“Trovo profondamente ingiusto, ancora di più dopo questa straordinaria mobilitazione di oggi, che la Cisl e la Uil non abbiano deciso di affidare la parola finale sulla riforma contrattuale ai lavoratori. La democrazia non può fermarsi ai cancelli delle fabbriche, perché quando ciò avviene è la democrazia stessa ad essere colpita e ferita. Credo sia giunto il momento di fare, come Cgil, della democrazia nei luoghi di lavoro il primo punto della nostra iniziativa, anche proponendo una legge di iniziativa popolare in risposta all'autoritarismo di questo governo e all'arbitrio di Cisl e Uil”.

Intervenendo alla manifestazione, il lavoratore cassaintengrato di Pomigliano d'Arco, ha voluto concentrare il suo intervento sull'accordo separato del 22 gennaio e sulla crisi. “I lavoratori rivendicano sì un nuovo modello contrattuale, ma capace di un recupero reale del potere d'acquisto dei salari e di valorizzare il lavoro umano sul piano dei diritti e delle professionalità. Con l'ultima riforma contrattuale, invece, i lavoratori saranno inevitabilmente più poveri, perché si programma la riduzione dei salari e si riduce drasticamente la contrattazione”.

Dopo tanti decreti “ad personam”, se ne faccia uno per i lavoratori che aumenti l'indennità della Cassa integrazione, riportandola all'80 per cento del salario, e prolunghi la durata di quella ordinaria. Una proroga dei termini, quindi, che porti la Cig ordinaria da 52 a 104 settimane permetterebbe di di far uscire le aziende dalla crisi garantendo i livelli occupazionali e dando tranquillità a tutti quegli uomini e quelle donne che si ritrovano a pagare una crisi provocata da altri”.

WEBCRONACA

DIRETTA VIDEO