L'approvazione del documento programmatico di bilancio e le sue ricadute sul sistema pensionistico sono le notizie principali sulle prime pagine dei giornali di oggi. Il Sole24Ore titola:Manovra, 9 miliardi al taglio delle tasse. Proroga del 110% ma salta il bonus facciate”, mentre il Corriere della sera sceglie: “Le pensioni agitano il governo”. La Stampa opta per: “Manovra Draghi: quota 102 per le pensioni”, mentre il Messaggero apre con: “Bonus e quota 102 nella Manovra”; il Manifesto con: “Le grandi manovre”. La Repubblica sceglie invece il vertice tra Salvini, Meloni e Berlusconi, con: “Centrodestra resa dei conti”, mentre il Fatto quotidiano sceglie, come spessa accade, la cronaca giudiziaria: “Renzi ha un grande futuro. In tribunale”

Interviste
Molte le interviste in cui si continuano ad analizzare i risultati del voto alle Comunali. Sul Corriere della Sera, a pagina 11, Maria Teresa Meli intervista il governatore dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini. “Questo voto rafforza il governo guidato da Mario Draghi – dice -. All'Italia servono stabilità e unità, per superare la pandemia, per rafforzare la ripresa e per spendere al meglio le ingenti risorse che ci arrivano dall'Europa. Resto convinto che ora si debba pensare al Paese, non alle convenienze di parte. Matteo Salvini, dopo questo risultato, potrebbe strappare? Vorrebbe dire abbracciare definitivamente la linea di Giorgia Meloni e scivolare ancor più a destra. Credo che cittadini, famiglie, lavoratori e imprese si aspettino altro. Cosa ci dice il forte astensionismo? Che bisogna recuperare l rapporto con le persone e che per farlo le istituzioni devono dimostrarsi ogni giorno vicine, serie e affidabili. L'elettorato di destra è rimasto spiazzato sia dalle posizioni della Lega e di Fratelli d'Italia sulla gestione della pandemia e del vaccini, sia da candidature decise a tavolino a Roma. Questo pero deve mettere in guardia anche noi: non c'è nulla di scontato rispetto alle prossime elezioni politiche, né possiamo confidare sugli errori del nostri avversari”.

Sul Messaggero, a pagina 5, Barbara Jerkov intervista poi il segretario Pd Enrico Letta: “I candidati noi li scegliamo con le primarie, il problema vero è che abbiamo un sistema che finisce per selezionare per le cariche monocratiche candidature maschili. Una tendenza inerziale che abbiamo rovesciare, e mi impegno a farlo con determinazione». Roma ha bisogno di rilancio, di crescita, di realizzare uno status internazionale che la metta finalmente alla pari con le altre grandi capitali mondiali. «Credo che Gualtieri arrivi veramente al momento giusto per Roma. Nei prossimi anni la città si giocherà tre partite fondamentali: Pnrr, Giubileo ed Expo. Tre capitoli tutti e tre internazionali. A me ha colpito molto vedere quanto Gualtieri fosse in connessione coni sindaci delle più importanti città europee - da Parigi a Londra a Barcellona - e con chi decide a Bruxelles. La sua elezione è davvero una bella notizia per Roma: avere un sindaco che è di casa a Bruxelles, ormai metà delle decisioni-chiave è lì che si prende. E capace di riportare Roma al centro di questo reticolato di rapporti con le altre grandi metropoli, come è giusto che sia”.

Sulla Repubblica, a pagina 9, Simonetta Fiori pone invece delle domande all'editore Giuseppe Laterza, che afferma: “La pandemia ha mostrato l'inconsistenza della retorica populista. Di fronte a un dramma globale, che ha richiesto i contributi della scienza mondiale, le piccole patrie non hanno più senso. Cosa deve fare il Pd per rendere questo successo meno provvisorio? Deve sforzarsi di guardare nel lungo periodo, uscendo dalla logica dei sondaggi e dei talk show. La costruzione del futuro, soprattutto in un passaggio difficile, avviene solo grazie a una forte motivazione ideologica. Il compito della grande politica è costruire slogane simboli capaci di muovere le passioni oltre che l'intelligenza. II primo passo? Ripensare il welfare, a misura d i giovani e donne, soggetti fondamentali che oggi stanno sul mercato in modo molto diverso dall'operaio o dall'impiegato maschio negli ultimi 50 anni. La loro flessibilità va garantita, altrimenti rischia di tradursi in rabbia e protesta”.

