Su un punto si sono trovati d’accordo gli ospiti del panel di Futura 2021 sul "L'innovazione al servizio della partecipazione per una nuova crescita dello sviluppo": non si potrà delegare ancora una volta al mercato la grande trasformazione che ci viene imposta dagli obiettivi della sostenibilità ambientale e della transizione. Ci dovrà essere un nuovo protagonismo dello Stato. Siamo però in ritardo e il dibattito in Italia è ancora troppo provinciale. “Non impariamo niente dalla pandemia?”, si è chiesto il ministro del lavoro Orlando. E’ necessario ricostruire un nuovo modello. Purtroppo però l’idea che ci possa essere un’autoregolazione del mercato ancora persiste in Italia, ha spiegato il segretario confederale Cgil, Emilio Miceli. Non ripetiamo quindi errori del passato. Ma l’Italia – ha precisato Fabrizio Solari, segretario generale della Slc Cgil - non ha mai fatto politica industriale.

“Le politiche industriali le facevano le aziende a partecipazione statale. Ed è stato un errore smontarle, senza sostituirle con niente”. La pandemia ci ha fatto capire varie cose, anche per come si stanno riorganizzando le aziende. Facciamo tesoro di questi insegnamenti.  Di un necessario indirizzo pubblico anche nell’ambito della rivoluzione digitale hanno parlato la professoressa Teresa Numerico (filosofa di Roma 3) e Mario Pianta, docente di politica economica presso la Scuola normale superiore di Firenze, che ci ha tenuto però a precisare che nel Pnrr non si cita mai la parola politica industriale. Nel corso del dibattito vari spunti anche sui due temi di grande attualità: il dibattito sul salario minimo e la legge sulla rappresentanza. Il ministro Orlando ha dato ragione a Miceli e Solari sulla centralità della contrattazione. Il salario minimo deve essere da supporto, non un sostitutivo della contrattazione. Ci vuole però una legge sulla rappresentanza.

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