La storia dell’evoluzione tecnologica e dei processi produttivi è da sempre legatissimo all’agricoltura e, più in generale, alla produzione alimentare. Quasi tutte le innovazioni “industriali”, fino ad ora in larghissima parte definite da evoluzioni nel campo della metalmeccanica e della chimica, hanno avuto importanti innovazioni nel settore primario e nello stesso hanno effettuato numerose sperimentazioni fondamentali poi, per altri processi produttivi.

D’altronde anche nel nostro paese i distretti attualmente maggiormente industrializzati incidono in territori con una fortissima storia agricola e agroalimentare, testimoniando il fortissimo legame tra il lavoro nei campi, la necessità di trasformazione dei prodotti della terra e la capacità di innovazione che nasce da questo settore.

Dall’istituzione della Politica Agricola Comunitaria, nel 1958, questo legame ha trovato una maggiore dinamicità nella sua capacità di produrre innovazione e con le politiche di investimento previste dall’Unione Europea per i prossimi anni, in concorso con le nuove tecnologie di digitalizzazione, siamo certi che il mondo agricolo aggiornerà in modo importante i propri processi produttivi e darà forte sostegno alla diffusione di molte potenzialità del 4.0.

La scelta di correlare il prossimo settennato della Pac con gli investimenti strategici previsti dal “Green New Deal” e al “Farm to fork” di cui tanto si parla per l’approccio innovativo sui temi della sostenibilità, del green e del cibo, definiranno una piccola rivoluzione nell’ambito delle produzioni agricole e dell’agroalimentare in generale; come Flai, stiamo già sperimentando in tutti i nostri settori i primi cambiamenti e forti delle numerose esperienze con cui già ci siamo interfacciati, siamo certi si possa intervenire sui processi che coinvolgeranno i nostri comparti migliorando la qualità del lavoro funzionalmente al raggiungimento di obbiettivi etici ed ambientali.

L’utilizzo delle potenzialità date dalla digitalizzazione e dalle nuove tecniche e tecnologie offrono alcune sfaccettature estremamente interessanti anche per il nostro approccio sindacale, obbligandoci a ragionare su nuovi modelli produttivi stiamo verificando come sia per noi possibile intervenire sia sulle catene del valore dei prodotti agroalimentari, da sempre caratterizzate da un meccanismo di filiera particolarmente complesso, che sui temi ambientali e di lavoro ad essi correlati.

È interessantissimo pensare ad esempio a quale portata possa avere la digitalizzazione delle informazioni nel campo della lotta al dissesto idrogeologico, alla gestione delle acque e alla messa in sicurezza del territorio connettendo la possibilità di un maggior controllo del territorio alla possibilità di utilizzare minor risorsa idrica per irrigare i campi. La possibilità dunque di mettere in sicurezza un luogo e contemporaneamente risparmiare acqua. Questo, ad esempio, già succede nei Consorzi di bonifica, molti dei quali con un sapiente utilizzo dei sistemi imbriferi riescono a coniugare il proprio ruolo integrato di protezione e irrigazione anche alla produzione di energia pulita con turbine idroelettriche di ultima generazione facilmente installabili. Un lavoro quello delle bonifiche paradigmatico e da analizzare sull’aspetto dell’evoluzione tecnologica. Si è partiti dagli “scarriolanti” che arginavano i corsi d’acqua con uno dei lavori più umili di fine ‘800 e dopo aver sfruttato a pieno le possibilità della meccanizzazione dei processi, oggi col digitale, l’analisi dei dati e l gestione delle informazioni anticipa gli interventi grazie a questi procedimenti. Avere la possibilità di controllo e gestione del territorio totalmente digitalizzati sarà una delle prime grandi rivoluzioni con cui ci confronteremo, d’altronde esistono anche in questo caso le prime sperimentazioni puntuali di agricoltura 4.0 che altro non sono che lo sviluppo di questi meccanismi di controllo e gestione. Esiste cioè la possibilità di mappare una data area agricola sapendo con esatta certezza quale sia la necessità nutritiva del terreno. Attualmente è in larga parte utilizzata per la gestione della risorsa irrigua che permette il superamento dell’antiquato meccanismo di irrigazione a pioggia estremamente antieconomico e, in un periodo storico in cui l’acqua sta assumendo una valenza strategica così rilevante, davvero molto poco sostenibile.

Vediamo quindi come l’impatto sull’ambiente, nel segno della sostenibilità, sia per noi estremamente interessante tanto da esser riusciti in alcune aziende le cui produzioni sono direttamente dipendenti dall’acqua a contrattare sia il processo di economia della stessa sia quote di premio annuale legate a questi risparmi.

Il filo rosso su cui come categoria vorremmo muoverci è quello che tiene assieme le principali contraddizioni dell’attuale sistema economico: l’ambiente e la salubrità delle comunità con le condizioni di lavoro.

E anche in questo caso un esempio lampante di come possa evolvere l’impianto produttivo ci viene offerto da una delle filiere che maggiormente ha fatto parlare di sé in senso negativo. L’oro rosso italiano, il pomodoro. La produzione del pomodoro si è sempre caratterizzata per la sua bassa sostenibilità, sia ambientale che lavorativa. Si parla di una coltivazione ad alto consumo di sostanze nutritive, che impoverisce in modo considerevole il terreno che la ospita, spesso affiancata alla cronaca sindacale come archetipo di un modello che sfrutta le lavoratrici e i lavoratori sia in fase di raccolta del prodotto che durante la trasformazione. Invece sappiamo che in un territorio particolarmente noto per i suoi “ghetti” di lavoratori stranieri come Foggia, famoso per numerose battaglie sindacali, uno degli stabilimenti per la lavorazione del pomodoro più grandi e innovativi d’Europa. Lo stabilimento modernissimo nei suoi processi di lavorazione del pomodoro non è però per noi importante per una specifica pratica bensì per la capacità, grazie alla digitalizzazione, di intervenire su tutta la filiera produttiva.

Tramite un accordo con un gruppo di imprese produttrici di pomodoro, a cui è stato riconosciuto un prezzo a tonnellata leggermente superiore a quello di mercato, si è potuta garantire sia l’abbattimento dell’utilizzo della chimica durante la coltivazione sia un controllo, tramite un percorso di blockchain (dunque un’analisi certificata) e a catena delle varie attività che costituiscono un percorso produttivo), del rispetto dei lavoratori sulle varie fasi di produzione, raccolta e trasformazione. Di fatto si è utilizzata la tecnologia e le potenzialità del digitale per certificare una mappatura globale, garantendo un importante miglioramento del prodotto sia dal punto di vista qualitativo sia per il rispetto della legalità e dei contratti di lavoro.

Le ultime novità tecniche e tecnologiche rivoluzioneranno, seppur lentamente, tutti gli ambiti produttivi e quello agroalimentare, figlio di una cultura ancora troppo spesso legata all’idea di sfruttamento del lavoro per aumentare i profitti, sarà uno di quelli maggiormente coinvolti in questo processo, la nostra idea è di approcciarci al tema non slegando l’importanza del valore del cibo dall’ambiente e dal lavoro che servono per produrlo, garantendo sicurezza e sostenibilità a tutta la filiera.

Andrea Coinu, dipartimento agricoltura, ambiente e territorio Flai Cgil

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