Il taglio delle forniture di vaccini deciso da AstraZeneca, le manifestazioni di commercianti e ambulanti a Roma e Milano, i dati Istat che certificano il forte calo dei posti di lavoro: questi i temi che dominano le prime pagine dei maggiori quotidiani nazionali di oggi (mercoledì 7 aprile).

  “Cresce la tensione nelle piazze. Protestano ristoratori e ambulanti. AstraZeneca taglia del 50% le forniture per la Ue. Il governo: il piano per le vaccinazioni non subirà ritardi. Le Regioni di centrodestra insistono sulle riaperture” titola il Corriere della Sera, mentre Repubblica apre con “Vaccini, AstraZeneca frena il piano dell’Italia. I problemi: l’Ema potrebbe porre nuovi limiti, il governo pronto a cambiare le fasce d’età. Gli scontri: ambulanti e no mask scendono in piazza, feriti e arresti davanti Montecitorio. La gelata: in un anno persi un milione di posti e altre 700 mila persone non cercano più lavoro”.

“Nuove scorte Pfizer, la campagna vaccini accelera. Caso dosi fantasma, tensione tra Figliuolo e Regione Lazio”, recita il Messaggero, tema analogo per il Fatto Quotidiano: “Così AstraZeneca ci frega altre 2 volte, -50% di forniture. Mercato parallelo: l’azienda concede la licenza all’India per produrre dosi sul posto, ma poi ne rivende 5 milioni al solito Regno Unito, beffando sia Nuova Delhi sia l’Europa”.

L’apertura del Giornale è “Chiusure, prime botte. Vaccinazioni a rilento e un milione di disoccupati in un anno. Scontri con la polizia a Montecitorio, cortei a Milano e A1 bloccata. Intanto gli Usa volano: annullato l’effetto Covid”, mentre Libero titola “Dove si ferma l’infezione, all’aperto non ci si contagia. Lo studio: soltanto 1 malato su 1.000 ha contratto il virus in strada o nei parchi. Invece il Covid attacca i tram: attenti a toccare le maniglie sui mezzi pubblici”.

Aperture differenti per gli altri quotidiani. La Stampa titola “Draghi in Libia: più fondi contro gli sbarchi. Il presidente del Consiglio esprime soddisfazione per i salvataggi in mare: problema anche umanitario”, stesso tema per il Manifesto: “Parole ammare. Draghi e Di Maio a Tripoli auspicano un rinnovato ruolo dell’Italia con le aziende in prima fila per la ricostruzione. Ma il premier esprime ‘soddisfazione per quello che la Libia fa per i salvataggi’, dimenticando o ignorando l’inferno vissuto nel Paese dai migranti”. Infine, il Sole 24 Ore: “Borse, l’Europa torna al pre-Covid. Lo Stoxx 600 ha superato il livello del febbraio 2020, Piazza Affari ancora sotto. Fiducia degli analisti nella campagna vaccinale e negli aiuti all’economia”.

Le interviste
“Codice appalti, ora semplificazione. Serve una sospensione a tempo”: questo il titolo dell’intervista al presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato Roberto Rustíchelli, pubblicata oggi sul Corriere della Sera. “Gli appalti pubblici rappresentano l'11% del Pil. Proprio per questo la nostra proposta è semplificare”, spiega l’ex magistrato: “Poiché viviamo una situazione eccezionale, non possiamo applicare regole normali in un periodo che normale non è. Come l'Europa ha sospeso la normativa sugli aiuti di Stato, noi proponiamo, in attesa dell'auspicata semplificazione, di sospendere temporaneamente il codice degli appalti e di utilizzare le direttive europee, che sono direttamente applicabili, stante l'espresso rinvio alla normativa nazionale per le parti non self executive”.

