L'intervista
Il segretario generale della Flai Cgil Giovanni Mininni spiega gli obiettivi dell'appuntamento in programma oggi a Roma. "Un'assemblea che non è solo un evento per onorare lo Statuto, ma un impegno per chiunque lavori nella nostra organizzazione"
Non c’è solo la tradizione e non c’è solo una disposizione dello Statuto alla base dell’Assemblea delle donne che vede oggi (20 ottobre) impegnata la Flai Cgil: la questione femminile per la federazione che rappresenta le lavoratrici e i lavoratori in agricoltura e nell’agroindustria è radicata nella storia da un lato e nella pratica quotidiana dall’altro. Quando il segretario generale Giovanni Mininni presenta l’appuntamento a Collettiva parte proprio da qui: “Abbiamo sempre avuto la necessità di porre la questione femminile al centro della nostra azione sindacale. Sono tanti i contratti provinciali agricoli e quelli nazionali che sottoscriviamo nei quali sono presenti norme specifiche a tutela delle donne. Grande è la presenza delle donne nella nostra rappresentanza e tra le dirigenti di questa organizzazione. Più di quindici anni fa decidemmo perciò di inserire l’assemblea nel nostro Statuto, poi la pandemia ci ha impedito di riunirla negli ultimi due anni. Adesso siamo pronti per spingere la nostra riflessione ancora più avanti”.
La storia è quella di un sindacato in cui la presenza femminile è stata protagonista da sempre ma anche quella di un’organizzazione che ha deciso di investire tutta se stessa della questione femminile.
“La prima cosa che abbiamo voluto anteporre a ogni altra considerazione – spiega ancora Mininni – è che la questione delle donne non interessa solamente loro ma deve interessare tutti, uomini compresi. La Flai Cgil è una categoria che non ha il coordinamento donne. La delega è in capo al segretario generale per una scelta che la segreteria ha condiviso e ha assunto, perché siamo convinti che se non si parte dal presupposto che il problema ci coinvolge tutte e tutti non si riesce ad arrivare a una soluzione ma si rischia di delegare la questione solo a una parte dell’organizzazione”.
Una convinzione che si riflette anche su come la nostra società complessivamente affronta i diritti femminili. Per Giovanni Mininni la sfida è “spostare anche provocatoriamente la riflessione più avanti perché la lotta contro femminicidi e violenze sulle donne non può essere solamente una rivendicazione femminile: uccidere o violentare una donna è un’offesa all’umanità, inconciliabile con la civiltà. Più in generale, dobbiamo superare la concezione che siano le donne a dover rivendicare diritti per se stesse”.
L’assemblea delle donne che riunisce questa mattina al Teatro Ambra Jovinelli di Roma la Flai Cgil si è sviluppata attraverso un lungo confronto, partito dalla somministrazione di un questionario rivolto a centinaia di donne e uomini della federazione, a tutti i componenti delle segreterie, provinciali, regionali e nazionale, sia a chi opera nell’apparato politico che nell’apparato tecnico e che è stato poi elaborato all’esterno perché – chiarisce il segretario generale – “volevamo una fotografia impietosa” su un tema di indagine particolarmente complesso quale il rapporto tra donne, uomini ed esercizio del potere. Il perché di questa scelta per Giovanni Mininni è nel fatto che “Negli ultimi anni nonostante la nostra organizzazione, sicuramente unica in Italia e forse anche in Europa, abbia una norma antidiscriminazione che fissa la presenza femminile al 40%, le donne scarseggiano. È quindi probabile che ci sia un esercizio del potere che non favorisce il loro ingresso nell’organizzazione e che quella norma antidiscriminatoria - che non va assolutamente toccata, ma anzi va mantenuta e difesa - non riesca a garantire, se non da un punto di vista formale, l’equilibrio di genere all’interno delle nostre strutture. Inoltre, visto che negli ultimi anni, abbiamo comunque avuto tante dirigenti donne, abbiamo voluto anche iniziare a riflettere sul potere esercitato dalle donne in un’organizzazione molto gerarchica e burocratizzata come la nostra e se sia effettivamente diverso”
“L’assemblea delle donne – conclude Mininni - è un momento solo in parte di arrivo, perché a tutti gli effetti per noi sarà una ripartenza: da questo lavoro, infatti, verrà prima l’impegno per una elaborazione accurata sui nodi che emergeranno dallo studio della nostra categoria, poi quello per atti concreti con decisioni che verranno adottate dall’assemblea generale della Flai e dagli organismi dirigenti. In altre parole, questa assemblea non può essere un evento che si svolge ogni anno - che sia commemorativo o di denuncia – piuttosto vogliamo sia una tappa del percorso che la nostra organizzazione intende affrontare nel prossimo futuro per innescare veri cambiamenti.