato e al popolo italiano da Andreas Stoimenidis, rappresentante del Gsee, una delle due grandi confederazioni sindacali elleniche (quella che rappresenta i lavoratori del privato), che ha partecipato mercoledì 8 aprile a Firenze ad una iniziativa promossa dalla Cgil Toscana dal titolo “Grecia chiama Europa”.

Stoimenidis, ha sottolineato le grandi difficoltà del popolo greco “dopo cinque anni di forte austerità che ha colpito i diritti dei lavoratori e tagliato gli stipendi, rendendo la vita delle persone molto complicata”. Ma la risposta alle sofferenze del popolo greco, per Stoimenidis, non può che arrivare a livello europeo: “Dobbiamo cooperare e lottare insieme per una Europa sociale dove siano le persone a prendere le decisioni e non prevalgano gli interessi dei gruppi finanziari”.

Secondo il sindacalista della Gsee la Grecia è sede di “una sperimentazione di un modello di austerità che dalla periferia può spostarsi al centro dell'Europa”. Per questo, ha aggiunto, “i sindacati europei devono resistere all'espropriazione di salari e di diritti che mina il modello sociale”.

Anche per Alessio Gramolati, segretario generale della Cgil Toscana, il sindacato “dovrebbe trovare una maggiore unità a livello europeo”. “La Grecia – ha aggiunto il segretario Cgil - non va lasciata sola, perché la situazione sociale nel paese è ben più grave di quando la crisi ebbe inizio, e le persone che non avevano responsabilità di quella crisi stanno molto peggio di quanto non stiano le persone che quella crisi l'hanno provocata. Questo elemento di ingiustizia è uno dei punti cardine con cui leggere la crisi”.

Tuttavia, secondo Fabio Giovagnoli (presidente Ires Toscana), “l'esperienza greca, ancora da valutare alla luce dei risultati che il nuovo Governo potrà ottenere nello sfibrante negoziato attualmente in corso con i vertici Ue e Bce, può rappresentare un punto di riferimento concreto per le potenzialità di una politica alternativa a quella del contenimento del debito con il solo rigore a totale discapito delle classi più svantaggiate della società”.