Sabato 18 novembre ci saranno cento iniziative in altrettante città diverse, organizzate dai sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil e Snals, per chiedere che la scuola sia aperta a tutti e a tutte. Così Francesco Sinopoli, segretario generale Flc, ha presentato l’iniziativa ai microfoni di Italia parla, la rubrica di RadioArticolo1.

“Insieme alle altre organizzazioni sindacali, abbiamo pensato fosse giunto il momento di rimettere al centro un’idea di scuola assai diversa da quella che si è cercato di realizzare in questi anni, fondata sulla missione costituzionale che è quella di formare cittadini consapevoli, dotati di senso critico, capaci di affrontare le trasformazioni del mercato del lavoro e aperta a tutti, in grado di costruire le condizioni affinché chi parte svantaggiato possa realizzare i suoi obiettivi nella società. Un’idea di scuola che sia un argine alle crescenti diseguaglianze del Paese e che rifiuti il modello competitivo che si è affermato con la legge 107. Noi ci opponiamo a una scuola fatta solo per addestrare al lavoro, magari pure sottopagato. Anche per questo, a 50 anni dalla lotta di don Lorenzo Milani, io e i segretari generali di Cisl, Uil e Snals, abbiamo scelto Barbiana, quale luogo ideale di un modello di scuola che vorremmo si realizzasse nel Paese”, ha spiegato il sindacalista.

 

“Purtroppo, oggi la scuola, spinta dalle riforme in vigore, anziché contenerle, spesso accentua le selezioni di classe, come testimoniano i dati sull’abbandono scolastico, che aumentano anziché diminuire. Bisognerebbe ragionare su quali siano i bisogni della scuola, per farla funzionare. Invece, con la ‘buona scuola’ si è pensato che per migliorare le cose ci fosse necessità di una scuola più manageriale. Alla fine, abbiamo una legge che è contro il personale, soprattutto contro i docenti, peraltro già impegnati in un lavoro difficile”, ha continuato il dirigente sindacale.

“Non secondario, è il problema della ripartizione delle risorse del sistema integrato: alle scuole del Sud ne arrivano meno che alle scuole del Nord. Ciò è davvero scandaloso, perché alla fine, in un gioco tutto politico, vince chi è più forte. Allora è chiaro che bisogna ripartire dal parroco di Barbiana per mettere al centro i bisogni reali degli studenti e di tutto il Paese”, ha osservato ancora l’esponente Cgil.

“Un altro tema che fa parte del nostro Manifesto in undici punti, alla base della mobilitazione di sabato, riguarda coloro che hanno i genitori che non sono nati nel nostro Paese. La scuola li accoglie, ma lo Stato ancora non li riconosce. In pratica, è la battaglia per lo Ius soli, dove gli insegnanti e gli studenti si sono adoperati tantissimo, e che noi abbiamo messo al primo posto della missione della nostra scuola”, ha detto Sinopoli.

“La scuola deve formare i cittadini e questi ultimi devono lavorare. Il punto è che l’alternanza scuola-lavoro è stata trasformata da metodologia didattica in una vera e propria occasione di sfruttamento, attraverso la sostituzione di figure professionali con studenti che dovrebbero fare invece esperienza didattica, per quanto legata al lavoro. Si è creata una deriva inarrestabile per cui una parte consistente del sistema produttivo ritiene che la formazione debba essere solo a carico dello Stato, per cui pretendono che dalle classi arrivino figure già formate e specifiche, pronte per essere immesse in produzione. Ma questo non è pensabile, c’è un ruolo che è quello dell’impresa e c’è un ruolo che è quello della scuola. È giusto che la scuola parli con il lavoro, perché nel lavoro c’è tantissima cultura ed è un’esperienza formativa, ma di sicuro la scuola non è un luogo di addestramento al lavoro. Noi dobbiamo porci il problema di come cambiare il mercato del lavoro, di come debba modificarsi il nostro sistema produttivo, di quali professionalità saranno necessarie nei prossimi anni, perché è compito della scuola anche qualificare e innovare la produzione. Aver reso obbligatoria l’alternanza scuola-lavoro con quel monte ore insostenibile, ha dato il via a una serie di pratiche inaccettabili”, ha concluso il leader Flc.