Editoriali e commenti
Il Sole24Ore, a pagina 15, ospita un'analisi di Ignazio Angeloni, che scrive: “La Nadef rilancia rispetto al Documento di economia e finanza (Def) di aprile. Preso atto che gli andamenti attuali sono migliori di quelli prefigurati allora, e che quindi si rende disponibile per gli anni futuri un "tesoretto" (così lo si sarebbe chiamato una volta) di fondi pubblici da destinare a una combinazione di riduzioni del debito o ulteriori spese, il governo opta quasi interamente per la seconda strada. Con buona pace degli economisti che pensano che normalmente, quando l'economia cresce molto, il bilancio pubblico debba essere "anticiclico", cioè rallentare la corsa e mettere fondi da parte per occorrenze future. Ma questi non sono tempi normali. Il boom del 2021(aumento del Pil del 6%, quando a inizio anno si stimava appena sopra il 4%) non è crescita vera, ma riemersione dal "buco" del 2020. Più riemersione avviene oggi, meno ne avverrà domani. La scommessa si vince o si perde negli anni successivi, quando la strategia darà sperabilmente i suoi frutti”.

Sempre di conti pubblici scrive Daniele Manca a pagina 3 del Corriere della sera: “La cifra è più che ragguardevole: 8o miliardi di mancato gettito. Un macigno sui conti pubblici. Nascosto nella legge di Bilancio varata dallo scorso governo. È l'effetto di una norma che prevedeva un importante sconto fiscale per le imprese che avessero voluto rivalutare i propri attivi immateriali. Sulla carta una mossa per rafforzare patrimonialmente le aziende in un momento di difficoltà, che si è invece trasformata in un regalo. E per di più, si è rivelato iniquo. A usufruirne sono state solo quelle imprese alle quali non era sfuggita l'occasione. Tanto che tra le ipotesi che circolano in questi giorni c'è anche quella di cancellare del tutto la misura. O in alternativa, perlomeno studiare un percorso che permetta a tutte le aziende indistinta mente di usufruire di un taglio delle tasse, ad esempio tramite la riduzione del cuneo fiscale. Si deve fare un passo indietro dl quasi un anno per capire la portata di un pasticcio al quale il governo in fase di stesura di nuova legge di Bilancio per Il 2022 deve rimediare”.

Di reddito di cittadinanza scrive poi Veronica De Romanis a pagina 31 della Stampa: “È sufficiente analizzare i recenti dati Inps per rendersene conto. In questi due anni, la platea dei beneficiari è aumentata quando la pandemia non c'era (tra aprile 2019 e febbraio 2020, il numero di nuclei percettori è passato da 512mi1a a 837mila), quando la pandemia era in corso (tra marzo 2020 e marzo 2021, il numero dei nuclei è passato da 906mi1a a 1 milione 152mila) e anche quando la situazione economica ha iniziato lentamente a normalizzarsi. A fine agosto, i beneficiari superavano 1 milione 224mi1a con un assegno medio di 576 euro, dieci per cento in più rispetto all'importo iniziale. Una platea sempre più vasta e generosa non necessariamente è un segnale positivo. C'è, infatti da chiedersi se i percettori dell'assegno sono davvero quelli più bisognosi. Purtroppo, non è sempre così. Solo per fare qualche esempio, il sussidio medio previsto per una famiglia con tre figli è pari a 673 euro di poco superiore a quello destinato a un single (604 euro). C'è, poi, un problema di ripartizione geografica. Su 1224mila nuclei oltre 774mi1a sono al Sud. Eppure, la povertà è aumentata maggiormente al Nord (le famiglie in condizioni di povertà assoluta nel 2020 erano pari al 7,7 per cento, di cui 47% al Nord e 38,6% al Sud). Alla luce di questi numeri, è chiaro che diversi parametri andranno rivisti”.

Di astensionismo si occupa invece Ilvo Diamanti a pagina 11 della Repubblica, un fenomeno che “induce a riflettere nuovamente sul significato del voto, per i cittadini. Che è cambiato profondamente, nel corso del tempo. Rispetto a quando si votava "per atto di fede" o "per appartenenza. Quando i partiti esistevano davvero, esprimevano idee e ideologie, erano presenti sul territorio. Non solo sui media, tanto meno sui 'social-media, che non esistevano proprio. Il voto, allora, era un 'dovere'. O, almeno, un modo per collegarsi con la società. Per scegliere da che parte stare. Oppure, si votava per ragioni concrete, per sostenere un 'politico' che poteva aiutare il tuo ambiente. La tua categoria. O, ancora, per interesse. Da molti anni, però, non è più così. E per votare ci vogliono buone ragioni. Espresse da soggetti efficaci e visibili sul territorio. I sindaci, però, come abbiamo già osservato, non hanno più il peso di un tempo. Contano di più i 'governatori'. Inoltre, da tempo, è cresciuto il peso del voto 'contro'. Di 'sfiducia0. Uno dei principali fattori del successo del M5S, nello scorso decennio. Votare per un 'non-partito', infatti, era equivalente al 'non-voto'. Un'alternativa all'astensione. Ma questo orientamento, oggi, appare circoscritto”.

