"Altro che percorsi innovativi, piani industriali e social mitigation. Con l'invio delle lettere di licenziamento di ieri (2 ottobre, ndr), i dirigenti di Sky hanno gettato la maschera e chiarito quello che era evidente a tutti sin dall'inizio: nessun piano innovativo ma solo la chiusura brutale della sede romana, declassata di fatto a mero ufficio di corrispondenza". Così, in una nota, Michele Azzola, segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio e Riccardo Saccone, segretario generale della Slc Cgil di Roma e del Lazio.

"Licenziando anche persone che avevano accettato un percorso di trasferimento a Milano – osservano i due sindacalisti – questa azienda ci libera finalmente da un equivoco: l'inadeguatezza infrastrutturale di Roma non c'entra nulla. Qui si tratta dell'arroganza di una multinazionale che ha deciso semplicemente di rivedere i propri assetti in Italia e, magari, liberarsi dei lavoratori con un costo più alto. Si tratta, con tutta evidenza, anche della risposta stizzita al pronunciamento del giudice del lavoro di Roma che ha condannato l'azienda per atteggiamento antisindacale nella gestione della vertenza".

Così concludono Azzola e Saccone: "Altro che azienda moderna, queste sono reazioni da padroni delle ferriere. Noi andremo avanti con le nostre azioni sindacali e, soprattutto, legali. Ci aspettiamo una presa di posizione chiara anche da parte del governo al quale non dobbiamo certo ricordare come Sky sia titolare di licenze pubbliche".