“Il Sistema sanitario nazionale deve essere universale, perequato, solidale: questa la prima sfida che abbiamo davanti. Per farlo, non possiamo avere un finanziamento nazionale che è sotto la soglia minima dell'Organizzazione mondiale della sanità”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, intervenendo all'Assemblea nazionale della salute di Cgil, Cisl e Uil che si è svolta oggi (19 settembre) a Salerno. “Senza risorse adeguate non si pratica l'universalismo – a suo avviso –, ma al contrario si allarga la diseguaglianza”.

La richiesta di risorse in legge di bilancio “non è rituale – dunque –: siamo davanti a un governo che non smette di utilizzare la parola 'modernità’, allora è il caso che la usino per garantire l'universalità del servizio sanitario e la presa in carico dei cittadini”. Il numero di medici e infermieri in Italia oggi è insufficiente, questa “è una follia non frutto del caso, ma di errori che sono stati fatti”.

In generale, ha aggiunto Camusso, “Cgil, Cisl e Uil chiedono di partecipare subito a un tavolo sulla legge di bilancio. Si definisce il ‘governo del cambiamento’, allora cominci a convocare un confronto sindacale decente”. Inoltre, con l'ipotesi di introdurre la flat tax, “si riducono le tasse a chi ha di più, così non andiamo lontano. Non è vero che chi ha redditi alti li reinveste, non c'è alcun effetto propulsivo, bisogna fare l'operazione opposta: aumentare la domanda interna”.

Insomma, le anticipazioni sulla manovra di bilancio non convincono. “Se l'impostazione verrà confermata, come temo, allora avremo il contrario della costruzione di risorse”. Da parte loro, i sindacati “devono provare a fare una seria selezione delle cose che propongono. In questi giorni continuiamo a dire che il tema vero del Paese sono gli investimenti, altrimenti non c'è sviluppo, ora però bisogna declinare cosa sono questi investimenti. Non si tratta solo di infrastrutture materiali e viabilità: la prima necessità è investire in welfare. Solo così si riporta uguaglianza nel Paese e si inizia a generare una condizione sociale positiva”.

Negli investimenti, per il segretario, “c'è una quota materiale, come scuole e ospedali, e una immateriale che significa investimento in tecnologia e digitalizzazione. Nel corso degli anni è stato trovato un capro espiatorio: ogni volta che qualcosa non funzionava, qualcuno se la prendeva con il lavoro pubblico, inventandosi ‘furbetti’ o ‘fannulloni’. Serve qualità dell'occupazione, certezza dei diritti e rinnovo dei contratti. Smettiamo di immaginare un processo di privatizzazione silenzioso e strisciante, pensando che renda più efficiente il pubblico: lo rende soltanto debole e peggiore”.

Sui lavoratori della sanità, inoltre, “noi come sindacato non abbiamo mai avuto pregiudizi nel confrontarci su materie come l'orario di lavoro. Ma occorre fare una premessa: è necessaria la sicurezza degli addetti. Fino a poco fa avevamo un grave problema, non si rispettavano le undici ore di riposo tra un turno e l'altro”. C'è poi la questione della prevenzione: “Iniziamo a investirci seriamente – dice –, oppure il sistema costerà sempre di più e le persone staranno sempre peggio. Anche il Patto per la Salute è un investimento. La logica dell'ospedalizzazione non è l'unica possibile: le persone devono trovare le risposte nel territorio, cura e riabilitazione. Va sconfitta la mobilità sanitaria che non è volontaria, è imposta dal fatto che nei territori non ci sono risposte”.

“I superticket sulle prestazioni sanitarie vanno aboliti. Speriamo davvero che il governo intervenga togliendo questo inaccettabile balzello che grava sul diritto alla salute degli italiani”. Lo ha affermato il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan. “Il diritto universale alla salute è scritto sulla nostra Carta costituzionale, ma ad oggi è ancora un miraggio per tante, troppe persone – ha ricordato –. Abbiamo situazioni molto diverse tra il Nord e il Sud, registriamo migrazioni continue di cittadini per curarsi: riguardano più di un milione di persone, questo non è assolutamente accettabile. Bisogna ripartire dai bisogni, dalle esigenze dei territori e creare davvero un diritto alla salute che sia uguale e positivo per tutti. Le strutture, soprattutto nel Mezzogiorno, sono troppo spesso inadeguate rispetto alle domande. C'è poi un problema di decurtazione del personale medico e sanitario, che diminuisce anno dopo anno”.

Per il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, “serve una riforma sanitaria che deve essere legata a quella fiscale”. In particolare, ha detto il sindacalista, “siamo stanchi di sentire che il sindacato chiede soldi e risorse per migliorare la situazione, e non ce ne sono”. Un passaggio quindi sulla situazione del Sud: “Bisogna proseguire sulla strada della capacità di investire con interventi straordinari per il Mezzogiorno. In caso contrario la distanza aumenterà e il Nord, da solo con la sua ripresa economica, non potrà trascinare tutto il Paese”.

Il ministro della Sanità, Giulia Grillo, ha dato forfait all'assemblea con le confederazioni. La titolare del dicastero ha inviato una lettera, specificando che il suo impegno “è e sarà sempre dalla parte dei cittadini perché possa affermarsi il pieno rispetto del diritto alla salute in ogni parte del Paese”. Grillo ha assicurato che continuerà “a lavorare per vincere le tante criticità che precedenti governi non hanno saputo affrontare. Mi adopererò affinché le disparità tra Regioni possano essere superate”.