Quattro morti in soli tre giorni. In Cile proseguono le proteste di piazza contro le politiche neoliberali del presidente Sebastiano Piñera come anche gli scvontri con le forze dellordine, nonostante le notizie passino sotto silenzio. I morti della scorsa settimana non sono stati i soli, mentre si contano oltre sei mila feriti in questi tre mesi di manifestazioni. Le organizzazioni umanitarie denunciano le molteplici violazioni dei diritti umani. Le indagini aperte dlla procura nazionale cilena sono oltre 5 e 500. Oltre la cronaca cerchiamo di comprendere le ragioni e lorigine di questa ondata di proteste antigovernative e lo facciamo con un sociologo cileno, Juan Christian Jimenz, accademico allUniversità Arcis, e che dopo il colpo di stato del 73, ancora bambino, fu esule in Italia. A determinare le mobilitazioni di piazza le perduranti disuguaglianze e la richieste di riforme costituzionali. Sarà la capacità di unire le forze tra le diverse componenti della gioventù cilena e i lavoratori, sempre meno sindacalizzati, a rendere più o meno efficace la protesta, destinata a durare sino ad ottobre, quando il Cile sarà chiamato alle urne per le elezioni municipali e per votare i componenti della costituente, nel caso passi il referendum di aprile per modificare la Magna Carta.