Economia, welfare, sindacato
A pagina 6 del Sole24Ore Gianni Trovati si occupa di smart working nel pubblico impiego: “Nell'organizzazione del pubblico impiego entra anche il «lavoro da remoto»; una forma meno evoluta di lavoro agile, che potrà essere effettuata da casa o da un'altra sede (per esempio spazi di coworking) individuata nell'accordo individuale senza però modificare gli obblighi legati all'orario di lavoro. Questa opzione si affiancherà allo Smart Working vero e proprio, che potrà essere svolto «con forme di organizzazione per fasi, ddi e obiettivi e senza precisi vincoli di orario odi luogo di lavoro», ma solo dove le amministrazioni saranno in grado di fissare in modo puntuale i target individuali E di misurarli. Il doppio modello di lavoro a distanza prende forma nella nuova bozza di contratto delle Funzioni centrali (ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici) che l'Aran ha presentato ieri ai sindacata L'introduzione del «lavoro da remoto», nel pacchetto delle norme ordinamentali che nei prossimi mesi saranno riprese anche dai contratti nazionali degli altri settori della Pa, serve nelle intenzioni del governo a venire incontro alle esigenze di molte omoni e dei loro dipendenti”.

Sul Corriere della sera, a pagina 34, Claudia Voltattorni scrive invece della vertenza Whirlpool: “Al tavolo di ieri al Mise cui hanno partecipato la viceministra dello Sviluppo Alessandra Todde e i rappresentanti sindacali di Fim Cisl, Flom Cgil, Uilm e Ugl, il ministro Orlando ha promesso di garantire la continuità occupazionale: «Come ministero — ha detto Orlando arrivato alla fine dell'incontro, perché impegnato alla cabina di regia sulla manovra con il premier Mario Draghi — ci facciamo carico di garantire continuità in funzione della soluzione che si va definendo», aggiungendo di assumersi «un impegno a garantire continuità occupazionale e scongiurare i licenziamenti anche attraverso provvedimenti straordinari». Parole apprezzate dai sindacati che però chiedono di «passare rapidamente dagli impegni politici ai provvedimenti concreti: ci aspettiamo che ciò avvenga già al prossimo incontro di lunedì 25». Il tempo stringe. Dopodomani ci sarà l'udienza al Tribunale di Napoli del ricorso promosso contro Whirlpool da Flom, Fim e Uilm per comportamento antisindacale: il giudice dovrà decidere se i licenziamenti annunciati dalla multinazionale Usa siano legittimi”.

Sulla Stampa, a pagina 24, Gilda Ferrari svela invece un “retroscena” sull'ex Ilva: “L'accordo del 2020 prevede che Invitalia salga al 60% in società a maggio 2022. Giorgetti aveva detto che il governo intende stringere i tempi, ma l'operazione non è semplice, visto che la modifica contrattuale deve essere concordata con Mittal a costo zero. Il piano industriale per la decarbonizzazione di Taranto prevede l'uso del gas in una prima fase. «E' l'unica fonte al momento che può dare un minor impatto ambientale» conferma Giorgetti. «Gli investimenti stimati variano da 900 a 1.500 milioni di euro» in base alle scelte tecniche. Ma c'è chi trova la stima del governo «insufficiente, rispetto all'attuale stato degli impianti e a ciò che si dovrà fare». Il ministro dice che il Pnrr assicura la copertura delle risorse, ma dice anche di avere chiesto di inserire nella prossima legge di bilancio un fondo gestito da Mise e Mite per sostenere la transizione ecologica delle industrie energivore”.

Su Domani, a pagina 3, Giovanna Faggionato e Giovanni Tizian pubblicano infine un'inchiesta su una presunta rete di trust e società del leader di Forza Nuova Fiore e di un ex Nar: “Al centro dello schema finanziario ci sono società e uomini legati a Fiore - si legge -. Con lui un imprenditore, ex militante dei Nuclei armati rivoluzionari (Nar), legato ad altri vecchi camerati (sempre dei Nar) come Riccardo Brugia e Massimo Carminati. condannati entrambi di recente nell'inchiesta 'Mondo di mezzo', che ha svelato il sistema di corruzione che governava Roma. Decine di documenti societari e bancari ottenuti da Domani permettono di ricostruire il network finanziario dei neofascisti ora impegnati nella guerra ai vaccini, al green pass e a quella che loro chiamano «dittatura sanitaria». Da Roma a Londra seguendo il flusso di denaro, provando a sbrogliare il reticolo di società estere e nostrane, una cosa è certa: Fiore, arrestato per l'assalto alla Cgil del 9 ottobre durante le proteste No-green pass, ha costruito un piccolo impero”.

Collettiva oggi apre con un'intervista al segretario generale della Flai Cgil Giovanni Mininni che spiega gli obiettivi dell'assemblea delle donne  della Flai in programma oggi a Roma.

L’agenda degli appuntamenti
Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti Cgil, vedi l’agenda di Collettiva.