“Si chiude un altro anno difficile per il mondo del lavoro nella nostra regione, con una coda ancor più amara dovuta all'evoluzione delle vertenze Ilva, Bosch e Banca Popolare di Bari”. A dirlo è il segretario generale della Cgil Puglia Pino Gesmundo, in un’intervista apparsa oggi (giovedì 2 gennaio) sull'edizione barese del quotidiano La Repubblica. “Il prossimo anno sarà segnato dalle elezioni regionali, ma la campagna elettorale non può e deve distrarre un solo giorno dal lavoro che unitariamente — politica, imprese, parti sociali — devono svolgere per dare risposte sul piano dello sviluppo economico e sociale della Puglia”, spiega l’esponente sindacale: “Non possiamo accontentarci di indicatori in debole rialzo che poco dicono in verità della distribuzione della ricchezza e della crescita in una regione ancora con forti differenze tra territori”.

Le priorità della Cgil riguardano “i 3.300 lavoratori in cassa integrazione dell'Ilva, gli altri 3.300 in cig delle quasi 60 crisi industriali che sta affrontando la task force regionale e che interessano complessivamente 10 mila lavoratori”. Gesmundo rivolge un pensiero anche “a tutti quei lavoratori che un posto l'hanno perso perché ha chiuso l'impresa o agli addetti della filiera olivicola, afflitta soprattutto nel Salento dalla xylella, che ha portato a circa 2 mila occupati in meno”. Per il segretario Cgil “non un solo altro posto va perso, e per farlo va sviluppata quella contrattazione d'anticipo che permette di prevenire o al massimo gestire al meglio le crisi. Serve una governance che potrebbe guidare la Regione con dentro l'università e i centri di ricerca. I modelli vincenti in Europa ci dicono che ricerca, innovazione e competenze sono la locomotiva che trascina la crescita delle aree più arretrate, che rafforzano il sistema di imprese e i territori. Abbiamo il Politecnico di Bari che è dentro la cabina di regia nazionale di Industria 4.0. Dobbiamo lavorare per trasferire conoscenza alle imprese, anche quelle medie e piccole che sono la spina dorsale del nostro sistema produttivo”.