Rustichelli assicura che “non c'è alcuna intenzione di ridurre le tutele dei lavoratori o di abbassare la guardia sui controlli, ma soltanto la volontà di eliminare le barriere all'ingresso e all'uscita”. E ricorda che “la stessa Commissione europea ha avviato nel 2019 nel confronti dell'Italia una procedura di infrazione per come ha recepito la direttiva in materia di subappalto: secondo la Commissione verrebbero violati i principi fondamentali della materia che impongono di facilitare la partecipazione delle piccole e medie imprese agli appalti pubblici anche attraverso lo strumento del subappalto”.

Sul medesimo tema è di parere contrario il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione Giuseppe Busia, intervistato sul Mattino. “Il Codice degli appalti contiene regole che servono a garantire un confronto trasparente tra le imprese, con l'intento di far conseguire prodotti e servizi migliori alla pubblica amministrazione”, spiega il presidente Anac: “Questo, ovviamente, serve anche a evitare che nell'opacità delle deroghe si inseriscano comportamenti corruttivi, finendo per penalizzare le imprese che operano in modo sano sul mercato e che oggi sono in grande difficoltà per la crisi”. Attraverso i contratti pubblici passa il 15 per cento del Pil nazionale “e in questo momento la percentuale non potrà che crescere: si tratta di un volano essenziale. Eliminare in toto il Codice degli appalti non è possibile perché violerebbe alcuni obblighi europei”. 

Giuseppe Busia si dice “consapevole” di essere in una fase che necessita celerità: “Stiamo lavorando per questo, ad esempio per eliminare il cosiddetto gold plating, vale a dire tutte quelle regole nazionali ulteriori rispetto a quelle già contenute nelle direttive europee”. Ma il vero problema, conclude il presidente dell’Anticorruzione, è che “in molti casi le stesse direttive rinviano proprio alle norme nazionali, e quindi al Codice degli appalti. Il rischio è che con la sospensione del Codice si generi un vuoto normativo, col risultato di alimentare la paura della firma da parte di chi deve gestire le gare: questa è spesso la vera ragione per cui si bloccano gli appalti. Bisogna intervenire col bisturi, non con l'accetta”. 

“Prima enti locali e sanità: ecco il piano assunzioni”, così il titolo del Messaggero per l’intervista al ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta. “I miei primi tre atti sono stati il riavvio dei contratti, la firma del Patto per l'innovazione del lavoro pubblico e per la coesione sociale con i sindacati, e lo sblocco del turn over”, spiega l’esponente del governo, ricordando anche il riavvio dei concorsi: “Siamo partiti da un numero: 118.879. Sono i posti già disponibili nella pubblica amministrazione. Dietro una cifra apparentemente asettica ci sono nomi e cognomi, ci sono progetti di vita congelati a causa del virus. Sbloccare questi concorsi ci è sembrata la prima urgenza”. 

L’obiettivo dichiarato di Brunetta è “garantire innanzitutto il turnover fisiologico: almeno 500 mila ingressi per cinque anni, 100 mila l'anno, pari al numero di dipendenti pubblici che andranno in pensione secondo le stime della Ragioneria generale dello Stato”. Poi bisogna ragionare selettivamente “sui settori che si sono maggiormente impoveriti negli ultimi dieci anni, penso soprattutto alla sanità e agli enti locali, qui il turnover potrà arrivare anche al 120%”. Infine, ci saranno le alte professionalità tecniche “da reclutare in via straordinaria per l'attuazione dei progetti del Recovery Plan con contratti a tempo determinato (…) Ci sarà un portale del reclutamento, una piattaforma cui potranno rivolgersi le amministrazioni centrali e locali per simulare e prevedere lo stato del proprio fabbisogno professionale e per gestire le procedure concorsuali. Sono assunzioni che si possono fare in 15 giorni. I contratti dureranno 5 anni, il tempo del Recovery”.

Gli editoriali
“La novità più rilevante di questa recessione è che ha colpito più le donne che gli uomini. E stata una shecession piuttosto che una mancession come le precedenti”. A dirlo è l’economista Tito Boeri, in una riflessione apparsa oggi su Repubblica: “Di solito i settori maggiormente esposti alle fluttuazioni cicliche sono a prevalente presenza maschile. Questa volta la crisi ha investito soprattutto i lavori che non potevano essere condotti in remoto e attività soggette al lockdown perché non considerate essenziali. È il caso del commercio al dettaglio e del turismo e ristorazione, dove le donne, pur non essendo la maggioranza, rappresentano più del 50% dei lavoratori con contratti a tempo determinato”. Le donne, aggiunge l’ex presidente dell’Inps, sono state anche “le principali vittime della chiusura delle scuole e degli asili nido, che hanno finito spesso per caricare interamente sulle loro spalle la cura dei figli”.

Boeri rileva che il lavoro è cambiato “in maniera irreversibile”. Finita la pandemia ci sarà comunque “più lavoro in remoto, dato che molte imprese fortemente indebitate cercheranno di ridurre costi fissi spingendo a lavorare da casa per almeno parte della settimana”, e ci sarà “meno lavoro dove le norme sul distanziamento hanno accelerato investimenti in automazione, e più lavoro altrove, ad esempio nella filiera della salute”. Ma come gestire questi cambiamenti? Anzitutto solo “la contrattazione decentrata, azienda per azienda, può oggi garantire più lavoro in sicurezza e domani regolare il lavoro in remoto. Chi non ha condizioni abitative e famigliari tali da permettere il lavoro da casa deve poterlo svolgere in prossimità della propria abitazione o ricevere aiuti nel trasformare parzialmente la propria abitazione in luogo di lavoro. Questo non può essere fatto con la contrattazione centralizzata”.

Secondo aspetto fondamentale: “L'inevitabile ricollocazione di lavoro da imprese in declino a imprese in espansione richiede un servizio pubblico dell'impiego funzionante e un capo dell'Anpal (l'Agenzia per le politiche attive) che, lui sì, non lavori nel remoto più estremo”. Infine, occorre affrontare il problema “del dualismo contrattuale del nostro mercato del lavoro, che coinvolge anche una parte di lavoro formalmente autonomo. Il Jobs Act ha dimostrato di sapere ridurre il dualismo stimolando soprattutto la trasformazione dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato, grazie anche a incentivi fiscali poderosi (…) Bisogna ora ripristinare gli incentivi del Jobs Act, trovando gradualmente un modo meno fiscalmente costoso di rendere il lavoro temporaneo una stazione di ingresso nel mercato del lavoro anziché un vicolo cieco”.

La Cgil
L’apertura di Collettiva è dedicata alla Giornata internazionale della salute. Il pacchetto informativo prevede la videointervista alla segretaria confederale Cgil Rossana Dettori che invita a firmare l’iniziativa dei cittadini europea per la sospensione dei brevetti su farmaci e vaccini, la videointervista a Eduardo Missoni (docente di Salute globale e medico della cooperazione internazionale), i contenuti della petizione internazionale “Nessun profitto sulla pandemia”, i numeri del terzo rapporto di Salutequità su “Trasparenza e accesso ai dati sullo stato dell’assistenza ai pazienti non Covid”, il commento di Maurizio Landini alla firma del protocollo sicurezza e del piano vaccini tra governo e parti sociali.

Da segnalare anche l’approfondimento sulla sindacalizzazione di rider e driver, con i commenti dei segretari generali Nidil Cgil (Andrea Borghesi) e Spi Cgil (Ivan Pedretti); il netto calo dell’occupazione certificato dall’Istat (con commento della segretaria confederale Tania Scacchetti); il ricordo di Cgil nazionale e Cgil L’Aquila del terremoto di 12 anni fa; la posizione della Cgil nazionale favorevole alla legalizzazione della cannabis in materia di politiche antidroga

L’agenda degli appuntamenti
Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti Cgil, vedi l’agenda di Collettiva.